Non troppo tempo fa vi avevamo dato la preoccupante, e un po’ inquietante notizia, di Tweet pro-Hitler apparsi sul profilo di un professore universitario, annunciandovi che l’Ateneo si era attivato per una sanzione pressoché immediata.
E l’intervento dell’Ateneo comincia a dare i suoi frutti.
In primo luogo la procura di Siena, su disposizione del procuratore capo Salvatore Vitello, ha ordinato il sequestro preventivo del profilo Twitter del professore e l’oscuramento dei tweet a sostegno di Adolf Hitler. L’esecuzione dei provvedimenti è stata data delegata alla polizia postale.
La misura si rende necessaria, come tutti i sequestri conservativi, per evitare il rischio di inquinamento delle prove: sostanzialmente per evitare che, come sovente accade in casi del genere, il profilo improvvisamente “scompaia” cancellando tutti i Tweet oggetto di indagine, sia dell’attuale indagato che di altri eventuali commentatori-retwittatori-condivisori che potrebbero rientrare nel filone di indagine.
La polizia postale ha bloccato l’account intestato al professor C., impedendo al titolare del profilo non solo di accedervi ma anche di modificare o cancellare i tweet oggetto dell’indagine penale a suo carico.
L’indagine, secondo fonti investigative, potrebbe essere estesa anche ad altri utenti di Twitter che potrebbero aver condiviso i post del professore C,. Anche coloro che hanno commentato positivamente il tweet a favore del dittatore nazista potrebbero entrare in un fascicolo collegato al filone principale dell’inchiesta che vede indagato il docente.
La polizia postale è stata incaricata, inoltre, di accertare l’esistenza, su altri social network o sempre su Twitter, di altri profili riconducibili a C., in modo da verificarne il contenuto.
Una gran brutta notizia per l’intera Rete Social dell’attuale indagato, che potrebbe ritrovarsi parte dell’inchiesta per titoli ancora da accertare e senza alcuna possibilità di vedere il contenuto oggetto di immagine rimosso o modificato.
Abbiamo il profilo Twitter dell’indagato aperto proprio in questo momento davanti: l’ultimo post, che ora sarà l’ultimo in assoluto almeno fino alla fine delle indagini, risulta una Cicero pro Domo sua in cui il professore condivide un articolo in sua difesa che lo equipara al filosofo Heidegger ed altre personalità dei tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Tempi che, vorremmo ricordare, sono fortunatamente finiti, e speriamo non abbiano mai più a ritornare.
Nei confronti di C. sono state presentate tre denunce: dall’Università di Siena, a firma dal rettore Francesco Frati, dall’Avvocatura della Regione Toscana, per apologia di fascismo, su richiesta del presidente Enrico Rossi, e dalla Comunità ebraica di Firenze e Siena.
Ieri il rettore Francesco Frati ha chiesto il licenziamento per il professore E. C., per le affermazioni filo-naziste scritte su Twitter, a cui il Senato Accademico ha dato parere favorevole all’unanimità. Nei confronti del filosofo è stato avviato “un procedimento disciplinare interno” e sarà proposta la sua “destituzione” dalla cattedra.
Gi atti del caso sono stati trasmetti al Collegio di Disciplina dell’Ateneo che dovrà esaminare la proposta della sanzione “della destituzione ai sensi dell’articolo 87, punto 4 del Regio Decreto 31 agosto 1933 n. 1592 e dell’art. 10 della Legge 30 dicembre 2010 n. 240”. La destituzione dall’incarico comporta di fatto il licenziamento. Il Collegio di Disciplina svolgerà il suo compito nell’arco di un mese e ascolterà anche le “ragioni” del professore ammonito. Dopo di che sarà emessa la ‘sentenza’.
“A me nessuno studente aveva segnalato questi casi. Anche io ieri leggendo indietro i tweet del professore sono rimasto abbastanza sconvolto, si tratta di una escalation. Alla luce di quello che abbiamo letto ieri, sicuramente qualche mese fa avremmo potuto capire che c’era qualcosa di strano, ma si trattava di tweet molto meno virulenti di quello clamoroso pubblicato due giorni fa” ha detto il rettore Francesco Frati parlando oggi con i giornalisti.
Come noi stessi abbiamo evidenziato nel precedente articolo, il Tweet incriminato non è un unicum, ma parte di una costruzione perdurante del tempo e cresciuta come una palla di neve rotolante.
Ciò posto, il rettore stesso non ha che potuto proporre, come da norma, un procedimento sanzionatorio in contraddittorio che, nell’arco di un mese, porterà a decidere sulla sanzione più grave, congiuntamente proponendo denuncia.
Sempre alla stampa il Frati affida la risposta alle iniziali difese del professore
“Non ho parlato con lui perché avendo deciso di adire alle vie legali ci parleranno eventualmente i miei avvocati. Ho ricevuto da lui un messaggio in cui continua a rivendicare la sua libertà che secondo noi non è ammissibile perché travalica quanto previsto dalla Costituzione e dal nostro ordinamento penale”.
“Vogliamo fare chiarezza e capire come impedire a questo professore di continuare a insegnare – ha aggiunto il rettore – E’ necessario procedere nella maniera più diretta e spedita affinché questi fatti siano perseguiti. Lo abbiamo fatto attraverso un esposto denuncia alla procura della Repubblica presso il tribunale di Siena, lo abbiamo fatto con l’avvio di un procedimento disciplinare che ovviamente seguirà le strade dettate dai nostri regolamenti interni. Quel tipo di comportamenti non deve trovare spazio nei nostri atenei”.
Decisamente, il Rettore, riscosso dal senso di sopresa, confusione e rabbia provocatogli, ha deciso di agire con celere durezza.
Commendevole, diciamo, trovando le sue affermazioni precise ed accurate.
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