In molti ci state segnalando la notizia della variante COVID individuata in Inghilterra, e recentemente in un paziente Italiano.
Premettiamo: è vero, esiste. Ma questo non comporta che tutto il lavoro che stiamo facendo per sconfiggere la Pandemia andrà perduto, anzi.
Infatti in primo luogo i vaccini esistenti sono egualmente efficaci contro ambo le varianti registrate al momento
Gli esperti dell’Unione europea ritengono che i vaccini esistenti contro il Covid siano efficaci anche per la variante del virus identificata in Gran Bretagna. Lo ha detto il ministro della Salute tedesco Jens Spahn all’emittente pubblica Zdf. “Secondo tutto quello che sappiamo finora” la variante “non ha alcun impatto sui vaccini”, che rimangono “efficaci”, ha detto Spahn, citando “colloqui tra esperti presso le autorità europee”.
Cosa confermata dal nostro direttore Generale al Ministero della Salute, Gianni Rezza.
In secondo luogo, anche secondo Locatelli è altamente improbabile una perdita di efficacia degli attuali vaccini.
Pregliasco rassicura anche per quanto attiene l’ipotesi peggiore: la comparsa di ulteriori ceppi non comporta dover ricominciare ogni volta il piano vaccinale.
La memoria corre al vaccino anti-influenzale, che ogni anno viene meramente aggiornato.
Cosa resa assai più semplice proprio per ciò che abbiamo detto sui vaccini ad mRNA come Pfizer e Moderna, che, in termini profani esibiscono al sistema immunitario l’equivalente di parti mutilate del “cadavere virale” per rendere il corpo in grado di riconoscere il virus (e scusateci la semplificazione).
E sono inoltre assai più rapidi da produrre ed esaminare delle loro controparti “vecchio stile”.
Varianti virali sono già sotto esame, e proprio avendo una mappatura del virus “originale” e delle varianti possiamo prevedere cosa servirà in futuro.
Integriamo proprio in seguito alle domande: come da link precedentemente inserito, al ritmo attuale di mutazione potrebbero passare anni prima che si arrivi ad una resistenza al vaccino.
La stessa struttura di SARS-CoV-2 infatti tende ad essere conservativa e ridurre le naturali capacità mutagene di ogni virus.
Secondo Emma Hodcroft, genetista all’Università di Basilea esistono solo 20 o 25 differenze tra tutte le versioni di SARS-CoV-2, diluite su una sequenza genetica di 30000 blocchi e oltre. Non abbastanza per mettere al rischio il lavoro fatto fino ad oggi.
Comunque, la variante COVID individuata in Inghilterra ci invita a vigilare.
Il SARS-CoV-2 inglese ha poche modifiche che lo rendono comunque facilmente riconoscibile al sistema immunitario attivato dai vaccini.
Ma quelle modifiche lo rendono (almeno secondo i dati disponibili ad oggi) molto più infettivo a parità di sintomatologia, rendendo quindi ancora più necessario qualcosa che ci aiuti oltre il già necessario distanziamento sociale e corretta igiene.
Come abbiamo avuto modo di spiegare, il ritorno ad una normale vita sociale ed economica è un obiettivo necessario e inevitabile.
Condizioni che aumentano l’infettività del virus (diffusione di mutazioni infettive, diminuzione delle misure cautelari necessarie, disistima nei vaccini) allontanano l’obiettivo.
Condizioni che la riducono (esame rigoroso di ogni variante, mantenimento delle misure cautelari e loro valutazione sul campo, inizio immediato della campagna vaccinale e sua diffusione) avvicinano l’obiettivo.
Bisogna dunque rimboccarsi le maniche, cominciare il piano vaccini il prima possibile, rispettare le misure di distanziamento sociale fino alla diffusione e raggiungimento dell’immunità di gregge, agire fermamente e senza allarmismo.
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