Vino da due euro vince importante competizione e la beffa è servita. Offre la trasmissione belga “On n’est pas des pigeons” , il cui titolo, letteralmente “Non siamo mica dei piccioni!” è più correttamente traducibile con “Noi non siamo degli sciocchi boccaloni”. La trasmissione infatti si occupa di smentire falsi miti dell’alimentazione, cosa affine a quella che facciamo noi, ma più settoriale.
Per riuscirci hanno compiuto l’esperimento che tutti sogniamo di poter fare: comprare un vino dal valore di circa due euro dal cestone delle offerte, re-etichettarlo e mandarlo dai sommelier di Gilbert&Gaillard per una valutazione.
E questa non è la cosa più strana.
Con malcelato orgoglio i rappresentanti della trasmissione hanno scelto il vinaccio più infame dal valore di due euro e 50 centesimi circa, poco più che vino scadente zuccherato per barare sul contenuto alcolemico.
Del resto, non è una truffa se viene scritto nero su bianco sull’etichetta, e per circa due euro non puoi aspettarti certo un vino pregiato o anche solo un vino decente: con due euro il massimo che puoi portare a casa è una bevanda gassata del resto.
Ma anche l’occhio vuole la sua parte, e con 50 euro oltre le spese di spedizione per partecipare e 20 euro per un’analisi di laboratorio sulla qualità del vino, è meglio non rischiare: la trasmissione ha quindi stampato una propria etichetta, lo “Chateau Colombier”.
Nome questo che, proseguendo il gioco di parole, significa sia “Tenuta del Colombo” che “Tenuta dello sciocco boccalone”.
Il vino del boccalone, armato di analisi tecniche tarocche, è quindi arrivato ai sommelier, venendo premiato per una serie di caratteristiche giustificabili solo con l’effetto placebo
“Colore rosso granato brillante. Naso timido che combina frutta a nocciolo, ribes, rovere discreto. Palato soave, nervoso e ricco, con profumi giovani e puliti che promettono una bella complessità. Evoluzione su spezie fini e un tocco di fuliggine. Molto interessante“
In realtà già a maggio, quando l’esperimento è stato compiuto, i commentatori hanno rilevato che ci sono concorsi più apprezzati, come la competizione di Bruxelles e che un enologo difficilmente si farebbe ingannare da “medaglie da concorso”.
Intanto lo scherzo è riuscito.
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