Tutto quello che sappiamo al momento sulla nave Alex non è meno confuso di ogni altro salvataggio in mare. Siamo in tempi difficili, in cui la carità viene demonizzata e l’umanità calpestata.
Certo, il vento comincia a cambiare, ed è frase assai ironica parlando di un veliero, e nonostante il caso Rackete cominci a fare non solo giurisprudenza, ma anche a settare i limiti, ci sono ancora problemi.
Partiamo dall’inizio della vicenda
All’alba della cessazione dello stato di fermo di Carola Rackete e delle conseguente dichiarazioni per cui, ricordiamo sono esclusi tutti i legami tra le ONG e gli scafisti, diverse associazioni tra cui Mediterranea Saving Humans hanno deciso di tornare a salvare vite.
E l’hanno fatto procurandosi un’imbarcazione. Riporta La Repubblica il 2 Luglio
“Se il potere vuole eliminare i testimoni, a noi non resta altro da fare che andare a testimoniare”. E così, da ieri notte, i volontari italiani di Mediterranea sono tornati in mare. Nonostante il decreto sicurezza bis, nonostante l’arresto di Carola, nonostante il sequestro probatorio della loro nave, la Mare Ionio, sia ancora incredibilmente in corso, nonostante la guerra aperta che il governo ha ormai dichiarato “a chiunque voglia fare qualcosa contro la strage silenziosa che ogni giorno si consuma in mare”. Nonostante tutto. Hanno affittato un veliero, l’Alex & co., l’hanno attrezzato per il primo soccorso, e hanno puntato la loro prua verso la Libia. Nelle prossime ore, si uniranno alle altre due imbarcazioni già da giorni operative in quelle acque – la tedesca Alan Kurdi (già Sea Eye) e la spagnola Open Arms – e, insieme, daranno vita a una missione coordinata di ricerca e soccorso.
Comunque, stiamo parlando un veliero. Un’imbarcazione dolorosamente inadeguata al salvataggio da sola. Letteralmente, il massimo che ci si poteva permettere in un mondo dove qualsiasi numero superiore allo zero o ad un numero negativo sia meglio di zero
La Alex non è attrezzata per le operazioni di search and rescue e quindi nel caso in cui Mediterranea dovesse incrociare un’imbarcazione in panne dovrebbe limitarsi a prestare il primo soccorso, mettere in sicurezza persone eventualmente in pericolo e attendere i soccorsi da parte delle autorità competenti o di altre imbarcazioni abilitate. A bordo di Alex. è voluto salire, con un gesto simbolico, anche il capo di Open Arms, Oscar Camps. “E’ un momento nero per tutta l’Europa, non solo per l’Italia. In Spagna hanno appena varato una legge che espone le Ong a multe ancora più salate di quelle che ci sono adesso in Italia. Salvare vite non porta voti, e questo ha fatto sì che chi non si arrende all’ecatombe in corso nel Mediterraneo venga quotidianamente criminalizzato da chi è al potere e vive di voti. Dobbiamo reagire. E questo è il modo migliore: fare massa critica, e sfidare non un singolo paese ma tutti i paesi del Continente”.
Un gesto simbolico, ma a volte il destino si diverte a giocare con la vita.
Nella giornata di ieri la nave Alex si imbatte in un gommone pieno di rifugiati in area SAR libica
Si prega di ricordare, cosa che abbiamo imparato proprio dal caso Rackete che ad oggi la Libia non è considerata e considerabile un porto sicuro, ed alla Tunisia manca la sottoscrizione di accordi tali ad accertare il destino di profughi e rifugiati eventualmente sbarcati.
Nessuna delle due soluzioni è quindi, volendo seguire l’egida delle Leggi, applicabile.
Mediterranea Saving Humans quindi compie l’unica scelta sensata, ancorché faticosa ed onerosa: carica quelle 55 persone su quello che a, a tutti gli effetti, è solo un barchino a vela che sarebbe stato destinato a testimoniare ed al primo soccorso.
