USA: Ventiduenne costruisce chip nel suo garage (nonostante la crisi dei semiconduttori)
Ventiduenne costruisce chip nel suo garage: in America il lampo colpisce sempre due volte. Una volta per necessità, la seconda per ingegno.
Sembra ieri quando, tra gli anni ’70 e ’80, l’età dell’informatica domestica cominciava da hobbisti nei garage pronti ad assemblare computer con parti reperibili sugli scaffali (vedasi Apple I) seguiti da chi, vedi Commodore, pensò che valeva la pena comprarsi una fabbrica di semiconduttori per avere la produzione “in famiglia”.
E arriviamo oggi a Sam Zeloof, ventiduenne americano appassionato di elettronica, autodidatta, studente di college, classe 1999.
Perché questa storia prende a calci diversi stereotipi dell’informatica, e tutti di fila. La teoria per cui “i duemila” sarebbero inferiori per conoscenza e capacità, la teoria per cui l’informatica deve essere una sorta di “club della salsiccia” popolato esclusivamente da annoiati “uomini fumetto”, e la teoria per cui non ci si debba divertire imparando.
Ventiduenne costruisce chip nel suo garage: Sam Zeloof, le origini
Sam Zeloof, autodidatta, si definisce uno degli allievi di Jeri Ellsworth, vera e propria “donna del Rinascimento” ai giorni nostri. Imprenditrice, ingegnere, informatica e musicista (famoso il suo basso costruito con un Commodore 64 col SID, il chip audio, funzionante).
Jeri Ellsworth, anch’essa autodidatta sin dalla più tenera età (ha imparato i rudimenti dell’informatica sul Commodore 64 inizialmente comprato per il fratello…) è famosa per la creazione del Commodore 64 DTV, riproduzione perfettamente funzionante su singolo chip dell’intero iconico computer degli anni ’80.
È anche famosa per una rubrica online “Cooking with Jeri” in cui insegna alcune cose sull’informatica, come il costruirsi propri chip.
Naturalmente, si parla di tecniche obsolete per gli standard attuali.
Il prodotto finale è l’equivalente sperimentale di sviluppare una foto artistica in bianco e nero nell’era delle macchine fotografiche digitali.
Una prova di concetto, una sfida contro se stessi più che qualcosa di utile. Ma in un ipotetico mondo postatomico in cui tutte le macchine fotografiche sono sparite, chi riuscisse a ricrearne una in bianco e nero sarebbe apprezzato.
Sam Zeloof nel 2018 aveva quindi costruito il suo primo chip, lo Z1.
Contro il parere del padre ingegnere, che non avrebbe scommesso molto sulla sua riuscita, impressionando assai favorevolmente la stessa Jeri Ellsworth, colpita da quanto ha definito “un enorme salto in avanti”.
L’opera di Zeloof si è basata sulla ricerca della giusta apparecchiatura: perlopiù scarti di processi produttivi ormai desueti, come un microscopio elettronico da lui stesso riparato.
Lo Z2
Arriviamo così al 2021
New homemade silicon chip – array of 100 transistorshttps://t.co/n0LuSvQeJphttps://t.co/WVujOYL1hi pic.twitter.com/Y5ktXrtBLC
— Sam Zeloof (@szeloof) August 13, 2021
In tre anni sostanzialmente Zeloof ha accumulato abbastanza conoscenze per passare da un chip a sei transistor ad uno a 1200.
Un salto tecnologico assai più rapido dei suoi predecessori, pari ad una versione reale del manga “Dottor Stone”, dove un giovane scienziato autodidatta proiettato in un futuro apocalittico decide di riportare l’umanità da uno stile di vita neolitico alla prima era spaziale colmando millenni di progresso dalle caverne allo Sbarco sulla Luna.
Certo, Zeloof aveva la strada in un certo senso tracciata, e sicuramente non riusciremo a costruire la nostra desiderata Playstation 5 fatta in casa partendo dai chip, ma la prova di ingegneria ispirata dalla crisi dei semiconduttori c’è tutta.
Prospettive future
Sappiamo che Intel ha intenzione di costruire nuove linee produttive in Ohio, riportando in America la grande produzione dei semiconduttori e riducendo la dipendenza dal mercato Asiatico.
“Ventiduenne costruisce chip nel suo garage” non potrà certo sostituire questa notizia, anzi. In compenso è la stessa Jeri Ellsworth a ricordare che “Con gli strumenti di cui disponiamo oggi potrebbe essere un obiettivo alla portata di attività su piccola scala, e penso che sarebbe molto sensato per risolvere alcuni problemi“.
Da un lato quindi avremo hobbisti e ingegneri che, su piccola scala, possono ricostruire la storia dell’informatica rivivendola.
Dall’altro lato la Crisi dei Semiconduttori non solo ha eccitato le menti di giovani geni, ma sta spostando equilibri.
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