Torna a casa Las.. Kaos, quando la rete non ragiona.

C’era una volta…
– Un cane! – diranno subito i miei piccoli lettori.

– No ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta uno sconfortato fact checker che decise di lanciare un esperimento sociale per capire fino a che punto poteva arrivare la rete.

Sappiamo benissimo che gente c’è là fuori: se esiste un motivo per cui noi stessi ci asteniamo dagli esperimenti sociali è perchè sappiamo di vivere nel paese in cui se in una fiction compare un numero di telefono orde di picchiatelli telefonano a Rosy Abate, Regina della Mafia, sottomettendola con parolacce da Leone da Tastiera mancato per salvare l’umanità dal crimine come un Supereroe della coprolalia ed in cui quotidianamente altre orde di picchiatelli chiedono la nostra testa o scrivono a questo o quel famoso personaggio implorando il nostro licenziamento (come se fossimo pagati da qualcuno).

Sappiamo, sostanzialmente, che nonostante c’è chi (sin dal lontano 2015!) vorrebbe metterci a tacere e renderci obsoleti la nostra opera non è mai stata più necessaria di così, e non possiamo permetterci esperimenti o di deviare dalla nostra funzione.

Ma proprio per il complesso di situazioni altamente ricche di frustrazione di cui sopra, capiamo che vi possa essere scoramento.

E comprendiamo come una bella mattina il collega di Web Svelato possa, colpito da contanto scoramento, dimostrare a quali bassezze può arrivare la triste saga del Tizio che compare in una foto.

Alla cosa, noi dedicammo un editoriale, lui un semplice montaggio

Domanda ingenua: 2500 condivisioni dirette e un numero incalcolabile di condivisione indirette, pizzicate da altri colleghi (come quelli di BUTAC) su varie echo chamber che hanno semplicemente ritagliato il logo FAKE in fondo alla foto aggiungendo la turpe didascalia foto presa dal web.

Perché lo sappiamo: lo sappiamo benissimo, sin dai tempi in cui, inseguendo una pagina satirica che aveva deciso di fare uso della bufala dei maestri Giapponesi che, novelli Shogun Mitsukunimito, non si inchinano neppure dinanzi all’Imperatore, siamo arrivati ad un blog riportante la seguente, inquietante, disgustosa frase:

La notizia è sul web e non c’è motivo di dubitarne. Molto probabibilmente è vero

Perché si sa, se è su Internet è vero.

Nessuna meraviglia che se su Internet si racconta che noi fact checkersiamo obsoleti, allora la menzogna ha mano libera, nessuna meraviglia che basti prendere la foto di una vecchietta a caso per sobillare gli istinti peggiori della plebe.

Nessuna meraviglia he un post evidentemente ironico, se non sarcastico e ricolmo di burnout e disperazione per lo stato di abiezione della Rete sia diventato esattamente quello che voleva combattere.

Il motivo per cui noi avremmo preferito bacchettarvi con un incisivo editoriale che avreste letto in 10, di cui otto sarebbero corsi su un Social Network a caso a lamentarsi di noi.

Perché la foto, ovviamente un fake, ovviamente la foto di un cane americano, ha portato il nostro collega ad una serie di amare riflessioni, e giustificate, che vi sottoponiamo

Seguite da un tentativo di serrare i ranghi tra chi aveva creduto nella bufala, chi aveva deciso di sfuttarla, e chi aveva compreso

Pivotale  e seminale è questa riflessione

 

Per scrivere un articolo di debunking ci vogliono anche dei giorni e se va bene si arriva a qualche centinaia di condivisioni e qualche migliaia di visualizzazioni in un certo periodo di tempo. Un’immagine idiota come il fake sul cane Kaos fatta in due minuti e postata questa mattina sta già arrivando a mille condivisioni (appoggiandomi in partenza a solo tre gruppetti, se avessi postato in più gruppi e più grandi adesso saremmo a numeri maggiori) con 50.000 visualizzazioni in meno di un giorno. La vita online del bufalaro è facile, quella del debunker una merda.

E per cosa poi? Già superate le 500 visualizzazioni, il sottoscritto si trova a combattere con l’insolenza di chi lo vorrebbe “pakato” da Massoni, Rettiliani, Kasta, Soros, VENOM e Cobra, con l’occasionale minaccione di morte girato alle autorità previa moderazione di gruppo, l’effetto Dunning-Kruger di chi si dichiara pronto a sostituirlo, lo riempie di speranza per potersi finalmente ritirare in un mondo dove tutti sono in grado di discernere il vero dal falso senza aiuti e poi telefona convinto a Rosy Abate in una stanza poco illuminata dove foto del motore dell’aereo di Renzi sono attaccate con lo spago ad immagini di varia natura e non sempre del tutto legale, video di poco falsi ed altre scene a metà tra la discesa nella follia di John Nash in “A Beautiful Mind” e la fabbricazione di cappelli di stagnola per difendere la mente dal controllo alieno.

Ma di quelle 500 visualizzazioni, almeno 300 saranno di persone pronte a capire e confrontarsi, e spiegare.

E tanto mi basta.

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