È da un paio di giorni che ci subissate di richieste relative ad un video su cibo gettato nell’immondizia al Municipio IX di Roma.
Il problema evidente è, evidentemente, protocollo e norma richiederebbe che gli interessati si pronuncino e le indagini del caso siano concluse. Già in passato vi avevamo messo in guardia dai pericoli del dumpster diving. Vedo qualcosa, scatto foto, faccio video, e lascio che la gente provi indignazione o indinniazione a seconda dei casi.
Ma temiamo sempre di più che non già il nostro affezionato lettore, ma l’avventore casuale della pagina abbia irreversibilmente perduto la capacità che distingue l’essere umano da molti primati suoi simili: apprendere dall’esperienza.
Sembrano passati anni, ma fino ad un anno orsono la categoria immigrati ingrati che buttano il cibo ancora buono, ho visto precotti in mezzo alla strada, munita di foto era un settore cospicio delle nostre richieste. Abbiamo risposto così tanto a casi simili che, di vivo cuore, ci verrebbe spontaneo rispondere
E allora se era così buono mangiatevelo voi!
Ma abbiamo promesso di essere civili e rispiegarvi un paio di cose sul “cibo ancora buono”. Ancora una volta. Finché questa storia non finirà.
Partiamo preliminarmente da una considerazione evidente guardando una delle immagini prelevate dal video di cibo gettato nell’immondizia al Municipio IX di Roma
Le foto, tutte le immagini nel video infatti raffigurano alimenti precotti.
Il precotto ha un grave difetto: non può essere riciclato in alcun modo.
Abbiamo già visto in passato che, qualora una struttura ricettiva, di accoglienza o una mensa scolastica ordini per caso o errore un numero di precotti superiore al consumato del giorno, perchè semplicemente alcuni utenti della mensa non sono più lì, per un errore di comunicazione o altro, non puoi riscaldare all’infinito lo stesso precotto oltre la data di scadenza.
Le stesse mense scolastiche, più volte, rifuggono dal precotto proprio per il contrappasso che esso rappresenta: è più facile da diffondere, consegnare e preparare, ma più incline allo spreco.
Il precotto monoporzionato (da distinguersi dal precotto in stile Minestrone della nonna o Bastoncini di Capitan Findus), ha una shelf life, una finestra di consumo assai limitata e un destino segnato una volta che viene riscaldato e servito: o lo mangi, o lo butti.
Non esiste via di mezzo.
E non hanno senso i commenti ferocemente indinniati che leggiamo nelle condivisioni (delle quali ci rifiutiamo di correggere l’ortografia: chi pensa male scrive male, e vogliamo che sia messo agli atti) come
Hanno rotto le palle se fosse per me morirebbeto tutti di fame
Incivili la maggioranza di queste persone vanno a vendere droga mandateli via
Ma li mandassero a casa loro a mangiar banane!
Fermatevi un attimo e prima di fomentare la vostra facile indinniazione pensate alla seguente scena: avete un figlio alla mensa scolastica, gli preparano un piatto di pasta precotto. Non lo mangia.
Eh, il ragazzino viziato!
Sentenzia la tipica “signora della mensa”, da immaginarsi con le fattezze di Doris, la signora della Mensa dei Simpsons
mentre apre, con convinzione, una scatola di fagioli della Seconda Guerra Mondiale posseduti da diversi fantasmi.
Così il mattino dopo il vostro figlio si ritrova davanti la stessa porzione riscaldata, se non una porzione diversa ma del lotto precedente, ormai avviato alla scadenza.
Vi arriva così a casa con una qualsiasi malattia gastrointestinale provocata dall’uso di alimenti non a norma: quanto ci scommettiamo che, restando in tema Simpsons, la scena successiva sarebbe questa
con voi armati di force e torconi per vendicare il pancino del vostro virgulto, rampollo erede della vostre stirpe, inchiodato al pitale da un possente caso di Sindrome di Montezuma?
Nessuna struttura sana di mente darebbe a chicchessia, sia anche un immigrato a voi pubblico indinniato e condividente odioso per natura, del cibo che non darebbe ai vostri figli.
In primo luogo perché, probabilmente, i volontari hanno ancora un briciolo di umanità, ma anche sicuramente perché qualcuno gli farebbe causa se scoppiasse un’epidemia di malattie gastrointestinali causa da precotti biecamente riciclati.
Quindi no, non possono essere ricicilati i precotti e dovreste, cordialmente, smettere di fare foto ai cassonetti: non serve a niente.
Resteremo, comunque, pronti a raccogliere ogni ulteriore determinazione e provvedimento della struttura sull'”affare precotti” per darvene conto.
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