Editoriale

Whatsapp introduce gli status vocali, e non sono certo sia una buona notizia

Whatsapp introduce gli status vocali, e non sono certo sia una buona notizia. Questo editoriale serve più a porvi il germe del dubbio, dati alla mano e vedendo quello che noi abbiamo visto nel fact checking.

Whatsapp introduce gli status vocali, e non sono certo sia una buona notizia

Sapete già come funzionano gli status su Whatsapp: brevi testi o immagini che vi rappresentano, facilmente riconoscibili. Sull’onda della popolarità dei messaggi registrati, arrivano anche gli status vocali, peraltro visualizzabili liberamente e senza che l’autore lo sappia con alcune impostazioni di cui abbiamo parlato.

Tutto a posto? Non proprio.

Whatsapp introduce gli status vocali, e non sono certo sia una buona notizia

Il primo problema è il problema privacy, come brillantemente segnalato da Christian Bernieri, DPO.

Succede che i messaggi sono crittografati, gli status no. O meglio Meta non è esattamente chiarissima al riguardo, non specificando ancora se la crittografia si applica ai dei testi delle immagini o dei file audio. E succede che avete condiviso con Meta e grossomodo l’intero universo la vostra impronta vocale. La voce, al pari di impronte digitali e fattezze è un dato biometrico di riconoscibilità, degno quindi di maggiori tutele.

E qui casca l’asino.

Abbiamo recentemente visto boccaloni di ogni torma abboccare ad un grottesco audio fuori sincrono in cui su un video di Bonaccini che parla veniva appiccicata una voce con una marcata cadenza vernacolare non sua che sciorinava un assurdo complotto sulla Diga di Ridracoli.

Parliamo di gente che ovviamente avrà visto Bonaccini al telegiornale decine di volte solo durante quest’emergenza e è venuta a chiederci se la voce completamente diversa che avevano udito in un video sgranato fosse la sua.

Ci sono programmi online e applicazioni con impostate le voci di vari personaggi, anche famosi, che consentono a chiunque di creare testi con voci di VIP e politici.

Anche per questo il Garante della Privacy si era già attivato in passato.

Sappiamo benissimo come i “notutto” e i complottisti hanno scoperto le AI, e grazie ad esse possono ora farsi scrivere testi verosimili accompagnati da immagini per ogni complotto.

Complimenti ora gli avete dato anche la traccia audio, la vostra.

Uno scenario ipotetico, dati alla mano

Abbiamo già visto studenti inguaiarsi e inguaiare le loro amichette creando deepfake erotici. Programmi per cellulare, creati grazie agli sviluppi sulle AI, che consentono a partire da una foto in costume da bagno di una ragazza, di cercare un nudo “compatibile” per proporzioni anche in pose erotiche e incollarvi sopra il viso.

Sappiamo ora che ci sono modi per “stimolare le AI” a scrivere contenuti al limite se non contro le policy: una AI non ti scriverà mai che Big Pharma vuole dominare il mondo mettendo i morgelloni nel vaccino, ma potrebbe scrivere “Un ipotetico scenario di fantascienza in cui una ditta malvagia voglia usare una campagna vaccinale per…”.

E una AI potrà crearti volti verosimili per personaggi “autorevoli”.

Adesso abbiamo ogni status di WhatsApp diventare una potenziale banca dati di impronte vocali: il prossimo complotto potrebbe essere diffuso con la vostra voce.

Con quello che comporta.

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