Elon Musk sospende giornalisti e Mastodon. Oggetto dell’ira del Magnate sono Ryan Mac del New York Times, Donie O’Sullivan della Cnn, Drew Harwell del Washington Post, Matt Binder di Mashable, Micah Lee di Intercept, nonché i reporter indipendenti Aaron Rupar, Keith Olbermann e Tony Webster.
Oggetto del contendere ancora poco chiaro: i ban sono semplicemente “arrivati” come fulmini a ciel sereno. CNN ha registrato però una serie di sporadici Tweet di quel Musk diventato “padre padrone” della Piattaforma che collega i giornalisti, in modo invero labile, alla “politica sul doxxing”.
Si dice “doxxing” il pubblicare informazioni private e personali di utenti. I giornalisti bloccati avevano solo una cosa in comune.
Ovvero aver dato copertura mediatica al caso “Elon Jet”, nel quale Elon Musk aveva bannato e minacciato querele verso uno studente ventenne reo di pubblicare in tempo reale la posizione dell’aereo del magnate.
Secondo una “nuova politica” esplicitata dal magnate però solo nel momento in cui l’ha usata una tale azione è diventata automaticamente “pericolosa divulgazione di informazioni personali” nel momento in cui il figlio di Musk si è trovato seguito da una macchina sconosciuta.
“Cuore di padre” in questo caso, Elon Musk ha provveduto immediatamente a pubblicare un tweet con una ripresa di un individuo identificato come lo stalker, chiedendo ai suoi fan di rintracciarlo.
A seguito di tale video è arrivata l’onda dei ban. Ban che hanno colpito non solo tutti i giornalisti che hanno parlato della vicenda e dell’account con cui il ventenne seguiva i Jet dei famosi, ma Mastodon, il social “federato” diventato alternativa etica a Twitter, accusato di non aver bannato l’account indicato.
Una serie di anomalie però hanno reso la decisione del magnate alquanto controversa.
Non vi forniremo né i video del “doxxing”, né quello del “controdoxxing” con cui, di fatto, Musk ha messo i suoi fa a caccia dello stalker.
Vi faremo notare che, secondo fonti giornalistici, l’indicato stalker al momento del video non si trovava vicino ad alcun aereoporto, aggiungendo ulteriore confusione al dibattito.
Inoltre, anche volendo ricordare che dare copertura giornalistica ad un evento non significa esserne correi (altrimenti noi di Bufale saremmo responsabili di ogni bufala diffusa sulla Rete per averla descritta), non si può non notare un ulteriore autogol dirigista del magnate.
Magnate che con una regola appena inserita si è liberato sia della presenza di diversi giornalisti che di Mastodon.
Accusato di essere passato da paladino della libertà di parole a censore “pro domo sua”, Elon Musk ha dapprima aperto un sondaggio con cui chiedeva ai suoi fan se “Doveva sbloccare i responsabili del doxxing a suo danno”, dichiarando che “Se fosse successo ai giornalisti Biden avrebbe parlato di fine della democrazia!” (cit), per poi scontento dal risultato annullarlo di imperio e annunciare che ne avrebbe fatto “uno nuovo con meno opzioni“.
Probabilmente confidando che questa volta i no vincessero sui sì e non viceversa come accaduto.
Tutte queste anomalie non sono passate inosservate
“Le notizie sulla sospensione arbitraria dei giornalisti su Twitter sono preoccupanti. La legge sui servizi digitali dell’Ue richiede il rispetto della libertà dei media e dei diritti fondamentali. Elemento rinforzato sotto il nostro Media Freedom Act. Elon Musk dovrebbe esserne consapevole. Ci sono linee rosse. E sanzioni, presto”
Ha twittato Vera Jourova, Unione Europea, taggando il magnate sul suo stesso social.
Sperando che non venga bloccata anche lei, cosa che sì farebbe partire quella linea rossa.
Dopo il secondo sondaggio andato nella stessa direzione del primo Elon Musk, colpito dalla disapprovazione che ha investito anche la sua bolla, ha dichiarato che rimuoverà i ban. Ma il danno ormai è fatto.
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