Il Vaccino Astrazeneca è arrivato in Italia. Un’ottima notizia.
Dopo l’approvazione dell’EMA, rallentata dal lungo periodo di sperimentazione coi diversi dosaggi (ricordiamo, con un dosaggio basato su mezza dose più un richiamo intero caratterizzato da un’efficacia superiore alle due intere), il Vaccino AstraZeneca è arrivato in Italia.
Per una volta dopo le pessime notizie sui rallentamenti della campagna vaccinale, con un forte anticipo sul previsto.
Ci riferisce dunque fonte ANSA, sono arrivate all’aeroporto militare di Pratica di Mare (Roma) le prime 249.600 dosi del vaccino AstraZeneca, a quanto fa sapere la Difesa. Nei prossimi giorni, salvo imprevisti, saranno distribuite nei centri di somministrazione nelle varie regioni.
Inizialmente era previsto che le dosi arrivassero in Italia il prossimo 15 febbraio.
Il vaccino sarà, come ampiamente indicato in questi giorni, oggetto di una campagna vaccinale parallela a quella prevista per anziani e soggetti a rischio.
Proprio perché di comprovata efficacia nei soggetti giovani, ma in via cautelare e sociale non attendendo gli ulteriori dati sugli anziani il vaccino AstraZeneca sarà usato per coprire le categorie sociali che, pur non essendo tra i soggetti a rischio per età lo divengono per funzione sociale.
Riferisce al riguardo il commissario Arcuri
“Abbiamo deciso di cominciare con insegnanti, forze dell’ordine, forze armate, lavoratori dei servizi essenziali, personale carcerario e persone chi vive all’interno delle carceri. L’obiettivo è abbassare la moltiplicazione dei contagi”
La situazione è affine a quella che abbiamo visto per la distribuzione iniziale delle mascherine chirurgiche: nei primi mesi della Pandemia, quando di esse vi era enorme scarsità, era infatti sconsigliato procedere all’accaparramento.
Si preferì dare prevalenza crescente ai soggetti più “bisognosi”: i medici in prima battuta, seguita dai soggetti a rischio e da coloro che per questioni di servizio erano esposti al contagio senza possibilità di partecipare al primo Lockdown, come i lavoratori dei servizi essenziali, le forze dell’ordine e il personale carcerario.
La stessa situazione si sta verificando anche in questa campagna vaccinale: inoltre, messi in sicurezza non solo i pazienti a rischio e gli anziani, ma anche i soggetti “costretti” per ragioni di servizio e forza maggiore a rompere il distanziamento sociale, dovremmo finalmente avere i primi effetti sulla curva.
E non solo.
Finalmente è pervenuta l’approvazione condizionata degli Anticorpi Monoclonali, di cui hanno parlato sulla pagina amica La Legge per Tutti.
Gli Anticorpi Monoclonali, per chi non lo sapesse, coniugano i vantaggi del Plasma Iperimmune, dibattuti e discussi a lungo su queste pagine con nessuno degli svantaggi.
Una delle prime terapie “emergenziali” è stata, sostanzialmente, prelevare gli anticorpi da pazienti COVID. Come abbiamo discusso all’epoca, il meccanismo è semplice ma efficace.
Esplorando il Corpo Umano lo ricordate tutti, vero?
E ricordate come veniva raffigurato il sistema immunitario? Un esercito di futuristiche navicelle, guidate da un comandante con le sembianze del bambino protagonista, Pierre, da adulto.
Individuato un patogeno, il Comandante Pierre ed i suoi sottoposti non avevano che da inquadrarlo nelle loro navicelle per liberare una flottiglia di sorprendenti robottini, gli anticorpi
E scagliarli a sconfiggere il patogeno, raffigurato da un sordido vermetto con la faccia da bullo per i virus, e da un nerboruto omone tutto blu per i batteri.
Problema: COVID19 è una malattia insidiosa. Il Colonnello Pierre, anzi tutti i Colonnelli Pierre della flotta del Sistema Immunitario di tutti gli esseri umani non hanno mai visto nella loro esistenza qualcosa come SARS-CoV-2.
Hanno sicuramente incontrato dei Coronavirus, che ci somigliano molto, e questa è una speranza. Ma SARS-CoV-2 no.
Sappiamo che da SARS-CoV-2, con l’aiuto di farmaci spesso host directed, spesso si guarisce. Si muore, specie in un organismo debilitato, ma in un organismo forte, e con farmaci che aiutano il corpo a resistere, e sovente regolano quell’attività immunitaria perché non diventi eccessiva (impedendo a Metro, capo dei robottini, riconoscibile dal collare dorato, di spaccare tutto mentre combatte il Vermetto Nocivo, sostanzialmente), alla fine Pierre e Metro prevalgono su SARS-CoV-2 portando alla sua sconfitta, il cosiddetto Tampone Negativo.
