Senza Susan Kare il volto dell’informatica sarebbe stato diverso. Molto diverso. E parliamo del volto nel senso dell’immagine. Tutti sappiamo che un paio di forbici rappresenta il “taglia e incolla”, che un secchio di vernice rappresenta il riempimento per colore, che l’icona del floppy rappresenta l’atto del salvare un documento anche se l’ultimo nuovo floppy ha lasciato la fabbrica nel 2011 dopo una lunga agonia.
Non tutti sanno perché: perché una bella mattina Susan Kare fu chiamata ad un colloquio di lavoro per Apple come type design e restò come Macintosh Artist, di seguito con la “normalizzazione” di Apple Direttrice Creativa.
Ma la sua carriera cominciò dagli esordi di Apple, quando Apple era pronta ad essere una delle Nuove Grandi Tre (produttori di PC Compatibili, Apple, Commodore-Amiga) dopo essere stata una delle Prime Grandi Tre (Apple, Commodore, Tandy-Radioshack).
Nel 1982 l’allora 28enne Susan Hare era una scultrice, occasionalmente curatrice presso il Fine Arts Museums di San Francisco (FAMSF), dopo una carriera come artista freelancer, che continuò ad essere il suo sogno per tutta la vita.
Sempre nel 1982 Apple stava inseguendo il sogno di una interfaccia grafica: di lì a poco sarebbero nati l’Apple Lisa (1983) e, stante la necessità di avere un prodotto più economico e più tecnico, il primo Macintosh (1984), antesignano di un serie che di fatto non si è mai interrotta.
Per questo motivo Andy Hertzefeld, che aveva studiato al college con lei, le propone un colloquio per Apple.
In quel periodi Susan Hare stava lavorando ad una scultura di un cinghiale a grandezza naturale, ma sapendo che il colloquio riguardava un posto da type designer e ammettendo di essere una capace artista, ma a digiuno della disciplina, si preparò studiando Type Design in Biblioteca fino ad avere abbastanza conoscenze da impressionare Apple.
L’operazione riuscì in più di un modo: Susan Hare ebbe il suo posto di lavoro e scoprì che ogni parte del suo curriculum precedente era una combinazione perfetta col suo nuovo lavoro.
In gioventù Susan Kare aveva studiato ricamo a fili contati: chiunque abbia mai creato un videogioco o pasticciato con la pixel art sa che il modo più efficiente per creare immagini è riempire una griglia.
Siamo, ricordiamo, nel 1982, col Lisa già in cantiere e il Macintosh a premere: l’obiettivo di Apple è avere un’interfaccia grafica da presentare a persone che non solo non avevano probabilmente mai visto un computer nella loro esistenza (il concetto di Home Computer era relativamente recente), ma che presto si sarebbero trovate dinanzi ad una delle prime interfacce grafiche diffuse a livello commerciale e dinanzi ad uno dei primi mouse “obbligatori” (come abbiamo visto, Jobs “sistemò” le interfacce di Lisa e Macintosh in modo da scoraggiare l’uso della tastiera e incoraggiare l’uso del mouse).
Susan Kare quindi progettò font come il Chicago, usato nell’interfaccia utente di MacOS fino al 1997 e nei primi iPod e il Geneva, il Monaco e il San Francisco
Ma anche icone basate su una griglia 32*32 come il Dogcow (parte del font Cairo), il “cane pezzato” dal mantello simile ad una mucca (noto agli iniziati come Clarus) usato per identificare il verso di stampa nelle pagine di prova delle stampanti, e in realtà una buffa cagnolina il cui verso è “moof” (unione di un muggito e dell’abbaiare di un cagnetto).
Se il concetto di un font-raccolta di immagini come Cairo ha di fatto anticipato le Emoji (anche se esperienze come il PETSCII dimostrano che i dingbat font, i “font ornamentali” erano parte dell’esperienza informatica e mezzo per inserire immagini tra i testi, non è stata la prima creazione a diventare illustre.
Il Mac Sorridente per segnalare un avvio riuscito, la bomba per segnalare un errore, il cestino dei rifiuti come rappresentazione grafica della cancellazione dal desktop, le icone di salvataggio e copincolla sono tutti frutti del tentativo di Susan Kare di rendere semplice e immediato quello che per molti era un mondo nuovo, ostico, freddo e aperto solo agli “iniziati”.
Ancora adesso ogni tastiera Apple porta con sé il tasto “Command”, tasto modificatore nato quando Steve Jobs rappresentò a Susan Kare la necessità di avere un tasto con un simbolo peculiare ma senza abusare della Mela.
Dopo l’avventura con Apple, Susan Kare seguì Steve Jobs in NEXT, per poi disegnare parti dell’interfaccia di Windows 3.x (tra cui le icone del solitario) e per programmi Autodesk, Facebook, Fossil, General Magic, IBM, Microsoft and PayPal.
Su Facebook creò le icone per i “doni virtuali”, i cui ricavi andarono in beneficienza, e tutt’ora lavora per Pinterest.
Le sue icone sono disponibili al MOMA, nella mostra permanente This is for Everyone: Design Experiments For The Common Good.
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