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Twinkle Nora Rock Me! – Una storia di amore, ossessione e animazione a basso framerate

Capita a tutti di avere una cotta per un personaggio immaginario. “Fuga dal mondo dei sogni“, film di animazione ibrido in competizione col tematicamente simile “Chi ha incastrato Roger Rabbit“, descrive proprio l’amore impossibile tra un protagonista umano e il cartone animato vivente “Holli Would”, versione disegnata di Kim Basinger nei suoi anni d’oro.

L’intera storia della letteratura è piena di creatori che si innamorano delle loro creazioni, come il mitico Pigmalione, nobile e scultore, che dopo aver creato una statua di Afrodite, ottenne dalla Dea la grazia di trasformarla in una donna vera e, secondo le origini del mito, farne la capostipite della sua stirpe.

Twinkle Nora Rock Me! – Una storia di amore, ossessione e animazione a basso framerate (capirete, presto capirete)

Ma niente di tutto questo può prepararci ad una delle più oscure pagine della storia dell’animazione nipponica, all’opposto polare di Chargeman Ken!, la miglior peggior serie animata del Giappone.

Perché se lo Studio Knack! è passato dall’eroismo di Astroganga all’epicità dell’Invincibile Shogun al tenero lirismo di Don Chuck Castoro per presentarci un eroe sboccato, scurrile, politicamente scorretto, ragazzino in grado di passare in scioltezza dalle molestie al corpo docente all’omicidio di anziani, una decina di anni dopo il compianto Satomi Mikuriya ridefinì il trash per inseguire il suo sogno: creare un atto d’amore per la sua creazione, la parodia di supereroina Nora Scholar diventata poi una vera e propria superoina, anzi una dea, anzi la sua Musa.

Anche tutto questo avrà forse un senso alla fine dell’articolo. Forse

In un mondo di animazioni fognarie, un frame rate da proiezione vintage, il nostro autore riesce a trasformare una strampalata parodia delle prime supereroine del mondo Marvel (esplicitamente citata come tale) in una sorta di Musa ispiratrice dagli illimitati poteri che comprendono telecinesi, ipnosi, volo, superforza, trasmutazione, ballo, canto, seduzione e provocare l’ictus a un nano cattivo che vuole dominare l’Universo.

Ma tranquilli, tutto questo può solo peggiorare.

Nora: da parodia a supereroina

Le origini di Twinkle Nora nascono nel 1977. Marvel aveva appena poggiato le basi del futuro “girl Power” creando il personaggio di Ms. Marvel, la futura Capitan Marvel cinematografica (nata inizialmente come controparte femminile del primo Capitan Marvel, maschile, per poi eccederlo in potere e carisma), e tale Satomi Mikuriya, autore degli effetti speciali di Golgo 13 e di “Una spada per Re Artù” ne creò un’affettuosa parodia, componendone la mitologia in una decade intera.

Le origini del personaggio potremmo definirle quelle una “Mary Sue”, un personaggio troppo perfetto per essere vero.

Tanto per capire il livello di “plot armor”

Nora Scholar viene introdotta nel 1977 come la figlia di un importante generale ed una famosa ambasciatrice, giovane soldatessa-studentessa nell’ultimo avamposto umano nel Mediterraneo (il che la rende una nostra concittadina…), erede della determinazione del padre e della dolcezza e generosità della madre, diventando così un’eroina dalle attribuzioni vaghe e riassumibili con “sostanzialmente invincibile”, animata da un cuore puro, la tendenza a risolvere i problemi di chiunque incontri e, sia pur non avendo gli assurdi superpoteri delle sue incarnazioni successive, pronta a tirare legnate degne del Bud Spencer dei tempi d’oro a chiunque passi di lì.

La prima apparizione di Nora nella storia dell’umana umanità (1997)

Negli anni ’80 una serie di storie brevi che potrebbero o non potrebbero essere in continuity, o un prequel, ce la presentavano infatti in una veste diversa e ancora immatura, ma con la visibile impronta di una “cotta” autore-creazione.

La svogliata e bizzarra Nora Scholar, studentessa ventenne dal quoziente intellettivo pari alla lunghezza media delle sue gonne (praticamente lo stereotipo dell’ochetta bionda…), che dopo aver ottenuto in un incidente di laboratorio enormi poteri si ritrova intenta a combattere improbabili cattivacci dalle fattezze di Galactus responsabili per il furto delle tette di Esmeralda (personaggio di Leiji Matsumoto dal fisico longilineo delle donne dell’autore), alieni con proboscidi falliche appese al naso intenti a molestarla e salvare il mondo tra una sessione di shopping ed una sessione di esami, sapendo che se non riuscirà ad essere promossa al massimo potrà lavorare come editore di manga.

