La bufala per cui Ursula von der Leyen fa sapere che senza Conte dovranno ritrattare gli accordi sul Recovery Fund è il segnale che la campagna elettorale ha già avuto il primo calcio di avvio.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio: ci accorgiamo del calcio di inizio di una campagna elettorale dalle prime bufale.
Ce ne accorgemmo dell’insediamento di Gentiloni quando a tempo di record apparve un meme con dichiarazioni inventate.
Ci siamo accorti della caduta del Governo Conte e del mandato per la nascita (almeno potenziale) del Governo Draghi con la prima bufala in forma di meme, apparsa inizialmente su un messaggio Facebook poi rimosso e poi rimasta ubiquitaria su Twitter
La bufala si basa su un perverso “Muoia Sansone con tutti i Filistei”: l’incutere nell’elettore l’immotivato timore che la caduta di un determinato Governo caduchi gli effetti di un accordo.
C’è solo un problema, anzi due:
Tutto chiaro? Ora possiamo approfondire.
Se ne sono infatti occupati i colleghi di Facta, rivelando che per aderire al Recovery Fund, di cui siamo tra i principali beneficiari, l’Italia deve presentare la versione definitiva della bozza di programma che disporrà dei soldi messi a disposizione entro il 30 Aprile 2021 (salvo possibili proroghe).
Secondo quanto spiegato dall’UE stessa, il documento dovrà poi ottenere il parere positivo della Commissione (ulteriori 8 settimane) per poi ottenere l’approvazione a maggioranza qualificata dal Consiglio dell’Unione Europea.
Salvo poi possibilità di bloccare l’erogazione delle risorse per gli stati in via temporanea per chi dovesse abusare dello strumento, usando le somme per scopi non previsti.
Se avete avuto pazienza in questo momento, avrete capito che crisi di governo, cambi di maggioranza e la nomina di un nuovo Presidente del Consiglio non sono cause ostative, e neppure causa di “rinegoziazione” o altro.
Del resto la cosa non avrebbe senso: se così fosse tutti gli stati Europei con elezioni calendarizzate non sarebbero stati ammessi al Recovery Fund, perché avrebbero dovuto rinegoziarlo a fine elezioni.
L’accordo resta vincolante tra i Governi-Istituzione a prescindere dai loro rappresentanti fisici.
D’altronde, ci sia concesso, troveremmo assai improbabile che Draghi, europeista convinto, vada in rottura con l’Unione Europea o che, in denegata ipotesi il Berlusconi che ha descritto il Recovery Fund come il Piano Marshall del XXImo secolo possano essere accusati di avere in uggia il Recovery Fund stesso.
Speravamo, almeno questa volta, di avere una campagna elettorale retta e veritiera. Non è accaduto.
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