Come potete vedere dalle foto, nonostante il primo entusiasmo, siamo di fronte ad una nave al limite, se non oltre, la sua capacità massima.
Quattro-cinque ore dopo il salvataggio Mediterranea Saving Humans chiede quindi l’assegnazione di Lampedusa come porto di sbarco più vicino
Avete letto l’articolo su quanto abbiamo appreso dal caso Rackete?
Se non l’avete fatto nel paragrafo scorso, fatelo ora.
Il porto vicino più sicuro è Lampedusa, Malta è già ben oltre la sua capienza (dato affatto vero per l’Italia, statisticamente con un tasso infimo di rifugiati pro-capite a dispetto della “percepita invasione”, fonte Alto Commissariato ONU per i Rifugiati), e inoltre come ci ricorda Wired
L’autorevole rivista di geopolitica Limes fa notare che in Tunisia manca una legislazione completa sul diritto d’asilo, motivo per cui “l’accesso alla procedura di protezione in Tunisia è limitato e privo di sufficienti garanzie di tutela legale e appello”.
La rivista sottolinea anche che Malta non ha ratificato gli emendamenti alle convenzioni sulla ricerca e il salvataggio marittimo, Sar e Solas, adottati nel 2014.
Le ong esitano a chiedere un porto a La Valletta anche perché è piccola, ha pochi abitanti, il quintultimo Pil d’Europa e, in proporzione, ha ricevuto molte più richieste di protezione internazionale rispetto agli altri stati europei.
Ciononostante, non è vero che le ong non ci vanno: alcune ong in passato non hanno esitato a chiedere a Malta e Tunisia un porto sicuro. Lo ha fatto, per esempio, un altro comandante della Sea Watch, che lo scorso 28 gennaio si è rivolto a Tunisi dopo aver soccorso 47 migranti. I suoi tentativi sono però stati vani.
Aggiungiamo anche una questione di ordine tecnica
Sapete che significa? Che un veliero, come scommettiamo tutto quello che abbiamo in tasca vi diranno il solito esercito di armatori della domenica, Goccediluna05 laureandi all’università della vita che oltre al master in Perzoni Farzi avranno acquisito il baccalaureato in
“Mi ha detto mio cugino che è stato in vacanza con la fidanzata che il papi ricco tiene il veliero! Ed il veliero tiene i motori! E quindi sono capitano anche io e se non mi credi ti faccio il Bazooka Gum Gum! Guarda che te lo faccio! Bazoooka Gum Guuuuuuum… in azione!”
può sì avere dei motori ausiliari per le operazioni di sbarco. Ma ove presenti, si tratta di motori ausiliari.
Progettati quindi, per situazioni di ordinaria navigazione, di certo non per un veliero che anziché due turisti ed un paparino ricco hanno 55 disperati, un equipaggio e gli strumenti di primo soccorso.
È un po’, sostanzialmente, obiettare che
La mia Panda va pure in salita! E non perde mai compressione! E ci sono andato in vacanza a Riccione con la sdraio nel portabagagli!
Se qualcuno che nello stesso modello di Panda o in un modello simile ci ha caricato diversi feriti, un paio di bombole con respiratore ed un rimorchio con lettiga per un ferito grave.
Siamo ad una ripetizione del caso della manovra di speronamento del Capitano Rackete, laddove i commentatori da tastiera improvvisamente avevano cancellato dalla loro mente le più elementari leggi della fisica, quali la conservazione della massa, l’abbrivio e l’attrito, nonché la cognizione che una massa maggiore richiede una maggiore potenza per il proprio moto e, di converso, una diversa gestione.
Ergo…
Succede che alle ore 5:17 Malta contatta il Veliero Alex per offrire supporto, e la nave risponde esprimendo tali difficoltà tecniche
Infatti va anche aggiunto che con una donna incinta e 55 persone provate dalla traversata (nonostante il lieve sollievo del non dover tornare in Libia, come abbiamo visto porto non sicuro e posto dove non sarebbe logico né umano chiedere agli stessi di tornare) non si può rischiare un secondo caso Sea Watch 3.
