Tutti contro Taffo: quando la critica supera il limite, e di molto
Il brand Taffo Funeral Service: un tempo semplice servizio di onoranze funebri, ora una forza di comunicazione che riunisce in sé Pubblicità Progresso, Infotainment e comunicazione.
Un meme per volta. Probabilmente l’unica forma di meme che non ci provoca forti crisi di orticaria ogni volta che li leggiamo.
Una forza editoriale spesso aggredita, spesso diffamata da chi invece vorrebbe cacciare loro in gola quel genere di meme che deride senza capire. Ad esempio usando il loro nome per deridere la compianta Nadia Toffa.
La nostra storia comincia da ieri, il giorno che dovrebbe sensibilizzare contro la Violenza sulle Donne.
Una bara, con un due didascalie.
Una più evidente, dove si contrappone “la donna che denuncia” ad una bara, invitando chi fosse vittima di violenza a contattare immediatamente il numero 1522, perché il silenzio, in questo caso uccide.
Una seconda didascalia, dove si ricorda che
Purtroppo, troppe volte, anche denunciare non basta. Ogni 72 ore una donna viene malmenata o muore.
Un messaggio duro, scabro. Meno giocoso del solito, perché non c’era oggettivamente niente su cui giocare.
È vero, lo dice la statistica, lo dice la cronaca: il silenzio uccide.
Non esiste un uomo “che cambia”, non esiste il concetto del “sopportare in silenzio”.
Forse è anche il momento di andare oltre il se ti ama davvero non ti picchia per pervenire a qualunque cosa dica, qualunque cosa provi, il posto di un uomo violento è la prigione, e deve essergli vietato accostarsi ad ogni donna perché la sua violenza uccide, una donna ogni 72 ore, e l’amore non è una scusa.
Effettivamente, il messaggio di Taffo è stato scabro, come la campagna social cui ha aderito, ma è questo: spesso anche chi denuncia la violenza, purtroppo, non ha la certezza di liberarsi, ma chi dice ad una donna di tacere davanti alla violenza, di sopportare per “la pace familiare”, “per tenere la famiglia unita” e altre brutali idiozie del genere è tanto complice quanto l’uomo che la uccide, e meriterebbe le pene più dure.
Ma si sa come funziona su Internet: è come nei koan più raffinati scritti da maestri zen che Internet non la conoscevano, ma conoscono la natura dell’Essere umano:
Il saggio indica la Luna, lo stolto indica il dito.
Correggi un sapiente: ti sarai fatto un amico per la vita. Correggi un ignorante: ti sarai creato un nemico per tutta l’eternità.
Così ecco che la rabbia e l’indignazione social hanno colto quello che definiremmo l’obiettivo sbagliato: Taffo stessa, criminalizzata perché laggente non leggerà la seconda didascalia.
E grazie: se avessimo un centesimo per tutti quelli che, nonostante la scritta BUFALA bianca su uno sgargiantissimo sfondo rosso ci chiedono sgrammaticamente:
Ma me lo dite nei commenti se cuesta è la buffala?!?!? Perché non scrivete kiaro? forse volete i soldi del klik? Non è che buffale è la buffala?!!? (inserire sguaiate emoticon con risate)
Probabilmente potremmo togliere il link donazioni in fondo all’articolo e ritirarci in vacanza su Marte con Goldrake ed Elon Musk.
Ma ecco che nonostante Taffo abbia spiegato tutto:
È lapalissiano che la colpa è di uomini violenti e infami, non serve scriverlo.
Non importa se arriva qualche critica, se questo post serve a dare la forza o a far capire anche solamente ad una donna, la situazione in cui versa, noi abbiamo già vinto.— TAFFO (@taffoofficial) November 25, 2019
Parte la ritorsione e la vendetta social.
Perché il popolo della Rete non si doma con le parole. Vuole la vendetta. E non gli importa che diffamando e colpendo una ditta si perdano posti di lavoro. Una ditta che dimostra uno studio e una analisi che troviamo in tutti i loro post:
Crede che dietro un monitor sia tutto giusto, un colorato videogioco dove dopo aver danneggiato il prossimo basta gridare “Boom, headshot” e tutto va a posto
Gli account fake hanno semplicemente aumentato il ritmo.
Perché, giustamente, parliamo di persone che credono di avere così tanta ragione che neppure ci mettono la faccia.
Creano un fake, coraggiosamente.
PS: Nel caso doveste recriminare, l’aggettivo coraggiosamente è usato in modo ironico.
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