È un manga degli anni ’80, tutto normale, niente da vedere

Esattamente: nel 1977 la creazione di Mikuriya era già in grado di bucare la quarta parete.

Nonostante tutto questo Mikuriya non sembra riuscire a levarsi la sua creatura dalla testa. Decide così di darle vita in un modo che una serie di fumetti non consente: mediante l’animazione.

Ma mediante OAV, “Original Anime Video”, ovvero produzioni create direttamente per il mercato di VHS e Laserdisc.

Solitamente produzioni ad alto budget, in questo caso si finisce in un disastro ferroviario peggiore di quello di Chargeman Ken.

Il disastro ferroviario degli OAV di Nora

Il primo OAV del 1985 è paradossalmente quello animato meglio. Per gli standard dell’epoca, siamo un po’ al di sotto del livello della decenza, ancorché non troppo.

La trama è sul banalotto andante ma non troppo: nel solito mondo del futuro distopico in cui tutte le vicende di Nora sono ambientate, una intelligenza artificiale dall’inquietante nome di “Artifiend” (dove “fiend” sta, appunto, per nemico) viene creata per aiutare il genere umano ma decide invece di sottometterlo in quanto malvagio e incline alle guerra.

Sulla sua strada arriva Nora Scholar, che ha tratti di entrambe le incarnazioni del mito, ovvero una serie di abilità misteriose e assurdi superpoteri (anche se non evidenti come nel secondo, assurdo cortometraggio…), una forte intelligenza limitata da un deficit di attenzione permanente che la porta a comportarsi come una ragazzina con la metà dei suoi anni e l’esoterica abilità di essere adorata da chiunque passi più di cinque minuti con lei.

Nei primi cinque minuti del mediometraggio da quasi un’ora riesce a sedurre il pelatissimo scienziato che la accompagnerà per le sue vicende, e nel finale riesce a intenerire con la sua dolcezza e la grande umanità la malevola intelligenza Artificiale Artifiend convincendo il suo nuovo amico “Artie” a tornare al suo programma originale, chiedendo al genere umano di cessare per sempre ogni guerra, fermare la corsa agli armamenti, distruggere assieme a lui gli arsenali nucleari, collaborare per pulire l’ambiente e vivere per sempre felici.

Preciso: comunicando al surrogato di ChatGPT che sta usando i suoi poteri per annientare l’umanità che alle ragazze non piacciono le intelligenze artificiali omicide e se vuole entrare nelle sue grazie e in quelle di ogni altra donna della Galassia dovrà perpetrare il bene

Il tutto rimproverandolo mentre schiocca la lingua e ondeggia il ditino con fare di rimprovero davanti alla telecamera di un computer.

Basta poco, che c’è vo’?

Ovviamente nel finale, in cui la gonnella della bionda eroina viene sollevata da una grata nell’iconica posa di Marylin Monroe “Artie” confesserà alla stessa che dal suo incontro con lei ha imparato molto di più che la bontà insita nel genere umano: Artifiend ha infatti scoperto l’amore puro, rivelando che ogni volta che penserà alla sua nuova amica da quel momento in poi proverà quella sensazione “che gli umani chiamano amore”.

“Premere l’apposito tasto per suggerire concetti probabilmente più adatti”

Ora, se pensate che non ci sia niente di peggio di un mediometraggio di un’ora in cui un’eroina virginale e pura seduce nel modo più casto possibile l’intero cast compreso l’equivalente malvagio di ChatGPT, sappiate che nell’animazione successiva il tutto peggiora.

Il secondo tragico OAV

Nel secondo OAV, come abbiamo visto, equivalente di “Cortometraggio per il mercato direttamente in video”, l’atto di amore per Nora del suo Pigmalione diventa un atto di folle devozione in cui il creatore compare nei titoli come Direttore Artistico, Sceneggiatore, Autore dello Storyboard, Creatore del Personaggio Originale, Disegnatore dei Personaggi lasciando ad altri in pratica solo la traccia audio (anche pregevole in un’animazione altrimenti fognaria) e la Direzione Artistica, nonostante l’impronta sia evidente.

