Transfemministe strappano manifesto elettorale di Giorgia Meloni: questo lo scenario apparso ad Olbia, ripreso sia dalla coordinatrice regionale locale che da una rivendicazione. Nella quale la distruzione viene commentata “la distruzione di un manifesto del politico fascista Giorgia Meloni”.
Va detto e lo ripetiamo: la campagna elettorale è nata marcia e destinata a peggiorare. Esasperata, enfatica, fortemente identitaria al punto di manifestarsi nelle forme (ben lontane dalle campagne elettorali cui eravamo abituati solo due generazioni fa) della distruzione fisica del simbolo opposto.
In uno dei video circolanti nella rete e rilanciati dal Corriere si vede un gruppo di manifestanti che, accantonate le gioiose bandiere del Pride per un attimo, si dedicano alla distruzione dei manifesti elettorali di Giorgia Meloni, per poi imbrattarli, stenderli in terra e ballarci sopra a ritmo di musica, al grido di «Chi non salta fascista è».
Ora, il vandalismo elettorale è stato purtroppo una costante del gioco da tempi immemori, basti pensare alla campagna di dispetti nel film “I due deputati” di Franco e Ciccio tra gli amici-nemici deputati delle defunte formazioni PCI e DC.
E non è la prima volta che una mano anonima si dedica al vandalismo elettorale come mezzo (sviato) per le elezioni. Manifesti devastati di FdI sono stati avvistati a Latina e Marino per tutto il mese, riesumando la pratica del “raid punitivo” che distrugge il simbolo come segno di opposta militanza.
Sia nel caso di Latina che nel caso di Olbia FdI sembra seriamente intenzionato a reagire
“Si vede chiaramente cosa è successo – ha scritto in una nota l’esponente politico di FdI per Olbia –. Quel manifesto è stato affisso in uno spazio, quello spazio assegnato da un privato, previo pagamento, ad un altro privato. È questo l’esempio della civiltà che siamo/siete? È questo il modo di agire? Il non rispetto degli altri?”.
E speriamo che la campagna elettorale torni a scontrarsi nei dibattiti e nei fatti, sui programmi e su ciò che è necessario per l’Italia in questa dura stagione di venti di guerra, disoccupazione e Pandemia.
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