È tornata alla ribalta la foto scioccante, che non pubblicheremo in forma integrale per la nostra policy di evitare immagini brutali e scioccanti, relativa ad un cane trascinato a morte da una vettura immatricolata in Bulgaria. L’immagine contiene una didascalia col numero di targa riportato in integrale e l’invito a “Condividere affinché il colpevole venga preso”.
Sebbene la notizia non sia una bufala, l’appello non ha più ragione di essere, dato che il reo è già stato individuato e sottoposto a giudizio.
La storia infatti è risalente nel tempo, nonostante il web, privo di memoria, la riproponga in eterno come se fosse cosa recente.
La storia è stata riportata dalla stampa locale, dove ha suscitato una forte sensazione.
Il 7 Giugno del 2013 infatti un idraulico bulgaro di nome Raycho Ivanov, di 55 anni, asserì di essere stato attaccato, assieme a suo nipote, dal cane di famiglia. In seguito a tale evento Raycho, descritto da altre fonti come “un uomo di pessimo carattere e prono a scatti d’ira” decise di “punire” l’animale trascinandolo con la sua automobile fino ad ucciderlo.
Tale gravissimo atto fortunatamente non passò impunito, in quanto:
A witness to the crime – Nikoleta Angelova, a student, saw the horrible scene on her way to Greece last Friday and tried to stop the torture. She was dismissed by Mr. Ivanov who told her: “the dog has to suffer”. She photographed the crime and posted it on Facebook. After it sturred great anger online, a report was filed with the local police.
Una testimone del crimine – una studentessa di nome Nikoleta Angelova, vide il crimine orribile mentre tornava in Grecia e si adoperò per fermare la tortura. Fu allontanata dal sig. Ivanov che le disse “Il cane deve soffirire”. Nikoleta fotografò il crimine e lo postò su Facebook. Dopo aver creato una forte reazione online, fu sporta denuncia presso la polizia locale.
Grazie alla denuncia, infatti, la vicenda potè giungere alla sua risoluzione. Mentre raccolte di firme ed iniziative online ne chiedevano la punizione, la locale corte di Asenovgrad, sia pur riconoscendo a Raycho Ivanov una pena più vicina al minimo a fronte della sua condotta processuale (Raycho confessò spontaneamente il crimine dichiarandosene pentito) irrogò allo stesso la pena di 1000 Nuovi Leva Bulgari (circa 510 Euro) ed undici mesi di reclusione, attualmente sottoposti a sospensione condizionale della pena (in Bulgaria la sospensione condizionale si applica per un periodo di tre anni).
Pertanto non è più necessario cercare Raycho Ivanov, in quanto la sua identità è già nota e le autorità sono già state interessate delle sue azioni.
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