Il primo OAV tecnicamente sarebbe il prologo del secondo: secondo che dura la metà del prologo. E se il primo ha una trama banale che si riassume in una scusa per mostrare come un’eroina dolce e pura, dall’anima innocente e sensibile conquista con la sua bontà di fanciulla la malvagia Intelligenza Artificiale colmandola di amore per il genere umano unito ad un genere di amore più profondo per l’irrestibile nora, il secondo tragico OAV è un pretesto per consentire all’autore di disegnarsi nell’opera e dichiarare il suo amore alla sua assurda Galatea.

Come se non fosse chiaro…

In un tentativo di essere moderno e appellarsi ad un pubblico giovanile e incline a seguire le ultime mode, Twinkle Nora Rock Me! esce in formato Laserdisc, fallimentare formato ottico stritolato tra le VHS e i DVD.

Ma per quel che ci riguarda, il buon Satomi avrebbe potuto rilasciare la sua opera sottoforma di avventura in flipbook di Bula Bula e nessuno avrebbe notato la differenza. Letteralmente.

La prima cosa che balza all’occhio sin dalla sigla in “Engrish“, inglese misto giapponese gratuito dove la frase “Nora I love you” si mescola a insalate di parole tipo “Nora in Star Map” è il frame rate da gif animata.

Ogni singolo minuto della fognaria animazione presenta personaggi che si muovono a scatti come se il vostro computer stesse laggando per poi morire dallo sforzo.

È assai difficile caricare uno spezzone qui essendo coperto da diritti d’autore: comunque cercando Twinkle Nora Rock Me su YouTube stranamente è possibile imbattersi in copie complete dell’animazione con commenti che insinuano che l’opera sia così brutta che, alla morte del suo autore nessuno ha il coraggio di reclamarne la paternità e quindi nessuno sta facendo richieste di cancellazione su YouTube.

Guardandolo capirete che se potessimo estrarre l’audio dai 29 minuti circa di animazione e convertire il video in una gif animata sulla quale montare l’audio a parte non ci sarebbe alcuna differenza.

Quantomeno il primo OAV era fluido.

Persino nelle carrellate statiche l’animazione “scatta vistosamente” e l’unico singolo personaggio disegnato con delle fattezze non dico gradevoli, ma che denotano un certo orgoglio professionale è l’affascinante Nora.

Ovviamente, non Nora

Che in sprezzo alla continuity precedente qui diventa una cacciatrice di taglie dal potere di avere ogni singolo potere necessario alla situazione, oltre ad essere l’oggetto automatico delle attenzioni amorose di grossomodo tutti i presenti in scena.

A onor del vero, il fatto che in questa versione Nora sia più alta e la doppiatrice la interpreti con la vocina meno acuta può suggerire l’idea autoriale di un sequel in cui Nora è “cresciuta nel ruolo” in modo da poter diventare oggetto delle attenzioni dell’avatar dell’autore (ulteriormente aggravando la posizione di “Artie”).

Nei primi due minuti facciamo dunque la conoscenza di un bizzarro capellone che prende in ostaggio una bella donna (ancorché disegnata in modo picassiano) mentre uno slideshow di futuristici poliziotti con uno scalpiccio di passi montati sullo sfondo rappresenta l’impotenza di una massa oceanica di agenti scelti.

Improvvisamente la nostra eroina si palesa, compenetrandosi col capo della polizia per un evidentissimo difetto di animazione venendo rimproverata dallo stesso con un dialogo che dimostra l’enorme umiltà della fanciulla

“Nora! Nora Scholar! Cosa ci fai qui? Abbiamo già cento agenti scelti!”
“Ah sì? E cosa hanno intenzione di fare riguardo all’ostaggio?”

E che dimostra l’enorme inutilità in scena di chiunque non sia la nostra eroina, in quanto il capo della polizia dopo aver spintonato una Nora che in questa versione oltre al fascino grazioso ed ai modi giovanili ha anche una saccenza degna di una nipote della Signora in Giallo e un disprezzo per le capacità della polizia a lei pari si presenta dal nostro cattivo rapitore di donne chiedendogli, giustamente, di smettere di perpetrare il male.

A questo punto, altrettanto giustamente, il pazzo criminale decide di ignorare la polizia che gli sta chiedendo per piacere e con cortesia se smette di delinquere.

