A volte tutto quello di cui abbiamo bisogno per sfondare e cambiare un pezzo di mondo è qualcuno che abbia fiducia in noi, come è accaduto a Williamina Fleming, detta Mina Fleming, al secolo Williamina Paton Stevens Fleming, astronoma britannica naturalizzata statunitense.
Che prima di arrivare alle grandi scoperte, ha dovuto passare per una fortissima gavetta e numerose difficoltà.
Classe 1857, nata nel Regno Unito, Williamina Fleming si trovò a 21 anni abbandonata dal marito James Orr Fleming dopo essersi trasferita con lui negli USA e con un figlio da crescere: dovette così, come purtroppo molte donne dell’epoca, accontentarsi di fare da cameriera presso l’astronomo di Havard Edward Charles Pickering.
Secondo la volgata e l’agiografia dell’epoca, Pickering, insoddisfatto dei continui fallimenti dei suoi collaboratori, dichiarò che “la sua cameriera avrebbe potuto fare meglio” e decise di assumerla nell’Università come atto di sfregio: assai più probabilmente Lizzie Wadsworth Sparks, sua moglie, le raccomandò personalmente Williamina Fleming, notando nel suo curriculum capacità in insegnamento e contabilità che la rendevano più che adatta alla vita universitaria.
Pickering accettò di buon grado il suggerimento della moglie, e nel 1881 assunse la Fleming nell’Osservatorio Astronomico di Harvard insegnandole la spettografia astrale.
Pickering peraltro lanciò un programma sperimentale chiamato i Computer di Harvard, derisivamente chiamato dai colleghi dell’epoca “L’Harem di Pickering”.
Sostanzialmente, in un’epoca dove ovviamente per computer si intendeva un concetto più simile al “mentat” di Dune, un “calcolatore umano”, ovvero persone addestrate a calcolare una gran mole di dati con precisione per assenza di computer in grado di farlo per loro, Pickering assunse un gran numero di donne astronome pagandole in visibilità.
Oggi sarebbe senz’altro considerata una pessima azione, e di fatto lo è: ma contestualizzando nel 1881 Pickering era seriamente convinto di star aiutando le “donne Computer”: avrebbe dato loro visibilità, un curriculum e un posto di prestigio ancorché mal pagato rispetto agli uomini, quando non pagato affatto.
Con Williamina Fleming il “pagamento in visibilità” funzionò: in breve tempo ella scoprì una classificazione degli astri basata sul loro contenuto di idrogeno.
Nel 1888 scoprì la Nebulosa Testa di Cavallo nella Cintura di Orione esaminando delle lastre fotografiche, e diede un essenziale contributo alla scoperta dei misteri delle nane bianche.
Dopo venti anni fu promossa Curatrice, nel 1910 pubblicò un testo sulle sue scoperte e al momento della sua morte a 51 anni aveva scoperto 59 nebulose, oltre 310 stelle variabili e 10 nove.
Per quanto consapevole della discriminazione patita dalle donne sul posto di lavoro, fu tra le prime convinte che fosse un costrutto sociale: ovvero che lasciando entrare nel settore scientifico e lavorativo un maggior numero di donne, il divario “di fatto” si sarebbe infine colmato.
Vorremmo solo che la sua aspirazione fosse stata già realizzata.
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