Quindi nel sangue dei malati guariti restano in circolo Metro e i suoi fedeli robottini seguaci, gli anticorpi costruiti in gran fretta da Pierre.
Ma dicevamo: non tutti i malati riescono a costruire degli anticorpi in tempo.
Quindi la scelta successiva, che come ci spiega Il Post esiste nella medicina dai tempi dell’Influenza Spagnola è prelevare quantità di plasma, la parte di sangue dove gli anticorpi proliferano, e infonderli nel corpo di un malato.
La guarigione da COVID-19 avviene quando il sistema immunitario impara a riconoscere il coronavirus, impedendogli di continuare a replicarsi nell’organismo facendo danni. Nel periodo della convalescenza, la quantità degli anticorpi prodotti rimane consistente in diversi pazienti, e questa condizione può essere sfruttata per infondere queste difese sviluppate in altri pazienti ancora malati.
Immaginate quindi, ora che avete gli strumenti, il Colonnello Pierre e la sua fidata assistente, il Tenente Kira che riescono, dopo aver studiato con attenzione SARS-CoV-2, a programmare Metro ed i suoi assistenti meccanici per vincere.
Metro e i robottini sono lì, in un campo di battaglia ormai svuotato a godersi il trionfo quando, improvvisamente si ritrovano trasportati in un altro corpo. Uno dove Pierre e Kira non sono ancora riusciti a far assemblare alle loro navicelle nuovi Metro ed i loro assistenti, e quindi SARS-CoV-2 è in vantaggio.
Metro ed i suoi assistenti meccanici, ovvero gli anticorpi, continueranno a fare quella che è l’unica ragione della loro esistenza: continuare a combattere la stessa battaglia che avevano vinto giusto poco tempo prima, cercando di portarla a compimento anche questa volta.
Avrete intuito qual è il problema: un paziente guarito da COVID19 non è una spugna.
Non puoi spremere all’infinito dal suo corpo i preziosi anticorpi. Da una singola persona non puoi guarire tutti gli attuali malati.
Oltretutto non tutti i malati guariti da COVID19 sono automaticamente abili a donare il Plasma: vigono le stesse avvertenze che vigono per tutti i donatori di Plasma.
Che non sono poche, e potrete consultare da AVIS.
Serve quindi un modo per procurarsi quei preziosi robottini.
E qui scatta il Plasma Iperimmune.
Dato che siamo in una ricostruzione a metà tra la scienza ed il manga di tipo “Isekai” (“trasportati in un altro mondo”) immaginate che ad un certo punto non si decida più di trasportare su un nuovo campo di battaglia Metro e la sua flotta di Robot, ma un mondo bisognoso della loro battaglia venga in possesso degli stessi progetti coi quali Pierre e Kira hanno costruito i loro Metro.
Quel mondo comincerà a commissionare non più a Pierre e Kira, ma ad un laboratorio l’assemblaggio a getto continuo di quei guerrieri meccanici da mandare sui loro campi di battaglia.
Non ci sarebbe più il “collo di bottiglia” di aspettare che altri malati guariscano per produrre i preziosi anticorpi, non ci sarebbero più le limitazioni dovute alla selezione dei pazienti che possono donare.
Ogni “mondo” (ovvero un malato) avrebbe a disposizione un numero superiore di Metro, ognuno con la sua piccola legione di “anticorpi paracadutisti”, pronti a saltare sul campo di battaglia, perfettamente compatibili coi “Metro” originali e, nonostante non essere stati creati da Pierre e Kira, agire secondo gli ordini e le istruzioni del corpo ospite.
Il costo è elevato, circa duemila euro al giorno di terapia ma coperto dal Sistema Sanitario.
Il trattamento, purché precoce, consente la stessa efficacia di una risposta immunitaria già presente (del resto, è come se fossero anticorpi “creati sul posto”) e garantisce una certa immunità, ridotta nel tempo rispetto ai vaccini ma idonea ad evitare ricadute.
Resta comunque “l’assoluta necessità di acquisire nuove evidenze scientifiche che consentano di stimare più chiaramente il valore clinico degli anticorpi e definire le popolazioni di pazienti che ne possano maggiormente beneficiare”, e questo sarà valutato nel tempo.
Non siamo di fronte alla “cura”, ma siamo di fronte a qualcosa che potrà aiutarci a raggiungerla ancora più rapidamente.
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