Altrettanto giustamente, Nora usa i suoi straripanti poteri per trasformare l’ostaggio in un enorme mostro spaziale peloso causando al criminale un collasso nervoso che lo lascia per terra ad urlare in preda ad un attacco di panico mentre i cento poliziotti gli saltano addosso massacrandolo con brutalità da “macelleria Diaz” e il commissario corre a complimentarsi con Nora (che prima aveva cacciato a spintoni) che a sua volta si prende cura dell’ostaggio, che fissa il vuoto traumatizzata a vita dall’assurda esperienza e dalla consapevolezza di vivere in un mondo creato dalla mente di un dio noncurante la cui unica preoccupazione è sognare di entrare nel cuore e nella biancheria della sua creazione primaria.

Notare come ha ridotto l’ostaggio

Il suddetto commissario decide che il miglior modo di ringraziare Nora è staccarle un assegno e mandarla fuori dai piedi: Nora decide di esibire il suo potere di dare fuoco ad assegni, cambiali, bonifici ed altri mezzi di pagamento col pensiero dichiarando che i suoi unici piaceri nella vita sono sconfiggere il male e deridere quei pezzenti dei poliziotti per cui 10mila crediti sono una somma di denaro enorme.

E contando che questi sono solo i primi minuti, Nora subisce la sua quarta incarnazione.

L’abbiamo vista come angelo di un mondo distopico devastato dall’ingordigia umana, parodia delle supereroine alla Capitan Marvel sciocchina e alle prese con situazioni pecorecce, eroina dal cuore generoso e dalla dolcezza senza pari e, attualmente, un mix di tutte e tre le precedenti diventando una specie di divinità scesa in terra, bellissima e onnipotente, ma consapevole della sua superiorità e pronta a sbatterla in faccia a chiunque altro, “NPC” in un mondo di cui è la protagonista ed esiste solo per assecondare le pulsioni sentimentali del suo creatore.

Ed è lo stesso autore a suggerirlo: più volte nel corto animato i vari personaggi suggeriscono all’affascinante eroina di usare il suo “Potere di avere tutti i Poteri” per diventare una showgirl o una simile celebrità ma lei no, vuole combattere il crimine gratis e, dopo un taglio registico inesplicabile, andare in un bar malfamato pieno di criminali che cercano di stuprarla per prendersi un bicchiere di latte e il nano Max.

“E se un criminale farabutto stupratore ti vuole molestare, la prossima volta non mi sporcare il tappeto di sangue”

Nano Max che è l’avatar malcelato di Mikurya, che non si comprende per quale motivo si disegna come un bizzarro nanerottolo vestito in modo inguardabile che “partecipa” alla rissa/tentata violenza carnale convincendo Nora ad abbandonare il locale non appena il barista la caccia per averle devastato tavoli e suppellettili tirandoli in faccia ai farabutti di prima anziché concedersi loro senza rovinare la tappezzeria.

Il nano Max rivela che nella massa di farabutti c’è un farabutto particolarmente ricercato dalle autorità perchè “gli piacciono le donne” (e avrete capito dove si va a parare, temo), ma in un duplice colpo di scena Nora rivela (alla presenza di Max) di essere lì non per arrestare l’omaccione stupratore (che per quel che la riguarda può delinquere un po’ dove gli pare, ponendo questa incarnazione di Nora al livello di Chargeman Ken come peggior eroe dal quale non vorresti essere salvato), ma il fratello maggiore dello stesso che è un nano stregone dotato di poteri extrasensoriali pari ai suoi.

Meglio dell’alieno fallico. Forse.

Logicamente l’omaccione nerboruto, stupratore e poco intelligente si rifiuta di obbedire.

Altrettanto logicamente nella sua illogicità Nora manifesta una salva di poteri diversi rispetto ai precedenti, tra cui telestrasporto e levitazione che mettono in fuga l’omaccione e suscitano improvvisa ammirazione nei farabutti di prima e nel nano Max che, dichiaratosi perplesso dal fatto che “Una ragazza così carina possa essere una cacciatrice di taglie” decide di seguirla per porre fine al dominio tirannico del mago stregone farabutto nano stupratore.

“Non ci stai neppure più provando, vero sceneggiatore?”

Salvo poi arrivare alla scena madre del trash apocalittico: il ballo scatenato nella grotta.

