Ci segnalano i nostri contatti l’ennesimo caso di diffamazione contro una ditta, in questo caso il Tonno Auriga. Un video, che vi offriremo solo in screenshot per evitare di farvi immeritata pubblicità, accompagnato da una voce stentorea con cadenza dialettale
Nel video si vedono mani maschili che lavano e manipolano il tonno fino a lasciarne solo le fibre (fenomeno, come spiegheremo, normalissimo), con un lungo audio trascrivibile così
Tonno al naturale AURIGA. Me..o’ fanno.. a… Erice! Siciliano! Dopo il caso del tonno argentino! Il caso del Tonno siciliano… (scroscio d’acqua, voce femminile di sfondo). Eccoci qua, ci si può lavare la macchina! Spugnah!! Guardate qua! È fibbra! È fibra! che noi mangiamo! E pure moriamo! Guardate voi! (scroscio d’acqua) Prossimamente farò il video a scatoletta chiusa per farvi vedere che le cose sono veramente così. È il tonno che non si squaglia! Il tonno che non si squaglia, picciotti!! E noi cosa mangiamo… noi cosa mangiamo guardate qua! (lacrime) Ma che cos’è… penza (unintelleggibile), ma che cos’è! Questo è tonno, è tonno… (voce rotta dall’emozione). Incredibile! E niente, non si squaglia, non se ne va! Cosa ci danno a mangiare! Uno prende roba siciliana, dovrebbe essere buona la roba siciliana! Guardate qua… tonno! Questo doveva essere tonno! C’è l’odore del tonno soltanto! C’è solo l’odore del tonno, incredibile, allucinante allucinante, straccetti di stoffa ci danno a mangiare macinati. Tonno Auriga, fatto a Erice, non si scherza!
Abbiamo già parlato di questo fenomeno, che bizzarro non è.
È successo col Tonno Esselunga, è successo in passato sempre col Tonno Auriga succederà sempre con ogni scatoletta di tonno.
Semplicemente succederà ogni volta che qualche aspirante food blogger dimenticherà che la carne di qualsiasi animale è composta da fibre.
Siamo all’assurdo: compriamo il tonno perché, ricco di fibre alimentari, rinforzi e fortifichi l’attività del nostro apparato digerente, ma quando ci imbattiamo nelle stesse fibre, rifiutiamo la loro esistenza dichiarando l’alimento tanto desiderato nocivo con tanto di video di protesta su Facebook.
Come dicemmo all’epoca,
Se io dichiaro che nel tonno, anzi, di un tonno del quale mostro espressamente la marca ci sono sostanze pericolose e/o nocive, lo faccio assumendomene ogni responsabilità.
Non sarà certo una formula dubitativa buttata lì dopo aver lanciato una vera e propria granata mediatica tra i propri followers a diminuire la portata della nostra accusa: non posso semplicemente tirare il sasso nello stagno e nascondere la mano. O, in questo caso, gettare un prosciutto ai piranha e far finta di niente.
Anche perché, come abbiamo detto più volte, in quelle “fibre sintetiche” (che tanto sintetiche non sono) non c’è niente di sordido e misterioso: sarebbe anormale non trovarle.
È lo stesso principio alla base delle precedenti accuse di Febbraio, e lo stesso principio alla base del famigerato video sui “cinque segreti dell’Industria Alimentare” dove una graziosa modella solitamente usa a mostrarci come creare fermacarte di cemento e vezzosi portacellulare in colla a caldo e colori vivaci aveva deciso di denunciare al mondo il complotto del glutine contenuto nel pane.
In entrambi i casi, i nostri scienziati improvvisati hanno scoperto l’esistenza delle proteine insolubili e delle fibre. Fibre naturali, non fibre sintetiche.
Quello che resta di un prodotto della panificazione a base di glutine se sciogli tutto il resto con un lungo e tedioso lavoro, e quello che resta del pesce bollito una volta che la carne viene “lavata via”.
Come dicemmo già all’epoca, e non ci saremmo certo ripetuti se voi non l’aveste fatto, la stessa esperienza si ripeterà immancabile con ogni scatoletta di tonno di ogni marca, ma anzi persino col brodetto di pesce di vostra nonna.
Ed in questo caso accuserete vostra nonna di essere collusa con le cospirazioni?
Semplicemente, come ricordammo già a febbraio, la preparazione del tonno in scatola prevede che tranci di tonno bollito, selezionati per la loro tenerezza, vengano messi sott’olio per conservazione e sapore ed inscatolati.
Quindi, abbiamo già un pezzo di tonno bollito, dal quale la componente fibrosa è già parzialmente distaccata, ed un “semplice” lavaggio può farla riemergere.
Come accade col brodo della nonna, o come accade per pezzi di pane e prodotti dolciari risciacquati in colini da aspiranti scienziati culinari che difettano però delle cognizioni necessarie per interpretare il frutto del loro lavoro.
Non a caso abbiamo usato il tag “complottismo”: temiamo infatti che questo esperimento “scientifico” (che in realtà di scientifico nulla ha), ripetuto da febbraio ad oggi non contando il simile “esperimento” sul glutine possa essere la Sindrome di Morgellons del XXImo secolo, possa spostare nelle menti dei lettori più impressionabili le misteriose fibre sintetiche dalle ferite aperte (che la scienza ha dimostrato contenere semplicemente fibre tessili degli abiti con esse venute a contatto) ai cibi.
Unendo così all’isteria l’ortoressia.
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