A volte dobbiamo riesumare e rispiegare bufale vintage, come quella sul vaiolo delle scimmie malattia omosessuale. Perché si sa, i bufalari e i complottisti hanno pochissima fantasia, o meglio sanno benissimo che una bufala si condivide in pochi secondi ma il fact checking chiede tempo e precisione.
E i loro pubblico di riferimento ha più volte dimostrato di essere del tutto privo delle competenze per verificare: passando quindi dalla storia dell’arte (vedi saga del tableau olimpico) alla virologia con le stesse falsità, poche e confuse bene.
Come la storia per cui il vaiolo delle scimmie sarebbe “una malattia gay” di cui non preoccuparsi, ridiffusa ad arte da fonti su X.
Eravamo nel 2022, e toccava ai colleghi di Reuters censire diversi profili con improbabili video e condivisioni che dichiarano che monkeypox, il vaiolo delle scimmie è una malattia omosessuale.
Anche in Italia apparivano timori pruriginosi del genere, denunciati dalla stessa Rosaria Iardino, presidente della Fondazione The Bridge, che cominciò, da sieropositiva all’HIV, la sua battaglia contro le discriminazioni con il famoso bacio all’immunologo Ferdinando Aiuti.
La situazione è la stessa. Abbiamo una malattia che si contrae col contatto diretto. Per il vaiolo delle scimmie va detto è più facile, dato che si contrae mediante goccioline esalate, contatti stretti, lesioni infette e materiali contaminati mentre il vettore di HIV sono i fluidi corporei (sangue, contatto sessuale…).
Abbiamo quindi una situazione dove lo scambio di fluidi corporei avviene facilmente, ed è il sesso. Il vaiolo delle scimmie si contrae per contatto diretto sessuale e non sessuale: il sesso tende ad invitarti al contatto diretto per ovvie ragione, rendertelo piacevole per ovvie ragioni e abbassare le cautele ordinarie per ragioni altrettanto ovvie.
Ma come ricorda il dottor Boghuma K. Titanji dell’Università di Emory “Ai virus non importa il tipo di sesso che fai e il tuo orientamento sessuale”.
Teoria simile a quella espressa dalla Iardino equiparando le due “propagande”
“Quello che possiamo dire – continua – perché è scientificamente provato, che alcune pratiche sessuali sono più a rischio. Non sono le persone ad essere imputabili. L’orientamento sessuale non determina malattia, bisogna essere chiari. Anche in questo caso il preservativo è un importante strumento di protezione. Serve fare prevenzione in tutti quei luoghi dove c’è promiscuità”
Ne avevamo parlato: il fatto che alcuni casi registrati contengano omosessuali rischia di introdurre una fallacia di falsa causa. Esattamente come ai tempi della prima diffusione dell’AIDS la comunità omosessuale finì “marcata stretto”, spesso ghettizzata, sovente creando una falsa assoluzione del sesso eterosessuale come “sicuro” causa di problemi di diffusione della malattia, la storia rischia di ripetersi.
Come dicemmo all’epoca, i rischi di questa falsa narrazione complottista sono gli stessi che portarono nel 1990 all’esplosione del rischio AIDS.
Considerato infatti l’HIV come una malattia che colpisce solo tossicodipendenti e omosessuali, la narrazione fece danni di ogni tipo, a corto e lungo termine.
Stimolando ad esempio l’eterosessuale medio a continuare ad assumere comportamenti a rischio convinto che la sua eterosessualità fosse uno “scudo magico”, e aprendo la stura alle varie “teorie alternative” di cui l’odierno movimento novax è solo una protesi.
Non nominiamo i novax solo per “sfregio” come essi potrebbero dire: il vaiolo delle scimmie, ricordiamo, è tra le malattie per cui un vaccino esiste, ma esistono anche teorie novax.
Teorie che vogliono il vaiolo “inserito nei vaccini” per vendere altri vaccini, o addirittura una malattia inventata per nascondere i fantomaci “eventi avversi”.
Tutte narrazioni nocive nel breve e nel lungo termine, e che come l’herpes accusato di essere “il vero vaiolo delle scimmie” continuano a reinfettare i social mediante il loro serbatoio di elezione: novax e complottisti.
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