La scena del ballo

Grossomodo trenta secondi dopo aver dichiarato amore e fedeltà a Nora, Max/l’autore improvvisamente decide di cagarsi addosso e invita Nora ad arrendersi e tornare a casa perché è colto da un terrore apocalittico della magia dello stregone.

Senza alcuna ragione apparente Nora trascina Max in una grotta, trova un paio di bacchette da batteria e comincia a suonare un fusto di latta trovato lì, invitando il suo nuovo amico a vincere la paura mediante la breakdance peggio animata della storia, usando i suoi poteri per trasformare la caverna in uno sfondo a metà tra la “Stanza Rossa” di Twin Peaks e il risultato di un’overdose di droga in discoteca.

Ed è solo l’inizio…

Ma il suo potere più stupefacente è il fatto che, quando lei smette di suonare il fusto-tamburo per unirsi ad un incrocio tra la breakdance e un attacco epilettico che entrambi chiamano “danza” i tamburi continuano a suonare con l’aggiunta di un assolo di chitarra.

Dopo tre minuti di danze sfrenate (vi ricordo che il corto ne dura 29) improvvisamente appaiono i citati sfondi lisergici, Max si ritrova vestito in frac e Nora in un abitino rosa confetto, lasciando che il nostro nano/autore/fandom rompa la quarta parete per altri due minuti di autofanservice, con una autentica lettera d’amore del creatore

“Nora, che succede? Sto sognando, non è vero? Mi stai mostrando un sogno! Ma non mi importa se tutto questo è solo un sogno. Non posso tacere più a lungo. Dal momento in cui ti ho vista io… NORAAAA!”

E con questo si arriva a cinque minuti di autofanservice che lasciano pochissimo spazio allo scontro più anticlimatico di sempre.

Scontro in cui Nora acquisisce nell’ordine il potere di spegnere un incendio creato dalla mente del nano malvagio, invertire una frana e reagire alla minaccia dello stesso di farle venire un ictus provocandogli a sua volta un ictus e un infarto mentre fa l’occhiolino alla telecamera ridendo.

Potevamo risparmiarci almeno il balletto, no?

Ma tutto è bene quel che finisce che bene: Nora attira il malvagio stregone sulle sue ginocchia facendolo pentire col suo candore di fanciulla (e la minaccia di un nuovo colpo apoplettico, perché ricordiamo che avrebbe potuto fargli partire l’embolo ad inizio del cortometraggio e risparmiarci tutto questo…) per regalarci il finale più assurdo di ogni tempo.

Siete pronti?

L’inverecondo finale

Senza alcuna ragione apparente Nora, il nano Max e un cyborg apparso per pochi secondi sullo sfondo della sequenza del quasi stupro nel bar dei farabutti si esibiscono in un pezzo di danza mentre i farabutti stupratori di prima applaudono felici e il barista che l’aveva invitata cortesemente a smettere di menare i farabutti e lasciarsi molestare suona la batteria.

Tutto è bene quel che finisce bene, e grazie al potere dell’arrapamento autoriale nessuno è rimasto offeso

Alla centrale di polizia il nano malvagio è ancora vivo nonostante un ictus e un attacco cardiaco e dichiara solennemente di essere stato sconfitto perché

“Il sorriso di Nora è la magia più potente dell’Universo”

Quello e la cosa degli infarti a comando, direi.

Come il materiale extra del laserdisc prova la teoria del Pigmalione (e il destino dell’Autore)

Ma concediamo all’autore il beneficio del dubbio. Immaginiamo che un cortometraggio di 29 minuti circa con una frequenza dei fotogrammi da libriccino animato che raffigura sostanzialmente la sua donna dei sogni che seduce qualsiasi cosa sia astrattamente in grado di muoversi e respirare in modo autonomo (e un cyborg veramente brutto) e munita di superpoteri per perpetrare il bene sia un puro caso.

Tipico finale anni ’80 con gente appiccicata male sullo sfondo

Ipotizziamo che il nano Max il cui unico scopo nel corto sia inseguire l’amata proclamando il suo immenso amore platonico e devozione nei suoi confronti non sia un avatar dell’autore stesso.

