Telethon e la scimmia decapitata
Abbiamo già messo in conto che tornato Telethon sarebbe tornata la virlità ed i cacciatori di bufale: da ora con l’apparizione di una scimmia decapitata perché si sa, il mondo è pieno di pseudoantispecisti che ostentano amore per gli animali proponendo stupri, violenze, massacri, vendette e campi di sterminio per esseri umani come loro (almeno di nascita).
Così ecco che appare sulle nostre bacheche l’immagine di una scimmia decapitata con una didascalia
Una sola parola: “telethon”.
La falsità non è pronunciata chiamaramente, ma suggerita con un tono evidente ed irritante: Telethon decapita le scimmie, quindi non bisognerebbe donare a Telethon.
Frase che immaginiamo pronunciata col livore con cui Papà Turner, personaggio della nota serie animata “I Fantagenitori”, apostrofa il suo vicino di casa ricco, felice e di successo
Perché di una bufala si tratta: la foto non ha niente a che fare con Telethon, e neppure con alcuna sperimentazione legalmente possibile (quindi, oggetto di finanziamento tracciabile) in territorio occidentale.
Si tratta di una immagine tratta dagli esperimenti di Robert White sul trapianto di testa, un tempo considerato un risolutorio santo Graal per molte patologie sistemiche coinvolgenti l’intero corpo umano (l’opinione dell’epoca era che tra il morire tetraplegico ed il vivere tetraplegico e costretto ad assumere farmaci antirigetto per il resto dei propri giorni, chiunque avrebbe scelto la seconda ipotesi), e col tempo abbandonata come pratica crudele e non necessaria e, ricordiamo, mai oggetto di donazioni da parte di Telethon.
Robert White ha eseguito il suo primo intervento neurochirurgico a 15 anni, sul cadavere di una rana, durante l’ora di biologia. Ha operato nei 50 anni successivi più di 10.000 cervelli, uno dei quali, è stato considerato nel 1970 come l’esperimento neurologico più ambizioso di tutti i tempi: il trapianto totale di testa. Ha trapiantato con successo la testa di una scimmia sul corpo di un’altra. Dopo poche ore, quando White le mise un dito in bocca, la scimmia gli diede un morso. E’ vero, White ha ucciso molte scimmie nella sua lunga carriera neuroscientifica, ma, nonostante molti ambientalisti lo odino, per molti altri è il salvatore di molte vite umane. Ha scoperto che i tessuti della mente, a differenza di quelli degli altri organi, non possono essere rigettati. Piuttosto che rimuovere il cervello e rischiare la morte, White decise di staccare l’intera testa della scimmia e di trapiantarla. La scimmia, tetraplegica( paralizzata dal collo in giù per la recisione della spina dorsale), sopravvisse quasi 2 giorni dopo il trapianto. I trapianti successivi, pur aumentando l’aspettativa di vita, non hanno mai risolto il problema della paralisi dovuta alla separazione del midollo spinale. Ad assistere al primo trapianto di testa in cui vennero utilizzate due scimmie, c’era Oriana Fallaci che, nel suo reportage “The dead body and the living brain” (il corpo morto e il cervello vivente), pubblicato dal megazine Look, dà un nome alla scimmietta-cavia, un macaco rhesus che lei battezza Libby, qualificandola conme essere vivente e ridandole dignità. L’esperimento di White può essere studiato sotto diversi aspetti: dal punto di vista politico, come simbolo del primato che gli Usa volevano vantare sul nemico comunista, in termini ambientalistici, come violenza su un animale cosciente, in termini etici. White disse che non si sarebbe ancora potuta effettuare un’operazione sull’uomo, dato che l’opinione pubblica non era ancora pronta ad accettare questo tipo di intervento. Gli Usa gli tagliarono i fondi, gli esperimenti proseguirono silenziosamente fino al 2010, anno in cui White morì.
L’esperimento di White, compreso di un critico commento sulla scelta della Fallaci di ribatezzare la cavia Libby, è stato inoltre descritto nel libro Stiff: The Curious Lives of Human Cadavers, di Mary Roach, scienziata e divulgatrice, edito in Italia da Einaudi, che secondo la sua ricostruzione degli eventi non è mai riuscita a togliersi dalla mente il dubbio che la Fallaci avesse in mente l’intenzione di antagonizzare ed irritare White piuttosto che rendere omaggio alla scimmia Libby.
La foto della scimmia decapitata, che ora sappiamo avere il nome di “Libby” sono poi apparse in diverse petizioni contro esperimenti sui primati a partire dal 2016: nonostante il dottor Robert White fosse morto da ormai sei anni.
La struttura è la stessa dei presunti esperimenti sui cani e di altri simili casi da noi affrontati: nonostante gli stabulari difficilmente siano i luoghi di orrore descritti dalle bufale, se non altro perché un simile stabulario-lager non restituirebbe alcun risultato utile alla ricerca scientifica, una foto decontestualizzata e priva di ogni riferimento è tutto quello che l’indinniato speciale medio abbisogna per sentirsi migliore.
La “scimmia decapitata” è quindi l’ennesimo mezzuccio per sentirsi migliori negando alla carità pochi spiccioli.
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