Twitter banna Trump in modo permanente: nuovo ban per il tycoon (e per diversi QAnon)
Twitter banna Trump in modo permanente consegue al blocco “a tempo indeterminato” irrogato da Facebook ed alla minaccia ormai sempre crescente di una rimozione dell’incarico presidenziale.
Del resto Twitter aveva avvisato: una ulteriore intemperanza non sarebbe stata tollerata.
Riassunto delle puntate precedenti
E l’intemperanza è arrivata. Per i vertici di Twitter, Trump ci è ricascato a piene mani, con la stessa dinamica già vista nei fatti del Congresso.
Ricorderete come al primo post in cui Trump aveva invitato i rivoltosi QAnonisti alla calma era seguito praticamente immediatamente un secondo contestato tweet in cui Trump di fatto legava i moti al mito del “Big Steal”, descrivendo l’insurrezione come una protesta di “Patrioti” colpiti dal “voto rubato”.
In tale occasione la piattaforma aveva irrogato un primo ban temporaneo, promettendo a Trump che non ci sarebbe stato un bis.
Twitter banna Trump in modo permanente: nuovo ban per il tycoon
E il bis c’è stato.
Ancora una volta la medesima dinamica: ad un primo tweet contenente un video in cui il magnate dichiarava di volersi attivare per una transizione pacifica e per la ricomposizione dei contrasti sociali ne è seguito un altro che soffiava sul fuoco delle contestazioni astrattamente blandendo i rivoltosi.
Twitter ora cancellato, ma riportato nel provvedimento di Twitter come motivazione primaria del blocco
“The 75,000,000 great American Patriots who voted for me, AMERICA FIRST, and MAKE AMERICA GREAT AGAIN, will have a GIANT VOICE long into the future. They will not be disrespected or treated unfairly in any way, shape or form!!!”
Traducibile con
“I 75.000.000 grandi Patrioti Americani che hanno votato per me, AMERICA FIRST e MAKE AMERICA GREAT AGAIN avranno un ENORME MEGAFONO PROIETTATO NEL FUTURO. Nessuno gli mancherà di rispetto o li tratterà in modo ingiusto in ogni modo, forma o azione!!!”
Post esaminati dalla piattaforma col seguente responso
“A cagione delle perduranti tensioni negli USA, e considerando le conversazioni globali al riguardo delle persone che hanno invaso con violenza il Congresso il 6 Gennaio del 2021, questi due tweet [NdT: si aggiunge il Tweet in cui Trump nega di voler presenziare all’insediamento] vanno letti in un contesto più grande. Nel quale le dichiarazioni del Presidente possono essere usate da differenti tipi di pubblico, anche per suscitare violenza, e vanno rilette alla luce del comportamento esibito dal suo account nelle scorse settimane. Dopo aver accertato che il linguaggio in questi Tweet è contrario alla nostra politica contro la Glorificazione della Violenza, abbiamo stabilito l’avvenuta violazione l’utente @realDonaldTrump è stato sospeso permanentemente dal servizio in via immediata.”
Responso che si estende a dichiarare come i “Patrioti”, gruppo che il Social identifica coi QAnon e i facinorosi che hanno partecipato all’invasione del Congresso si sono già attivati nelle risposte ai tweet ora rimosse per organizzare proteste e manifestazioni sino al 20, con una data già fissata per il 17.
Ancora una volta quindi un Presidente uscente dalla credibilità mutilata viene azzoppato dalle azioni dei QAnon che si dimostrano l’equivalente dell'”Amicone Fedele” dei Party Movie Americani.
Quello che, invitato per organizzare “una festa che spacca” ti lascia alla fine da solo nella casa dei tuoi genitori devastata, popolata da tamarri strafatti vestiti in buffe guise che sfasciano mobili e importunano i vicini, con milioni di danni da pagare e diversi guai legali.
Il legame tra il ban di Trump e le repliche dei QAnonisti è reso evidente dal fatto che il ban di Trump non sia stato unico ma parte di una Banwave che di fatto ha decapitato la presenza di QAnon su Twitter, obliterando gli account legati al Culto Complottista ed a semplici sostenitori dello stesso.
La reazione di Google
Anche Google non è rimasta ad aspettare: Google non ha più un suo social da gestire, ma ha bloccato i download dell’app di Parler, il noto social (suo malgrado) diventato centro di aggregazione dei QAnonisti, limitandone l’accessibilità sull’ecosistema Google.
Ironia della sorte: la salva dei Ban e Section 230
Ironicamente, Trump in passato si era più volte dichiarato pronto ad abrogare Section 230, la norma che rende i Social di fatto indenni dalle responsabilità delle azioni dei singoli utenti, con l’appoggio pieno dei QAnon.
Il motivo di tale opposizione era la pia illusione che se i Social fossero stati tenuti a vegliare su ogni singolo commento nessuno avrebbe più osato prendere in giro Trump e i QAnon, anche quelli più pittoreschi, perché i Social avrebbero avuto paura di ipotetiche azioni legali.
Ecco: in questo preciso momento Trump e i QAnonisti hanno avuto un’anteprima di un mondo in cui Section 230 non esiste.
Quando i Social hanno deciso, autonomamente e senza alcuna legge ad imporglielo di considerarsi direttamente responsabili dei contenuti postati da Trump e delle repliche dei QAnonisti di ferro, hanno deciso di bannare entrambi per evitare di assumersi la responsabilità delle azioni conseguenti.
Incidentalmente siamo di fronte ad un ulteriore, e per Trump, più preoccupante segnale. Al momento sia il mondo della politica che dei social sembra considerare le sue promesse di pacificazione promesse da marinaio, e si attiva partendo dal punto di vista che lui, o chi per esso, le romperà.
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