“Un marocchino mi ha raccontato che…”: una storia sui social
Ci è stato segnalato dai nostri contatti un apologo social, senza fonte, attribuito a “un marocchino mi ha raccontato che…”. Riconoscerete la firma di una narrazione ancora precedente ad Internet, sul filo del “mi hanno detto che”, “mi hanno riferito”.
Partiamo da un punto di vista: “mi hanno detto che” non fa fede sul fatto raccontato.
Dimostra, al più, che qualcuno avrebbe detto qualcosa a qualcun altro. Nel 2022, diverso dai tempi “pre-internet” chiedere le prove è un dovere e riscontrare la narrazione lo è di più.
Partiamo ora dalla storia sottopostaci
Un marocchino mi ha raccontato che abita in Italia da 13 anni e ha sempre fatto lavori saltuari, tutti in nero, un po’ dappertutto, con tanto di permesso di soggiorno. E’ sposato e ha tre figli. Da due anni ha la cittadinanza italiana, così come tutta la sua famiglia, con cui abita in casa popolare.
Percepisce il Reddito di Cittadinanza, per 780 euro perché il suo ISEE è pari a zero; per la moglie e ogni figlio riceve un assegno familiare di 175 euro. L’assegno che gli arriva dall’INPS è pari a 1.480,00 € al mese. Naturalmente continua a lavorare in nero, guadagnando circa 800/900 euro al mese.
A luglio la sua mamma vedova, compirà i 65 anni farà il ricongiungimento familiare in Italia con il figlio (le pratiche sono già avviate; mancano data e firma) e percepirà un assegno di pensione sociale di 580,00 euro. La signora anziana, pur mantenendo la residenza in Italia, potrà tranquillamente domiciliare in Marocco, dove uno stipendio medio è di circa 250,00 euro. 580 euro sono da molto benestante.
Tutto senza che nessuno abbia mai rimesso un centesimo di contributi INPS.
Ci sono italiani che hanno lavorato versando oltre 40 anni di contributi e superano appena 1.000 € nette al mese.
C’è qualcosa che non funziona o è solo una mia impressione?
Partiamo da uno sconosciuto, un “marocchino”, che abita in italia da 13 anni. E che ha lavorato in Italia sempre a nero, avendo la cittadinanza Italiana.
La storia è già quantomeno incompleta: il narratore precisa che il “marocchino mi ha raccontato”, sostanzialmente, di essere un soggetto privo di reddito agli occhi dello stato che per questo vive di assistenza sociale.
Le ragioni per cui il racconto del marocchino apre il fianco a numerosi dubbi
Primo problema: ammettendo che anche la moglie sia straniera, e che quindi sia cittadino per residenza, se la storia fosse effettivamente come il “marocchino mi ha raccontato”, lo stesso non potrebbe essere cittadino.
Infatti, come ci ricordano i tecnici, per tutti i cittadini stranieri che vogliono richiedere la cittadinanza italiana per residenza, è richiesto il possesso di un altro requisito, quello del reddito personale o del reddito familiare se appartenenti allo stesso nucleo familiare e sullo stesso stato di famiglia.
Il reddito da considerare è quello relativo ai tre anni antecedenti alla domanda di cittadinanza nei seguenti limiti annuali:
- euro 8.263,31 per richiedenti senza persone a carico;
- euro 11.362,05 per richiedenti con coniuge a carico, aumentabili di euro 516,00 per ogni ulteriore persona a carico.
Il nostro ipotetico “marocchino” avrebbe dovuto quindi dichiarare almeno negli ultimi cinque anni, un reddito pari a euro 11.362,05, aumentato di euro 516,00 per ciascheduno dei suoi figlioli.
Questo ai fini dell’ottenimento della cittadinanza, dato che il racconto non parla di asilo e protezione umanitaria.
Esulerebbe così dai limiti relativi allo stesso.
Reddito che richiede comunque di avere la residenza stessa da almeno dieci anni, e viene sottoposto a costanti controlli tali per cui i furbetti alla fine vengono stanati.
Anche per quanto attiene “l’assegno dell’INPS” il riferimento sembra essere all’Assegno Unico e Universale: che in realtà è una somma erogata sull’IBAN (in questo caso quello del RdC).
Per quanto attiene la vicenda della madre, questa risulta simile ad un simile testo virale diffuso nell’anno 2016, nella quale ricordammo che
L’importo dell’assegno sociale è fondamentale per i cittadini stranieri perché stabilisce i parametri di reddito minimi previsti nelle richieste di ricongiungimento familiare o di permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo. In particolare si ricorda che :
per la richiesta di ricongiungimento familiare il cittadino o la cittadina straniero/a può richiedere il nulla osta all’ingresso di uno o più familiari in base all’ art. 29 del Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286, il Testo Unico Immigrazione, se dimostra di avere un reddito, pari almeno all’importo annuo dell’assegno sociale aumentato della sua metà per ogni persona da ricongiungere (vedasi tabella);
Il cittadino straniero che chiede il rilascio del permesso CE soggiornanti di lungo periodo, ai sensi dell’art. 9 del Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286, deve dimostrare un reddito pari all’importo dell’assegno sociale
In sintesi non basta mica autocertificare, se tu o il tuo congiunto non provi, dati alla mano, di avere abbastanza solidità per non essere il peso per l’erario che la condivisione descrive e che, come dicemmo in un passato articolo esclude lo scenario per cui la madre anziana possa percepire pensione senza doverne avere requisiti.
Anche in questo caso l’assegno sociale infatti ha dei limiti ben precisi, ed anche questi basati sulla residenza continuativa e dimostrata per dieci anni.
Residenza difficile da provare con una semplice finzione burocratica, e che suona ingenuo confessare nell’inutile ipotesi durante una chiacchierata.
Tutti questi dubbi portano a ritenere la narrazione virale quantomeno perplessa.
Un singolo caso non fa primavera: un singolo narratore non implica che esista una comune prassi, e gli elementi dubbi della storia andrebbero chiariti prima di provvedere a copiare e incollare.
Se il nostro servizio ti piace sostienici su PATREON o
con una donazione PAYPAL.