Vaccini, a Genova 15 infermieri rifiutano la dose poi risultano positivi al Covid: il caso all’Inail tra cogenza e sanzione
Il caso del giorno è questo: a Genova 15 infermieri rifiutano la dose poi risultano positivi al Covid, ci riporta il Messaggero.
E non è cosa da poco, per tutta una serie di ragioni. Innanzitutto per il contagio: sappiamo che le strutture ospedaliere, per forza di cose, concentrano in esse focolai di contagio.
Un antico adagio recita “non cercare la salute negli Ospedali” proprio per questo: gli Ospedali sono luogo deputato alla cura dei pazienti. Sono luogo che quindi raccoglie il malato con la malattia, e cura il malato sconfiggendo la malattia con la quale il contatto è inevitabile.
Può esservi sanzione senza obbligo?
Per questo, come abbiamo visto in tempi recenti, si dibatte sull’obbligo vaccinale per il personale medico.
Obbligo che al momento non vi è, ma sappiamo già che al momento si dibatte già se considerare il rifiuto ingiustificato o meno alla vaccinazione una infrazione deontologica.
Ad esempio secondo la FNOMCeO la vaccinazione sia un diritto che un dovere deontologico:
Filippo Anelli, presidente della Fnomceo (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri), parlando con l’agenzia Dire, ha dichiarato: «Vaccinarsi per gli operatori sanitari, specie per coloro che sono più esposti al rischio di contrarre il virus, non è solo un interesse per la salute personale, ma anche un dovere deontologico per non diventare veicolo d’infezione»
Medici ed operatori sanitari devono vaccinarsi, e devono essere inseriti nelle categorie preferenziali perché sono coloro tra tutti più a stretto contatto con la malattia ed a rischio di contrarre forme gravi del morbo a prescindere dal loro stato di salute, se non altro per la continua esposizione.
Ma sono anche coloro che sono deontologicamente tenuti, nel rispetto della loro professione, a mantenere la salute pubblica e dei pazienti a loro affidati.
Come ai tempi della Legge Lorenzin, il Sole 24 Ore ci ricorda che l’apertura di un obbligo vaccinale potrebbe essere quantomeno discusso, se non erga omnes, per l’accesso a professioni similarmente a stretto contatto col pubblico, come l’insegnamento e il lavoro nelle forze di polizia, o il citato personale delle RSA.
Quindi, in assenza di un obbligo di legge gli ordini professionali stanno già dibattendo sulla deontologia.
Vaccini, a Genova 15 infermieri rifiutano la dose poi risultano positivi al Covid: il caso all’Inail tra cogenza e sanzione
Il caso dei 15 infermieri ammalati all’Ospedale San Martino di Genova apre un altro quesito giuridico dall’esito tutt’altro che scontato:
«Devono essere considerati in malattia o addirittura dovranno essere considerati inidonei alla loro attività professionale? Quali provvedimenti devono essere adottati nel confronti del personale infermieristico che non ha aderito al piano vaccinale?», chiede il direttore generale del San Martino Salvatore Giuffrida in una lettera riservata al direttore dell’Inail di Genova, Marco Quadrelli. Il manager solleva un quesito giuridico, legato al tema della vaccinazione. «La situazione è complessa, insomma, e si apre a molteplici interpretazioni. Di sicuro, si è trattata di una grave inadempienza deontologica da parte di chi opera in strutture sanitarie e ha il dover di curare la propria salute, oltre a quella dei pazienti, per il principio implicito che l’una dipende dall’altra».
Sostanzialmente e tradotto dal legalese, siamo di fronte a quindici persone considerate al momento dalla legge come gravemente infortunate.
Ma ora che i vaccini ci sono si chiedono i direttori degli ospedali possiamo parlare ancora di infortunio sul lavoro senza responsabilità del lavoratore stesso?
Ipotizziamo un lavoratore di un cantiere che, siccome “fa caldo” decida di slacciarsi l’elmetto e, proprio in quel mentre, sia centrato in testa da alcuni mattoni che cadono dal tetto.
Uno gli fa cadere l’elmetto, l’altro gli sfonda il cranio lasciandolo gravemente invalido.
Possiamo parlare in questo caso di una responsabilità dell’operaio?
Ma non è, come abbiamo anticipato, del tutto automatico. I vaccini, al momento, non sono obbligatori.
I Dispositivi di Protezione Individuale lo sono, e i medici e gli infermieri ne dispongono.
Ma considerando il potenziale obbligo deontologico, l’accesso preferenziale alla vaccinazione concesso al personale medico e infermieristico proprio in virtù della loro maggiore esposizione al virus, fatto noto, e la necessità deontologica di adempiere il loro dovere in sicurezza, come si risolve il dubbio sollevato dal Manager?
Il problema dell’idoneità
Abbiamo inoltre visto proprio in questi giorni come la presenza della vaccinazione potrebbe essere considerata motivo di idoneità ove presente, o inidoneità al lavoro ove assente.
Un infermiere o un medico non vaccinato si confermerebbe in questo caso l’esempio principale di soggetto inidoneo al lavoro che insiste nel voler dare una prestazione lavorativa alla quale, per sua stessa scelta, non risulterebbe più idoneo.
Al momento quindi si dibatte sul rendere cogente e vigente la vaccinazione per il personale sanitario come obbligo deontologico, in assenza di obbligo di legge.
Anche in questo caso non si tratta di dubbi di semplice soluzione.
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