Cominciano infatti ad esserci i primi malori: inevitabile se sei a picco sotto il sole implacabile del mattino estivo sul ponte di un piccolo veliero
“Malta accoglierà i migranti su nave Alex” Dopo ore di tensione e di incertezza viene annunciato un accordo con Malta per i migranti a bordo della nave Alex di Mediterranea. In un comunicato, il governo maltese spiega: “A seguito di contatti tra i governi maltese e italiano, e’ stato deciso che Malta trasferira’ 55 migranti, che sono stati salvati in mare al largo della Tunisia e che sono a bordo della nave Alex, a bordo di una nave delle forze armate di Malta e saranno accolti a Malta”. In cambio Italia prenderà 55 migranti da Malta “D’altra parte, l’Italia prendera’ 55 migranti da Malta”, continua il comunicato.”Questo accordo non pregiudica la situazione in cui questa operazione ha avuto luogo e in cui Malta non ha alcuna responsabilita’ legale, ma fa parte di un’iniziativa che promuove uno spirito europeo di cooperazione e buona volonta’ tra Malta e l’Italia”. Mediterranea smentisce: “Nessuna nave in arrivo” Ma Mediterranea ha smentito “con decisione e amarezza” che sia in programma una operazione di trasferimento su navi maltesi dei migranti soccorsi e salvati ieri nella zona SAR libica.”Purtroppo – ha affermato da bordo della nave ‘Alex’ Alessandra Sciurba, portavoce della piattaforma umanitaria italiana Mediterranea – non c’e’ nessuna nave delle Forze Armate in arrivo da Malta per trasbordare e prendersi in carico le 54 persone che sono a bordo del nostro veliero.” “Il nostro capo missione – ha proseguito la portavoce di Mediterranea – ha appena parlato con il Centro di coordinamento dei soccorsi di Roma il cui responsabile ha affermato che non c’e’ alcuna intenzione di organizzare il trasferimento con mezzi militari maltesi o italiani”. “Situazione a bordo si sta deteriorando” “Intanto – ha concluso Sciurba – la condizione di donne, bambini e uomini a bordo della Alex, ancora bloccata al largo di Lampedusa, si sta rapidamente deteriorando. La concessione di un porto sicuro di sbarco e’ urgente”.
Succede che la proposta di accordo, a tutta apparenza, quantomeno fino alle ore 12:00 di oggi non ha ricevuto seguito.
La situazione quindi non si sbloccherà tanto presto.
La nave fa quello che può, soccorrendo affamati e persone piagate da giorni di digiuno e patimenti
No, vi state un po’ confondendo con One Piece, e mi sa che Cappello di Paglia non sarebbe orgoglioso di voi e vi farebbe il bazooka Gum Gum sul monitor.
Fermo restante che, per quanto vi abbiamo detto, senza scomodare la Thousand Sunny probabilmente la Going Merry se la caverebbe meglio del Veliero Alex in questo frangente.
Allora?
Allora niente.
Allora sono semplicemente persone sofferenti in mezzo ai flutti in un barchino che non ha i mezzi fisici per fare alcunché senza l’invio di gommoni.
Allora che si fa? Si aspetta per capire cosa riserva il domani, confidando che alla fine, qualcuno resti umano.
AGGIORNAMENTO: Alle ore 15:30 del giorno 5 Luglio
Vengono evacuate su una motovedetta della guardia costiera 13 persone, rappresentanti nuclei familiari con donne bambini, vittime delle condizioni di estremo caldo (con conseguenti ustioni e malesseri). Speriamo non sia l’unica buona notizia.
