BUFALA Tonno Coop e Nostromo FAO 61 e 71 è radioattivo – bufale.net

Il tonno più economico che trovate nei supermercati, dove c’è stampato FAO 61 o FAO 71, proviene dal mare del Giappone dove è stata riversata l’acqua contaminata di Fukushima. Molti produttori fanno inscatolare il tonno in località non sospette con etichette italiane o europee per non far capire che il pescato proviene dal Giappone. Controllate sempre il numero Fao.

Abbiamo già discusso in passato, proprio con riferimento alle bufale più risalenti nel tempo, di come sovente incroci emotivi tendano a rendere alcune bufale eterne, ovvero a cogliere la palla al balzo per “sanzionare” enti come la grande distribuzione e le multinazionali del cibo, ree di portare sulle nostre tavole prodotti “lontani dalla tradizione” e quindi da accogliersi con sospetto e diffidenza, ovvero stranieri, quindi che in qualche modo possano, a dire (poco condivisibile) del bufalaro detrarre qualcosa alla nostra italianità.
Ciò è il caso della bufala del Tonno FAO 61 e 71, la cui genesi affonda nel disastro di Fukushima del 2011.
Ancora infatti nel 2013 circolava la ricorrente bufala per cui le scatolette di tonno esitate in molti Supermercati a prezzi vantaggiosi potevano appartenere alle zone FAO 61 e 71, quindi essere fatte con carne di tonno contaminata dalle radiazioni.
Ciò è un rischio inesistente: come conferma infatti l’associazione Altroconsumo:

Gira per la rete un post che esorta a controllare ed evitare il consumo di scatolette di tonno “economico” che recherebbero l’indicazione della zona di pesca FAO 61 e 71, corrispondente al mare intorno al Giappone, inquinato dall’incidente di Fukushima. Il post, di provenienza sconosciuta, contiene i tipici elementi che ne mostrano la inattendibilità.

Zona di pesca del Giappone

In primo luogo, benché entrambe le zone FAO 61 e 71 corrispondano a zone di pesca localizzate nell’Oceano Pacifico, il Giappone rientra nella zona FAO 61 (e non nella zona FAO 71). La mail allarmistica contiene quindi un vero e proprio errore.
In secondo luogo, l’indicazione della zona di pesca sulle scatolette di tonno non è obbligatoria, e infatti spesso non si trova: sarebbe davvero assurdo che un produttore di tonno “economico” perché inquinato, si affrettasse però a indicare volontariamente sulla confezione la provenienza sospetta.

Controlli degli alimenti importati dal Giappone

Sgombrato il campo da questa bufala, vale la pena ricordare che è vero che tra gli alimenti che vengono importati  in Europa e nel nostro Paese dal Giappone vi sono anche i prodotti della pesca.
Proprio per questo, al momento dell’incidente nucleare di Fukushima, l’Europa (e di conseguenza anche l’Italia) ha rafforzato i controlli effettuati sulle merci provenienti dal Giappone e ha imposto l’obbligo di accompagnare ogni partita di alimenti e mangimi importati dal Giappone con una dichiarazione di conformità, corredata da certificati di analisi nel caso in cui gli alimenti provengano dalle zone incriminate. La verifica della validità della documentazione fornita dall’importatore e l’esecuzione di eventuali ulteriori controlli risultano ancora attualmente in vigore presso i posti di ispezione frontalieri.
Ad oggi non risulta nessun caso di prodotto risultato non conforme ai controlli. Non c’è dunque ragione di temere il consumo di prodotti ittici provenienti dalla zona FAO di pesca 61. 

Ci sentiamo di fare nostro l’appello di Altroconsumo: se già i prodotti delle aree FAO interessate sono sottoposti a rigidi controlli, lo scorrere del tempo ed il ciclo vitale e le migrazioni dei tonni hanno già abbattuto, e di molto, ogni presunto rischio che avrebbe astrattamente potuto esserci.

Fidatevi dei controlli, e mangiate serenamente.

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