Tutti contro Kaspersky: dalla PA al mondo dello sport
Tutti contro Kaspersky: dalla PA al mondo dello sport. E possiamo ascrivere il tutto al clima di sanzioni e sospetto calato intorno alla Russia.
Siamo a poco più di due settimane di conflitto: tra le altre sanzioni e prese di distanza, Ferrari e Kaspersky hanno deciso di sospendere una partnership durata oltre un decennio, con scomparsa dei loghi della ditta di sicurezza informatica dai mezzi e dalle livree della scuderia del Cavallino.
Nel mondo della sicurezza le autorità Tedesche e Italiane hanno pubblicamente deciso di vagliare alternative all’antivirus russo.
Ma siamo davvero in pericolo? La risposta è che al momento sembra nessuno abbia fatto una concreta analisi dal punto di vista informatico dei rischi sottesi all’uso dei prodotti Kaspersky.
Ma l’anima del commercio, come sanno tutti i commercianti di vecchia data è l’intuitus personae, la “fiducia nel marchio”.
Tutti contro Kaspersky: rischi effettivi e percepiti
Per usare un termine inglese, potremmo definirla “brand loyalty”.
L’ometto ex ragazzino che compra da quando ha una paghetta solo console Nintendo o SONY, l’adulto che si farebbe lapidare piuttosto che guidare un’auto che non sia una FIAT o una Ford, a seconda della macchina con cui si è patentato e la massaia che tra Dyson e Folletto ha scelto uno dei due hanno una cosa in comune.
Si fidano di un marchio, personalizzano quel marchio e col loro acquisto stabiliscono una sorta di alleanza e comunione di intenti.
Come ricorda un articolo di CyberSecurity360, a firma Fadda e Longo la questione è particolarmente delicata.
Da un lato va tenuto presente che prevedere il funzionamento di un determinato software, ancorché non Open Source non è impossibile. I prodotti Kaspersky proprio perché usati a lungo da molteplici società e amministrazioni sono stati esaminati a lungo nelle loro modalità di azione ed utilizzo.
Kaspersky ha dei Data Center in Svizzera ed una clientela occidentale che non avrebbe alcun interesse a “tradire” infilandogli malware a random.
Per lo stesso motivo per cui un pizzaiolo non ha alcun interesse ad avvelenarti la pizza: compiacerebbe un suo eventuale leader, perderebbe la clientela.
D’altro canto però non è possibile escludere lo scenario ancora ipotetico del Cremlino che faccia pressioni su Kaspersky. Non tanto per creare nuovi Malware, ma anche solo per “chiudere un’occhio” su alcuni già presenti.
Alcuni che potrebbero far capo ipoteticamente a Killnet ed altri Hacker Russi. Un po’ come fare pressione su una ditta che installa allarmi di sicurezza non già per commissionare furti, ma per “glissare” sulla manutenzione quando sa che una determinata gang è all’opera. Scenario al momento solo speculativo e ipotetico, che però martella amministrazioni e mercati confermando una cosa.
Il prezzo dell’Invasione Russa in Ucraina è la perdita di credibilità dei Russi stessi nel mercato internazionale come nella Politica.
Uno scenario pari solo alla casalinga che rifiuti di comprare un altro aspirapolvere Folletto perché un rappresentante ha dichiarato guerra all’isolato confinante o un automobilista col pallino delle FIAT che passi alla concorrenza deluso dalla direzione.
“Il tema emerso in questi giorni su Kaspersky apre a un discorso più ampio che è quello della sovranità tecnologica. Quando parliamo di software o hardware che vengono utilizzati in sistemi critici, bisognerebbe garantire che queste tecnologie non abbiano dipendenze con nazioni che sono fuori dalle nostre alleanze. In alcuni casi non si può fare a meno di utilizzare tecnologie prodotte all’esterno ma per quanto riguarda l’antivirus abbiamo un’ampia scelta di prodotti. Questi software devono essere sempre aggiornati e hanno un flusso di dati costante con l’azienda che li ha sviluppati”
Ricorda Stefano Zanero professore associato del Politecnico di Milano.
Problema non secondario, dato che i servizi di Kaspersky non si limitano alla vendita di software, ma all’analisi fisica dei problemi di sicurezza informatica.
In tutte le professioni titolate la deontologia raccomanda, se non insiste al riguardo con forte persuasione, che laddove il rapporto di fiducia tra cliente e professionista sia intaccato, revoca o ricusazione diventino letteralmente un obbligo.
Un medico non può seguire un paziente che ricevuta una indicazione terapeutica si rivolgerà al primo praticone per sfregio e disistima per fare l’esatto opposto.
Un avvocato non può seguire un cliente pronto a fare il contrario di quello che gli viene consigliato.
Ha purtroppo senso, a prescindere dall’effettività del pericolo, che in un clima di conflitto che si teme addirittura pronto a sfociare nel conflitto mondiale, chi affidava i propri sistemi con fiducia al russo Kaspersky, oggi cominci a sentirsi un po’ meno fiducioso e un po’ più maccartista. È nella natura del genere umano.
“Kaspersky è una società internazionale privata e non ha legami con nessun governo o agenzia governativa. È orgogliosa di cooperare con le autorità di molti Paesi e con le forze dell’ordine internazionali nella lotta contro il crimine informatico”.
Riferisce la società, che ha alle sue spalle un solido curriculum. E purtroppo, viene investita da un conflitto mondiale nel quale quella rara valuta chiamata fiducia si svaluta più velocemente del rublo.
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