Possiamo dirlo: Biden è il presidente eletto.
L’abbiamo detto più volte prima, per una semplice questione numerica. Numeri alla mano sostanzialmente, i grandi elettori erano in mano ai Democratici, ed avrebbero sicuramente votato Biden.
Sicuramente perché, come ci spiega il portale Filodiritto
Ma i Grandi Elettori sono obbligati a esprimere la preferenza di voto per il candidato al quale sono legati? La risposta, se si guarda la legge federale, è negativa, poiché da questa legislazione si evince che i Grandi Elettori non sono costretti a votare per uno specifico candidato.
Diverso è invece il discorso se si guarda ad alcune leggi dei singoli stati e alle promesse formali da firmare in 32 Stati e nel Distretto di Colombia, che invece prevedono un vero e proprio vincolo di mandato dei Grandi Elettori. Qualora poi gli stessi, nonostante i divieti, votassero un altro candidato e realizzassero un vero e proprio “voltagabbana”, anche qui la situazione non è univoca.
Abbiamo quindi 32 Stati e il Distretto di Columbia che introducono una forma di vincolo di mandato, e negli altri stati gli elettori “faithless”, i “voltagabbana” che vengono giudicati con asprezza dall’elettorato.
Il fatto che nell’intera storia degli USA dalla Dichiarazione di Indipendenza ad oggi si siano contati solo una sessantina scarsa di Faithless dimostra che il rischio di un sovvertimento elettorale da parte degli stessi è escluso.
Le leggi che introducono il vincolo di mandato sono state infatti introdotte solo recentemente nella storia degli USA, e traggono giustificazione proprio dal fatto che le elezioni Clinton-Trump del 2016 avevano fatto riemergere il naturale malpancismo dell’elettore americano medio per i “faithless”.
Un eventuale “Faithless” quindi sostanzialmente rischierebbe di uccidere la sua vita politica, marchiandosi a vita del marchio di “voltagabbana” per un risultato neppure scontato.
Sterilizzando la possibilità di una “Faithless Uprising” negli USA, mai verificata nella storia.
A questo punto il Presidente Entrante è ufficialmente il Presidente Nominato. Il nuovo Congresso si insedierà il 3 gennaio ed il giuramento del Presidente (detto insediamento) come da costituzione il 20 gennaio.
Momento in cui il Presidente uscente diventerà ufficialmente l’ex Presidente e il Presidente Nominato diventerà il Presidente degli USA per almeno quattro anni.
Ora, esiste una teoria QAnoniana che conosciamo per cui, combinando diversi ordini presidenziali scelti a caso (quello che sanziona interferenze abusive nelle elezioni USA, quello che ammoderna i tribunali penali e l’Insurrection Act del 1807) Trump potrebbe sostanzialmente instaurare un golpe legale per prendere il controllo degli USA con una Giunta Militare comandata dal Patriota Q, dal Kraken e dalla Tempesta
Non stiamo qui neppure a spiegare come, di fatto, una simile prospettiva si incunea della mistica del Patriota Q novello Zapp Brannigan pronto a ordinare ai suoi seguaci di inguaiarsi ad “ondate ed ondate”.
La sola idea di continuare ad arrestare elettori a caso e rifare le elezioni finché Trump non vincerà, dichiarando che la sconfitta elettorale di Trump è in per se stessa prova di misteriose cabale occulte dei Poteri Forti Internazionali e l’unico modo per provare l’assenza delle stesse è far trionfare Trump non ha senso.
È un po’ l’equivalente del giocare a palla col bambino ricco, quello antipatico che lasci giocare solo perché i suoi genitori possono permettersi il pallone di cuoio e tu no, che dopo essere stato sconfitto dichiara nell’ordine:
Con la differenza che in questo caso non è neppure Trump a dirlo, ma l’Immaginario Patriota Q.
Possiamo ora passare al discorso ufficiale del Presidente Eletto Joe Biden:
“Nella battaglia per l’anima dell’America, ha vinto la democrazia. Noi, il Popolo, abbiamo votato. La fede nelle nostre istituzioni ha retto. L’integrita delle nostre elezioni rimane intatta”. Così Joe Biden nel discorso con cui, secondo quanto anticipato dallo staff del presidente eletto, saluterà la conclusione della riunione del Collegio Elettorale e la ratifica definitiva della sua vittoria elettorale. “Ora è il momento di voltare pagina, di unirci, di sanare le ferite” prosegue il discorso di Biden riecheggiando i toni usati il 7 novembre quando fu proclamata la sua vittoria che Donald Trump non ha mai riconosciuto, contestandola con decine di ricorsi che sono stati bocciati in tutte le sedi legali fino alla Corte Suprema. “Come ho detto per tutta la campagna sarò il presidente di tutti gli americani – continua il discorso che Biden pronuncerà più tardi – io sarò il presidente di tutti gli americani. Io lavorerò sodo per quelli che non mi hanno votato come per quelli che mi hanno votato”.
“Se qualcuno ancora non lo sapeva ora lo sappiamo: quello che batte profondo nel cuore degli è americani è la democrazia”, continua Biden, sottolineando “il diritto di essere ascoltato, di veder considerato il proprio voto, di scegliere i leader della nostra nazione”.
“In America i politici non prendono il potere, è il popolo che lo concede loro”, spiega Biden sottolineando che “la fiaccola della democrazia è stata accesa in questa nazione molto tempo fa e noi sappiamo che nulla – neanche una pandemia o un abuso di potere – potrà spegnerne la fiamma”.
“Abbiamo davanti a noi un lavoro urgente: mettere la pandemia sotto contro per poter vaccinare la nazione contro questo virus”, si legge ancora. Il presidente eletto ha poi sottolineato la necessità di fornire “immediato aiuto economico così tanto necessario a così tanti americani che oggi sono colpiti”. Ed ha ribadito l’intenzione di “ricostruire poi la nostra economia migliore di sempre”.
Si apre una nuova fase per la vita nazionale e politica, e se la lotta alla pandemia avrà il successo sperato, anche sociale dell’intera nazione.
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