“Tutte le domande sul Green Pass”, o quasi. O meglio, ci stiamo provando. Quando arriva qualcosa di nuovo, il pubblico tende a dividersi in almeno tre fazioni.
Chi ha compreso il meccanismo di qualcosa, chi non lo ha compreso e chi fa “sealioning“.
Ovvero quello che un tempo avremmo chiamato lo “scemo di guerra”: il soggetto che fa finta di non capire un fenomeno per intossicare il dialogo con domande volutamente capziose e ripetute.
Ci siamo capiti: lo studente svogliato che ripete dieci volte la stessa domanda, peraltro del tutto inattinente e malposta, per poi poter incolpare il professore delle sue mancanze.
Andiamo quindi in ordine con alcune delle domande più viste. Alcune tratte da veri e propri memes di “sealioning”, altre reali e degne di attenzione.
Premessa fondamentale che taglia la testa al toro: il Green Pass esiste a prescindere che tu lo abbia materialmente in mano o no.
Dire “Sono obbligato a scaricare il Green Pass?” implicherebbe che lo stesso venga formato nel momento in cui ne fai richiesta.
E tra tutte le domande sul Green Pass, questa vince la palma della più sciocca.
Chiedersi “perché devo scaricare il Green Pass” ti pone allo stesso livello, sostanzialmente, di chi è convinto che basti evitare accuratamente di chiedere il rilascio di Carta di Identità e Tessera Sanitaria per poter “secedere” dallo Stato Italiano.
Ignorando che, siccome non viviamo in un cartone animato, lo status di cittadinanza e il codice fiscale sotteso allo stesso esistono anche se non li guardi.
Così lo status sanitario esiste a prescindere se tu prenda visione del documento.
Ti sei vaccinato? Hai effettuato un tampone? Hai superato l’infezione da COVID19 col rilascio di idoneo certificato di guarigione? Il tuo Green Pass positivo comincia ad esistere, altrimenti esiste comunque un Green Pass “negativo”.
Il tuo status, o assenza dello stesso, esiste a prescindere che tu lo guardi o meno.
Ve la mettiamo in una forma chiara: nel momento in cui ti vaccini il Ministero della Salute sa che ti sei vaccinato. Glielo hai detto tu, gli hai dato i tuoi dati per prenotare e c’era un tecnico nell’hub vaccinale con un computer che registrava la dose.
Nella stessa giornata in cui ti sei vaccinato, nelle regioni in cui è possibile consultare online i dati sanitari, potevi già avere il tuo bravo certificato. Chi vi scrive se lo è stampato.
Pochi giorni dopo gli è arrivata la segnalazione su App IO e Immuni per prendere visione del Green Pass.
Significa che, ovviamente, se fai un tampone, se guarisci dal COVID19, se ti fai il vaccino è già noto al Sistema Sanitario locale, e il Green Pass è solo il modo in cui esibirlo nel modo più veloce, meno invasivo e semplice.
Vi faremo un esempio ancora più chiaro: non è che è obbligatorio avere la Carta di Identità in tasca, ma sarebbe lunare rifiutarsi di identificarsi dicendo “Tanto io la carta di identità non ce l’ho e quindi non vi dico niente”.
Non esiste un “obbligo di Carta di Identità”, ma la stessa è il mezzo più rapido ed efficiente per ottemperare all’obbligo di identificazione.
Parimenti non è che esiste un “obbligo di Green Pass”, ma è il mezzo più rapido ed efficace per ottemperare alla verifica del proprio status sanitario. Necessario per molte applicazioni che vedremo nel prosieguo.
Il Green Pass consente di dimostrare di avere certificati di vaccinazione, di tampone negativo o di guarigione senza doverli chiedere in giro alle amministrazioni.
Tuo cugino si è sbagliato. Sta facendo sealioning, o non comprende quello che legge.
E tra le “domande sul Green Pass”, la sua è una delle meno sensate.
Abbiamo detto che il Green Pass arriva sostanzialmente su quattro canali: App IO, App Immuni, medicina di base (e farmacia), sito DGC del Governo.
Quest’ultimo comprende anche le istruzioni per usare gli altri tre canali, ma non è questo il punto in questo caso.
Il punto è che il Garante della Privacy aveva, all’inizio, espresso dubbi sulla sola App IO, in quanto “multifunzione” e quindi destinata a chiedere più dati del necessario.
Le attuali versioni di App IO consentono una forma di Opt-in: ti dicono quali permessi servono per quali funzioni (Green Pass, Cashback di Stato, Bollo Auto…) e puoi scegliere quale usare con quale dato. Tutto qui.
Infatti chi vi scrive ha scaricato il suo bravo Green Pass da App IO tranquillamente.
Per lo stesso motivo per cui ti dice di non pubblicare copie della tua carta di identità, tessera sanitaria, biglietti aerei o tessere del supermercato.
Abbiamo detto in anticipo che il Green Pass è uno strumento utile per esibire ove necessario dati che comunque la pubblica amministrazione può facilmente reperire, sono già nella sua disponibilità, ma in modo più rapido.
Non è un rischio per la privacy girare con Patente, Carta di Identità e Tessera Sanitaria in tasca.
Diventa un rischio esibirle al primo che passa e che non sia incaricato del farlo, o distribuirne fotocopie a perfetti sconosciuti.
