Ungheria, la stretta di Orbán contro i transgender: “No al cambio di sesso”
Le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni, ed esiste un fenomeno chiamato eterogenesi dei fini. Ovvero, se cerchi di ottenere un determinato obiettivo con una determinata azione, otterrai un risultato del tutto diverso ed imprevedibile.
O in questo caso, prevedibile con un po’ di attenzione
L’obiettivo di quello che incerimoniosamente è stato descritto dalla stampa come Golpe Istituzionale era dare al premier Orbán il diritto di sciogliere l’assemblea e governare per decreto, avendo i poteri necessari per risolvere l’emergenza COVID19.
Ma si sa, concedere a qualcuno potere illimitato o peggio, dichiarare che in tempo di crisi è perfettamente logico derogare alle più elementari garanzie Costituzionali e di legge perché “Pur di avere salva la vita rinunciamo a tutto” è sempre un azzardo.
Eterogenesi dei fini, appunto.
Come insegna il nostro buon amico Sheev Palpatine.
La stretta di Orbán contro i transgender
Eterogenesi dei fini: metti in cantiere uno strumento per risolvere un’emergenza come la Pandemia da COVID19, e ti ritrovi nell’ordinamento una norma che dichiara
“Cambiare il proprio sesso biologico è impossibile, i caratteri sessuali primari e le caratteristiche cromosomiche sono immutabili e non possono essere modificate da nessun ufficio di registro dello Stato civile magiaro”
Ipotizziamo che impedire a SARS-CoV-2 di mutare il proprio sesso biologico sarà un grande ausilio alla lotta contro la pandemia
Come ci ricorda TPI, per Dunja Mijátovic, commissaria Ue per i diritti umani, il riconoscimento ufficiale di genere è un diritto umano fondamentale e “una questione di dignità”. “Le persone Lgbt e transgender hanno diritto a una vita normale senza discriminazioni basata sul diritto all’autodeterminazione” ha affermato la funzionaria europea.
Certamente il divieto di cambio legale di sesso non servirà a salvare vite, nonostante i roboanti proclami di Orban al riguardo.
E certamente, l’Unione Europea non resterà a guardare quella che si configura come una violazione dei diritti umani di fatto e di diritto, un mezzo per costringere il transessuale a situazioni umilianti che lo scoraggeranno dall’ottenere la pienezza dei suoi diritti (si pensi all’impossibilità di formare una famiglia).
Ma intanto abbiamo la prova che concedere poteri illimitati o “deroghe” a norme e diritti fondamentali perché “lo vuole la situazione” non è la scelta più lungimirante.
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