Il tema della #tampontax è qualcosa che seguiamo da tempo. Da molto tempo.
Vi risparmieremo una lunga ripetizione di quanto esposto, rimandandovi a quanto dicemmo nella tornata più recente relativamente al “tampon book”.
Quando avrete fatto, tornate qui.
Sappiamo quindi che in Italia gli assorbenti sono inesplicabilmente collocati nello scaglione massimo di applicazione dell’IVA. Tassati più dei tartufi, sia freschi che lavorati, ma anche più dei gelati, della birra e dei santini elettorali, le noiose foto coi volti sorridenti dei vari candidati che ci ritroviamo ad intasare le cassette di posta ad ogni tornata elettorale e che, purtroppo, non possono essere usate per gestire il ciclo mestruale.
Eppure con la metà della popolazione in età produttiva circa che, sostanzialmente, non possiamo mandare all’avventura sanguinando sul posto di lavoro perché qualche “sveglione da Internet” dirà “Eh, ma io voglio il rasoio gratis”, di fatto gli assorbenti non sono neppure economicamente assimilabili agli altri “beni di lusso” indegni di una tassazione più leniente che lo scaglione elevato rappresenta.
Ne abbiamo avuto tutti, maschi e femmine, un assaggio in questi giorni. In un mondo in cui c’è gente che si lamenta, e rumorosamente, sui social, di volere prezzi calmierati per i test COVID e le mascherine “per andare al lavoro”, improvvisamente ci si ricorda che metà della popolazione deve pagarsi, e con lo scaglione più alto, gli assorbenti da mettere per non (ci si perdoni l’immagine: è necessario) sanguinare sulla sedia da ufficio.
Una startup teutonica al femminile ha avuto una geniale idea e provocazione per esibire il fenomeno: vendere un libro illustrato con in omaggio dei tamponi. Il libro, anche in altri paesi, ha una tassazione più leniente dell’assorbente intimo.
Nell’odierna giornata il comunicato: tra la richiesta di portare l’IVA sui Tamponi al 4% e l’eterno “blocco” al 22% ha prevalso la via di mezzo.
L’IVA sugli assorbenti scende al 10%.
Per tutti gli assorbenti, contrariamente ad una precedente proposta del governo GialloRosso che aveva abbassato l’IVA al 5% ma solo per i prodotti compostabili e biodegradabili, una ridotta percentuale del totale disponibile sul mercato che, peraltro, spostava il problema da un’esigenza femminile ad una questione ambientale.
La battaglia continua, del resto ora come ora non siamo più tra i fanalini di coda ma comunque nella “fascia bassa” di coloro che applicano la #tampontax nella sua forma più esosa.
Nel Regno Unito l’Iva è al 5%, in Francia al 5,5, in Germania nel 2019 grazie a una petizione è scesa dal 19 al 7 percento: siamo quindi ora superati da Ungheria (27%), Danimarca, Svezia e Norvegia (25%).
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