Il Garante della Privacy ha già detto, e ne abbiamo parlato, che in via teorica, per come funzionano i dati, esibire un Green Pass potrebbe rendere possibile a un male intenzionato ben determinato accedere a quei dati.
Cosa tanto più facile quanto più facile glielo fate voi: il Green Pass “cartaceo” si presenta come un libretto che sulla copertina esterna ha un il QR Code di quello “digitale” con Nome, Cognome e data di Nascita e nell’interno data del tampone o della vaccinazione, tipo di vaccino usato, data di eventuale guarigione dalla malattia e luogo della verifica.
Esibire un Green Pass Cartaceo è l’equivalente quindi di pubblicare una tessera sanitaria e un certificato di vaccinazione/guarigione/tampone.
Esibire il Green Pass digitale riduce i rischi, ma non li azzera.
Il Green Pass Digitale può essere verificato solo con l’App VerificaC19. Il che ci porta alla prossima delle domande sul Green Pass.
Noi l’abbiamo provata: confermiamo quanto detto da Punto Informatico.
Su certificati di Ciclo Vaccinale compiuto, o dopo 15 giorni dalla prima dose, ecco che sul display del cellulare sarà visualizzato un segno di spunta verde.
Ovviamente non è che il tecnico o l’utente curioso (è possibile scaricarla per verificare il proprio certificato o quello dei propri cari e andare sul sicuro) veda tutti quei dati.
L’App parla con un server dove ad ogni codice univoco sono assegnati dei dati e recupera lo status.
Quel server ad esempio dirà all’app “Il tizio si è vaccinato almeno quindici giorni fa”, “il tizio non si è vaccinato affatto”, “il tizio si è vaccinato ieri”, “Il tizio ha fatto l’ultimo tampone 30 giorni fa”, “Il tizio ha COVID19” e l’app mostrerà all’incaricato solo “Sì”, “no”, “no”, “no”, “no”.
Ora, come ricorda il Garante, viviamo in un mondo dove si farebbe di tutto per avere i dati.
Sbattere un Green Pass in chiaro regala ai malintenzionati un “campione di Green Pass” per tutti i loro esperimenti.
Meglio di no.
Come per i documenti di identità, non è che che il primo che passa potrà chiederveli.
Ad esempio non vi saranno richiesti in albergo, ma le forze dell’ordine potranno chiederne l’esibizione.
Il relativo DPCM ricorda anche che potrà essere richiesto per prendere l’aereo, per recarsi in strutture sanitarie e assistenziali e dove la norma lo prevederà. Ad esempio per le discoteche.
Non sarà richiesto per accedere a cinema e teatro (ma il rispetto del distanziamento sociale sarà richiesto), ma per viaggiare nell’Eurozona sì.
Non sarà richiesto come abbiamo già visto in passato per muoversi di zona bianca in zona bianca (e l’Italia è tutta Zona Bianca), ma se tutta o parte dell’Italia dovesse malauguratamente tornare in zona arancione o rossa, sarà utile.
In forse l’accesso agli Stadi, anche se sembra una ipotesi probabile.
In tutti questi posti e quelli man mano indicati vi sarà quindi qualcuno incaricato e munito del potere necessario per chiedere l’esibizione del Green Pass.
Qualcuno che userà l’app VerificaC19, quindi senza accesso diretto ai vostri dati, ma con un “Sì, li ha”, “No, non li ha” davanti agli occhi.
Ma vogliamo studiarla un po’ di storia prima di scrivere bestialità?
L’unica cosa che, se proprio ci teniamo, astrattamente ma proprio di lato, hanno in comune è che l’Ahnenpass era un modo rapido per dimostrare di non avere antenati ebrei (comunque basato su conoscenze scientifiche abominevolmente errate e confinanti col misticismo neopagano). Il Green Pass come abbiamo visto è un modo rapido per dire a qualcuno di avere il vaccino, un tampone negativo o un certificato di guarigione senza dover esibire quei documenti.
Come detto, tu non puoi viaggiare in giro per l’Europa senza un documento di identità valido.
Non puoi viaggiare per paesi dove alcune profilassi sono obbligatorie senza esibire la documentazione.
Non puoi guidare senza patente dicendo al vigile “Io la patente la ho a casa capito!? Se mi fai la multa ti faccio la denunziaquerela perché sono cittadino libero e se voglio la Patente di guida la inchiodo al muro e non te la faccio vedere mai! Io so che esiste e devi credermi sulla fiducia!”
Quindi, durante una pandemia, se cerchi di entrare in un luogo dove è richiesto dimostrare di avere un tampone negativo, la vaccinazione compiuta o almeno tot giorni dalla prima dose, non puoi dire “Io entro e dovete fidarvi”
In qualche modo lo dimostri.
Se hai già le app IO o Immuni, nessun problema: ti arriverà una segnalazione e potrai scaricarlo.
Ricordando comunque che, se non saranno trascorsi almeno quindici giorni dalla prima dose, l’app VerificaC19 comunque segnerà “Green Pass negativo”, quindi se ti dovesse arrivare la segnalazione prima porta pazienza.
In ogni caso potrai recarti sul sito del Governo, usando la tessera Sanitaria e i codici ricevuti mediante SMS o SPID, o recandoti presso medici e farmacisti.
O sul fascicolo digitale elettronico, ove arrivato.
Vi arriveranno quindi, a certificato arrivato, dei codici via SMS (il numero indicato in vaccinazione), o quantomeno le segnalazioni delle app IO e Immuni.
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