In questi giorni ci avete mandato ogni genere di segnalazione su George Floyd, il cittadino americano morto durante un arresto violento, con un ginocchio a mozzarne il respiro mentre pregava per la sua vita.
Vi siete commossi per la frase I can’t breathe, la preghiera di chi non riesce a respirare ma, passata l’indignazione collettiva e trovate altre ragioni per sentirvi indignati e virtuosi vi siete rapidamente dimenticati di George Floyd.
Ma non potevate far sparire le proteste in America, vero?
Quindi avete deciso per quello che i cattivisti da tastiera come voi fanno: avete ripetutamente diffamato la memoria di un morto che non può alzarsi per difendersi, negandone la morte o peggio svilendolo e deridendolo come persona per avere il diritto di cannibalizzarne la memoria.
Qui siamo sospesi tra le illazioni e la solita tentazione complottista di vedere false flag ovunque.
Un po’ come quella volta che qualcuno fu querelato per avere dichiarato che le vittime del Bataclan erano attori.
Nasce tutto da quella fucina di complotto di 4chan, dove qualcuno ha trovato foto di un attore porno di un film amatoriale di anni fa con un tatuaggio simile a quello di Floyd. Era Floyd? Non lo era? Questo lo scopriremo immagino nel futuro prossimo.
Da qui ad immaginare una sorta di gigacomplottone televisivo dove attori vengono usati per inscenare qualcosa, quando Floyd era un personaggio conosciuto nella comunità e, a modo suo come tutti noi amato, è offensivo per l’intelligenza umana.
E qui non ti sarà consentito di finire la frase.
Sono passati meno di duecento anni dai tempi in cui Victor Hugo scriveva, nei Miserabili, la tragedia di Jean Valjean, un tempo un piccolo criminale che, pentitosi, era diventato un cittadino esemplare e modello, protettore dei deboli, amorevole padre adottivo, amministratore e sindaco di una piccola comunità ma perennemente inseguito dal crudele Javert.
Persino Javert nel finale ha un moto di pietà e resosi conto di aver lasciato il suo senso di giustizia renderlo cieco e crudele, alla fine lascia Jean Valjean libero di scappare e disperdersi tra i Moti di Parigi prima di compiere egli stesso l’estremo gesto triste per aver sprecato la sua vita e rovinato quella altrui.
Voi a casa? Non avete neppure un attimo di riflessione.
Emily Mee, giornalista per Sky News, lo descrive non a caso come un gigante buono in cerca di redenzione.
E la sua storia somiglia parecchio a quella del Jean Valjean che, evidentemente, i piccoli Javert a casa a parole avrebbero voluto strangolare personalmente, anche se sappiamo benissimo per esperienza diretta che chi minaccia qualcuno di morte, spesso anche noi di Bufale solo per il fatto di esistere, raramente ha il coraggio di mettere in pratica le meschinità che descrive e ancora più raramente messo in faccia alla sua brutalità se ne avvede e se ne ravvede.
Atleta, padre di famiglia, membro attivo e premuroso della comunità, Floyd era gravato secondo alcuni documenti legali da un arresto per rapina nel 2007, completando il processo di riabilitazione che la pena comporta.
Agli occhi della legge, George Floyd aveva scontato la sua pena, e come Jean Valjean prima di lui, aveva deciso di continuare ad espiare per il resto dei suoi giorni, diventando coinvolto nella vita della parrocchia locale e, sette anni dopo, girando dei video contro la violenza e l’uso delle armi pregando i giovani di non compiere l’errore che aveva gravato sulla sua vita e, nel caso stessero meditando di perdersi nel crimine, tornare a casa, abbandonare la violenza e rinunciare all’uso delle armi endemico negli USA.
Ma anni e anni di redenzione evidentemente non bastano a quel pubblico assetato di sangue che per un click su Internet minaccerebbe famiglie e bambini.
Il popolo della Rete ha lanciato la sua sentenza, contraria a quella dei Tribunali e dell’umanità stessa: per loro George Floyd doveva morire in quella strada, soffocando e piangendo, perché il diritto alla Redenzione per il Popolo della Rete non si merita giorno per giorno, ma si ottiene piangendo quando la polizia ti bussa in casa per aver minacciato qualcuno.
A parte il fatto che in nessuna situazione civile se un cittadino chiama la polizia perché vede qualcosa che vorrebbe verificare dovrebbe trovarsi davanti un cadavere, la storia di Mahmoud Abumayyaleh è stata artatamente ritoccata
Siamo di fronte alla solita fabbrica del meme, strumentalmente brandita sulla memoria di George Floyd.
Ovvero la storiella di George Floyd che come il Totò della Banda degli Onesti va da un tabaccaio di colore con soldi falsi e viene da questo denunciato alle autorità che ne cagionano la morte.
Cosa istruttiva… nei confronti di chi ha diffuso il meme perché dimostra che:
Mahomoud Abumayeelah non era neppure lì, come ha avuto modo di spiegare più volte ma nessuno ha voluto ascoltarlo.
Succede solo che un giovane commesso, trovandosi in cassa una banconota da 20$ falsa e ritenendo venisse da George Floyd ha fatto la sua segnalazione. Con gli esiti che tutti conosciamo e che stiamo ancora patendo.
Il che non implica che George Floyd abbia effettivamente pagato con una banconota falsa, non implica che l’abbia fatto con intenzionalità e non implica che si possa finire per terra con un ginocchio sulla gola perché per avventura avevi addosso una banconota falsa.
E non vi consente di lavarvi la coscienza lavando una tragedia coi vostri sputi.
(Foto in articolo: Minneapolis, Minnesota May 30, 2020 12:30pm On May 25, Minneapolis Police officers arrested George Floyd, handcuffed him, then held him down on his stomach while Derek Chauvin put a knee on his neck as Floyd pleaded for breath. George Floyd died soon after. The four officers at the scene have been fired. Derek Chauvin has been arrested and charged with 3rd degree murder and 2nd degree manslaughter. 2020-05-30 This is licensed under the Creative Commons Attribution License. Give attribution to: Fibonacci Blue)
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