TikTok supera Google come motore di ricerca: questa una fake news di cui si è occupato il Community Manager ed esperto di Internet e marketing Giorgio Taverniti.
Meglio di così, francamente, non si poteva fare. Nessuno poteva fare. Segnalarci l’articolo per una rilettura ci ha donato quindi un momento assai gradevole di miglioramento personale, confermandoci alcune intuizioni di cui coglieremo l’occasione per parlare.
Ma parliamo dal nocciolo fondante dell’articolo. La notizia per cui TikTok supera Google come motore di ricerca è fortemente esagerata, per citare Mark Twain.
Per restare nel nostro, è una completa fake news.
Partiamo da due punti dell’esposizione indicati dal Taverniti. Uno tecnico e fattuale, uno sempre tecnico ma basato sull’oggetto
Dal punto di vista meramente fattuale l’analisi su TikTok deriva da un articolo di Techcrunch.
Ottima rivista va detto: in questo caso però dall’esposizione alquanto spannometrica.
Le affermazioni chiave sono
These users don’t tend to type in keywords but rather look to discover content in new, more immersive ways
Questi utenti non scrivono parole chiave, ma cercano contenuti in nuove maniere immersive
e
“In our studies, something like almost 40% of young people, when they’re looking for a place for lunch, they don’t go to Google Maps or Search,” he continued. “They go to TikTok or Instagram.”
“Nei nostri studi, qualcosa come il 40% dei giovani quando cercano dove mangiare, non lo fanno andando su Google Maps o Search, vanno su TikTok o Instagram”
Superato il momento “boomer” del gioane come specie a parte, abbiamo a tutta evidenza un fenomeno diverso e dei dati diversi.
Il dato non diventa più il giovane che usa TikTok al posto dei motori di ricerca, ma il 40% dei giovani (di suo, percentuale che non supera la metà di niente) che casualmente si imbatte su TikTok e Instagram nelle storie di altri giovani che mangiano e decide di mangiare lì.
Fine.
Quella percentuale (dato statistico) va dimidiata e divisa tra TikTok e Instagram, ulteriormente riducendosi.
E dal punto di vista non statistico, ma fattuale, tecnicamente nessuno di quei giovani è andato a “cercarsi su TikTok o Instagram il ristorante”.
Si è imbattuto in esso.
Ovviamente, TikTok non è un motore di ricerca. È un social, una piattaforma di microblogging con caratteristiche che lo rendono appetibile ai giovani.
Dichiarare che TikTok supera Google come motore di ricerca è un po’ come dichiarare che un uccello supera una lucertola come miglior mammifero.
Non ha senso perché non parliamo di mammiferi.
TikTok e Google non giocano allo stesso gioco, non usano la stessa palla, non giocano nello stesso stadio, non fanno parte del diverso campionato e non sono neppure lo stesso sport.
L’analisi di Taverniti è però interessante anche per una seconda ragione. Non è corretto dichiarare che TikTok supera Google come motore di ricerca.
Chiunque abbia aperto Facebook o YouTube negli ultimi mesi e non sia vissuto sotto un sasso sa che effettivamente Internet si sta “TikTokizzando”, o meglio sta accettando il modello TikTok come prevalente.
Un numero corposo di “reel”, i video brevi sulla piattaforma, vi accoglieranno con un loghetto di TikTok da qualche parte. Denunciando quindi la loro natura di contenuti estrapolati dalla piattaforma da utenti in cerca di visual.
Troverete anche tra gli YouTube Shorts una certa presenza di TikTok-ers di pregio in trasferta.
TikTok con tutte le sue criticità e le “challenge” ha di fatto settato un modello.
Un modello gradito ai giovani e che comincia ad essere inseguito dai meno giovani. Il video breve non spontaneo, non “genuino” (dietro un video c’è moltissima preparazione) ma che conserva la freschezza e la leggerezza di entrambe le qualità.
La storia dei Social può essere descritta come una migrazione tribale dove i giovani trovano una “Terra Promessa” dove usare i loro linguaggi e i loro contenuti, e i loro genitori li inseguono per piantare le tende, criticarli e costringerli alla fuga su ambo i lidi.
Se volete un esempio di questa dinamica, vi ricordo il breve terremoto estivo della storia del “Corsivo”.
Niente di più che uno scherzo tra ragazzine, riproposizione della gag dell’improbabile accento meneghino dei ricchi e annoiati ragazzetti post-Paninaro diventato sui social più “Boomeristici” una improbabile e violenta battaglia di civiltà per salvare la lingua di Dante dai “giovani”.
Il giovane pianta bottega su un Social. Il giovane in quanto avvezzo alle nuove tecnologie.
Il giovane invecchia, e se non lo fa l’adulto lo segue. Come nella saga della Torre Nera di King, “L’Uomo in Nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì”.
Il giovane arrivò nel web 2.0, e l’adulto lo seguì.
Facebook divenne una landa di “buongiornissimi e caffè”, e i giovani andarono su Twitter.
Twitter che divenne una bolla autoreferenziale della politica più beceramente “anziana”, fucina di posizioni retrograde, a tratti misogine, omofobe, negazioniste e nostalgiche, costringendo i giovani a fuggire.
La politica e le fake news, ne siamo certi troveranno i giovani anche su Tik Tok.
A volte qualche politico cerca l’avventura sul social giovane, a volte ci arriva un affermato scrittore.
Purtroppo molte volte ci arrivano le stesse fake news del mondo “adulto”.
Quando la gentrificazione si sarà compiuta, i giovani dovranno loro malgrado migrare e ripetere il ciclo. Per ora, noi adulti guardiamo dallo spioncino un mondo che non capiamo.
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