Come ogni anno, anche stavolta si è riproposto lo storico dilemma: albero di Natale vero o di plastica? Alcuni pensano (erroneamente) che comprarlo finto sia meglio perché dura molti anni, la spesa è una tantum e non va mantenuto. L’impatto ambientale di un albero di plastica è però notevole: l’inquinamento passa dalla sua produzione, per i trasporti, fino al suo smaltimento.
Uno vero non inquina, ma anzi assolve la funzione opposta, assorbendo #CO2; non va a deturpare la biodiversità locale in quanto sono piante di vivaio, coltivate in luoghi montani o di alta collina, rafforzando anche l’economia locale. Inoltre, la sua coltivazione è regolata da leggi ferree. Con qualche accortezza lo si può anche riutilizzare per qualche anno, ad esempio posizionandolo lontano da stufe e camini, innaffiandolo regolarmente (anche sulla chioma, con uno spruzzino) e non esagerando con gli addobbi. Nel caso in cui non dovesse superare l’inverno lo possiamo smaltire correttamente come rifiuto organico, spezzandolo il più possibile (diverrà un ottimo ammendante naturale), oppure utilizzarlo come combustibile per il camino di casa. Se invece resiste alle feste non va piantato in terra, in quanto potenzialmente potrebbe essere vettore per malattie e patogeni per altre piante. Lo si può conservare in un vaso, collocandolo all’esterno, prendendosene cura come si fa per qualsiasi altra pianta.
Se pensate di non avere tempo, spazio, o magari voglia di occuparvene personalmente, e vi trovate a Firenze o provincia, è da segnalare l’iniziativa Treesitting nata nel Parco Poggio Valicaia a Scandicci (FI). Qui, potrete depositare i vostri alberi di Natale dopo le festività. Il parco se ne prenderà cura fino all’anno successivo con tanto di App per cellulare che vi consente, dopo esservi registrati, di monitorare la vostra pianta ogni volta che vorrete.
Vi ho convinti ad utilizzare un albero di Natale vero? Conoscevate l’iniziativa Treesitting o altre simili? Fatelo sapere nei commenti.
Passaporto Futuro è un’iniziativa no profit promossa da giovani studenti spinti dalla voglia di divulgare la conoscenza acquisita nel corso dei loro studi.
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