Il giorno 6 luglio la Nave Alex ha attraccato al porto di Lampedusa. La motivazione è la mancanza di acqua potabile, unita allo stato di emergenza sanitaria e psicofisica già presenti e da questa aggravati
Come riportato da Il Messaggero
«Non avevamo altra scelta. Siamo stremati ma felici di aver portato in salvo queste persone», spiega Mediterranea. All’arrivo della Alex dal molo qualcuno ha applaudito, altre persone hanno gridato «bravi, bravi». Sono presenti le forze dell’ordine. I migranti, tutti con il salvagente addosso, sono sul ponte del veliero in attesa.
«Di fronte alla intollerabile situazione igienico-sanitaria a bordo Alex ha dichiarato lo stato di necessità» considerando quello di Lampedusa «unico possibile porto sicuro di sbarco». «Non abbiamo sentito che ‘no’ dalle autorità italiane ed europee. Abbiamo chiesto: possono i naufraghi raggiungere Malta con motovedette del corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera? No. Possono i naufraghi raggiungere Malta su assetti maltesi? No. Possiamo essere riforniti di acqua dolce, cibo e gasolio per arrivare a Malta? No. Possiamo trasbordare in acque internazionali? No. Siamo a un’ora di navigazione da Lampedusa, abbiamo proposto varie soluzioni ricevendo sempre la stessa risposta: No».
Vi sono naturalmente pareri contrari, ma questa è un’altra storia di cui parleremo in un altro articolo.
Per quanto attiene la consegna di acqua e disinfettante, i retroscena rivelati da Repubblica e confermati rivelano un tragico misunderstanding
I 59 migranti (46 da venerdì pomeriggio) sono stati a bordo da giovedì pomeriggio ad oggi. In tutto hanno fatto due pranzi e tre cene. Dopo infinite insistenze da parte del comando della nave la Capitaneria di porto si è presentata con 59 buste di plastica con dentro una porzione di riso, un po’ di pane e un fritto. Per il resto ha dovuto provvedere l’equipaggio con le barrette ai cereali che aveva imbarcato prima della partenza, le fette biscottate e qualche altra barretta consegnata dalla Ong spagnola Open Arms nei momenti immediatamente successivi al salvataggio.
Il disinfettante. Prima che l’equipaggio della motovedetta andasse via, l’equipaggio, preoccupato per le condizioni igieniche ha chiesto agli operatori – invero molto gentili – se per caso avessero del disinfettante. Questi hanno frugato sotto il lavandino, in cambusa, e hanno trovato i resti di quattro boccette, che hanno gentilmente consegnato a Mediterranea.
Infine, la vicenda delle 400 bottiglie d’acqua è invece vera. Purtroppo. Alex aveva praticamente finito l’acqua nei cassoni, quella che serve per far funzionare tutti i servizi igienici. Alla richiesta di rifornimento la Capitaneria di porto ha reagito portando 400 bottiglie da due litri di acqua minerale, il cui ingombro (in una barca di diciotto metri con 70 persone a bordo) ha costretto l’equipaggio a fare un miracolo per imbarcarle. Il comando della Alex a quel punto, sperando in un equivoco, ha spiegato più dettagliatamente la natura del problema. La Capitaneria di porto ha reagito portando altre 400 bottiglie, che però non sono state imbarcate.
Semplicemente, non puoi aggiungere ad un barchino oltre la capacità che chiede acqua per i servizi igenici e per riempire i cassoni dei bancali di minerale: manca lo spazio fisico.
Quantomeno, l’odissea è finita… o forse no
Aggiornamento
Alla mezzanotte tra il 6 luglio ed il 7 luglio, la situazione è ancora nel limbo.
L’equipaggio sceglie di restare sulla nave al fianco dei profughi non ancora sbarcati dalla Nave Alex.
La situazione si sblocca circa un’ora dopo, alle 00:36 del 7 luglio
Sbarcati i naufraghi, la cui odissea finalmente e definitivamente finisce qui.
È stata notificata al capitano della nave l’ormai rituale accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (il cui esito è tutt’altro che scontato in base a quanto abbiamo imparato dal caso Sea Watch), false tutte le indiscrezioni sull’estensione delle indagini all’equipaggio.
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