Una class action contro i problemi di sicurezza con Zoom, app videoconferenze forse hackerata
Da alcune ore è praticamente ufficiale la notizia riguardante una class action nei confronti di Zoom, a causa dei suoi problemi di sicurezza. Secondo alcune segnalazioni, infatti, l’app dedicata alle videoconferenze pare sia stata hackerata, con alcuni utenti iscritti alla piattaforma che denunciano accessi non autorizzati anche ad applicazioni come Facebook e Instagram. Servizi ai quali Zoom avrebbe ceduto dati sensibili dei propri registri. Ci sono svariati fattori che dobbiamo considerare, secondo le informazioni disponibili ad aprile 2020.
Esistono problemi di sicurezza con Zoom hackerata?
La domanda è lecita, anche perché in un periodo caratterizzato dal Coronavirus e, di conseguenza, anche da studio e lavoro a distanza, poter contare su un’app dedicata alle videoconferenza sicura diventa fondamentale. Il presupposto dal quale partire quest’oggi è appunto il lancio di una nuova class action scattata negli Stati Uniti. Il motivo? Michael Drieu ha deciso di portare avanti questa azione collettiva presso il tribunale federale di San Francisco (stiamo parlando nel dettaglio di U.S. District Court for the Northern District of California), in quanto Zoom avrebbe omesso alcuni dettagli sulla privacy assicurata al pubblico.
Tra i capi di imputazione per Zoom, nel dettaglio, abbiamo la mancata cifratura end-to-end, le agevolazioni assicurate ai malintenzionati, al punto da farci parlare di app hackerata in questi giorni, senza dimenticare la cessione non autorizzata di alcune informazioni sugli utenti a soggetti terzi. Come riporta Techcrunch.
Una questione, dunque, ancora da chiarire e da decifrare. Impossibile dare con certezza la notizia sull’app Zoom hackerata nella misura in cui se ne parla tramite le catene WhatsApp di questi giorni, ma non siamo nemmeno ai livelli della denuncia giunta la scorsa settimana contro Houseparty, quando invece la smentita dello staff su presunte falle fu rapida e netta. Insomma, si attendono altri riscontri sui problemi di sicurezza dell’app per videoconferenze, mentre è vera la class action scattata negli Stati Uniti.
Se il nostro servizio ti piace sostienici su PATREON o
con una donazione PAYPAL.