USA: Sospeso per mancanza di efficacia studio sul plasma iperimmune
Sospeso per mancanza di efficacia studio sul plasma iperimmune: questa è la doccia fredda che il NIH ha annunciato con un suo comunicato.
Va ricordato che anche nella scienza non tutte le ciambelle escono col buco, e una terapia che non rende i risultati previsti non significa che non esistono terapie.
Terapie per il COVID19 in attesa di approvazione ce ne sono, e molte ce ne saranno. Come per i vaccini ce ne sono ancora in sperimentazione, otto approvati (di cui quattro in Europa) e cinque che non hanno mai finito la sperimentazione, bisogna aspettarsi che alcune cure siano più promettenti altre.
È così che funziona la vita: se tutte le braciole fossero perfette, non avremmo gli hot dog.
Si parla in questo del “Trial C3PO”. Sì, buffo nome. Evoca il nome del droide protocollare della saga di Star Wars, ma in realtà è una massiccia sperimentazione dell’uso del Plasma Iperimmune Convalescente allo scopo di limitare la progressione della malattia negli stadi iniziali.
Lo scopo è stato quindi usare il plasma iperimmune, ovvero plasma preso da persone guarite da COVID19 e reinfonderlo in malati con sintomi di media entità.
Il Trial in questione ha coinvolto 500 persone, età media intorno ai 50 anni, ambosessi, con sintomi moderati e trattabili senza terapia intensiva, rappresentativi dei fattori di rischio più comuni nella popolazione (obesità, malattia cardiopolmonare, diabete, ipertensione…).
Come al solito in questi casi, alcuni di loro hanno ricevuto il plasma, altri un placebo.
Quello che possiamo dire è che il plasma iperimmune secondo quanto evidenziato dal National Health Institute non ha avuto effetti negativi. Ma neppure positivi.
USA: Sospeso per mancanza di efficacia studio sul plasma iperimmune
Il principale osservatore e sperimentatore del Trial C3PO e professore di medicina di emergenza all’Università di Pittsburgh, dottor Clifton Callaway ha dichiarato al riguardo
“Speravamo di ottenere dal plasma convalescente di pazienti COVID19 almeno il 10% di riduzione nella progressione della malattia. Abbiamo visto meno del 2%. Questo ci sorprende. Come medici, avremmo voluto vedere una grande differenza nell’esito della malattia. Non è successo”
Su 511 partecipanti, 77 pazienti (30%) che hanno ricevuto il plasma hanno sviluppato una progressione nella malattia, contro gli 81 (31.9%) che avevano ricevuto il placebo.
Secondo il NIH quindi una percentuale dell’1,9% è troppo infima per essere considerata un risultato.
Il trial era già stato sospeso a Febbraio per la scarsità di risultati, ma l’analisi definitiva del dato è una decisa stroncatura.
Allora finisce tutto qui?
Non è ancora detto: altri trial cercheranno di usare il Plasma Iperimmune in diverse situazioni con un diverso target per capire se possa avere utilità in casi diversi.
Il trial “Pass it on”, iniziato ad Aprile 2020, prosegue ancora, su una popolazione di adulti ospedalizzati per valutare i tempi di recupero, e sembra apprestarsi a fornire i suoi dati a presto.
Ulteriori trial analizzano gli effetti del Plasma Iperimmune per coadiuvare i pazienti con sintomi abbastanza lievi da potersi curare a casa o come profilassi in caso di esposizione al virus, allo scopo di evitare di contrarre la malattia.
Una volta pervenuti tutti questi risultati, si potrà valutare cosa fare del “fiasco” del Trial C3Po.
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