Il “making of” del Laserdisc cementa la sua teoria: come commentato da Kenny Lauderdale, esso può essere diviso in due momenti topici:

  1. Satomi Mikuriya circondato da immagini di Nora che la anima su un computer che probabilmente è costato più dell’intero budget del corto animato;
  2. Satomi Mikuriya in sella ad una Kawasaki con la stessa livrea della moto di Nora nella serie “parodistica” degli anni ’80 che folleggia con una bella donna vestita come la stessa, assai probabilmente a giudicare dall’aspetto la doppiatrice Yuriko Yamamoto (doppiatrice originale peraltro di Castalia nei Cavalieri dello Zodiaco e Yuria in Ken il Guerriero) o la Vocalist del Gruppo musicale Vigilante (etichetta Canyon) Yumi Kojima (cantante della colonna sonora della serie) avendo un’ottima scusa per farle recitare scenette del ballo finale

Scene dalle quali si evince che, sia pur non essendoci la visibile sproporzione di mole tra Nora e Max, anche Mikuriya è visibilmente più basso della cosplayer improvvisata.

Come si può vedere qui: notare le somiglianze con Max

Eppure Mikuriya non era certo un dilettante allo sbaraglio: morto nel 2022, sicuramente tutti avete visto di cosa era capace guardando l’onnipresente anime (cartone animato giapponese) “La spada di Re Artù” pluritrasmesso su Italia 1 per tutti gli anni ’80 e ’90.

Serie che vedeva il Ciclo Arturiano reimmaginato in una versione molto più “adatta ai bambini” rimuovendone i dettagli più scabrosi, rimuovendo la parte del concepimento di Artù con Igraine e trasformando Re Artù in un giovane e atletico incrocio tra l’Invincibile Shogun e il suo fedele spadaccino Suke (serie questa amatissima in Giappone, creata dagli autori di Chargeman Ken, tanto per fare cerchio nel trash) che viaggia in incognito per un’Inghilterra sottomessa da un Re Cattivo con una Ginevra particolarmente atletica, energetica e simile ad una Nora Medioevale e i suoi fidi cavalieri per sconfiggere il male.

Per gli anni ’80 era davvero tanta roba

Dopo gli anni ’80 però il povero Mikuriya scompare dai radar dell’animazione.

I suoi stessi Necrologi confinano l’animazione in 3D creata per il film di Golgo 13, altro amatissimo personaggio dell’animazione e del fumetto del Sol Levante, storia di un implacabile assassino a pagamento il cui nome in codice evoca sia il Golgota che Giuda Iscariota, “La spada di Re Artù” e il suo lavoro ai disegni di “Crusher Joe”, altro pluripremiato film di animazione basato sulle avventure di un gruppo di cacciatori di taglie nello spazio dietro una salva di immagini di Nora.

I più arguti noteranno come la stessa locandina di Crusher Joe tradisca l’incapacità apparente di Mikuriya di dimenticare: l’unica donna nel gruppo di “Crusher”, i cacciatori di taglie spaziali è infatti la Principessa Alfin, fuggita dal suo ruolo regale per diventare cacciatrice di taglie e fidanzata del bel Joe e che Mikuriya ridisegna identica a Nora

E non ditemi che Joe non vi ricorda qualcuno…

La sua attività si fermerà negli anni ’90, riportano i necrologi, ma già dopo Twinkle Nora Rock Me! le uniche due opere registrate sono state il fumetto drammatico Z (1989) e nel 1996 “Rusalka will not return”, opera dall’ambientazione storica.

La prima e l’ultima opera del suo ciclo produttivo più prolifico è stata Nora, quella Nora che ha avuto un intero ancorché goffo atto d’amore in un mediometraggio e in un cortometraggio particolarmente sfacciato e che di tanto in tanto si riaffaccia in personaggi lontani nello spazio e nel tempo come la Principessa Alfin in “Crusher Joe” e Ginevra nella “Spada di Re Artù”.

Capita che un ragazzino abbia una cotta per un personaggio di fantasia, e in quel caso compra poster e bamboline.

Quanti di voi possono dire di aver creato un intero cortometraggio per folleggiare con una bella ragazza vestita come lei?

Rimangono di Nora un Mediometraggio ed un Cortometraggio mai esportati ufficialmente (e avrete capito perché) e una colonna sonora su Vinile a 33 Giri che sul mercato dell’usato raggiunge facilmente i 200 dollari contenenti canzoni dai titoli evocativi come “Kiss me!”, “Touch me!” e “Feel Me!”

Canzoni che probabilmente, contrariamente a quanto visto nel video musicale, eviteremmo di cantare davanti ad un pubblico di ubriaconi farabutti stupratori galattici se fossimo Nora: ma fortunatamente noi non lo siamo.

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