Sulla questione Mamafrica – Silenzio, parla la magistratura
Ci sono volute 300 chat singole e una video diretta di un’ora per spiegare a tutti i nuovi followers (di cui il 90% senza like alla pagina e il 50% con nomi fake come Arcangelo Fo) un semplice principio di cautela sulla questione Mamafrica: non è possibile dare informazioni prima che esse siano complete, e non è garantismo ricordare la differenza fondamentale tra rito cautelare e procedimento di merito.
L’abbiamo fatto più volte, in modo bipartisan, sia per imputati “stranieri” che “autoctoni”, e lo rifaremo ogni volta.
Una doverosa premessa
È impopolare? In tempi in cui il Robespierre forcaiolo e manettaro finché non è la sua testa quella a finire nella ghigliottina (con una mascella rotta…) a imperare, sicuramente non è popolare.
Ma non saremmo Bufale.net se non fossimo prima di tutto buoni cittadini ligi alle leggi, ed un buon cittadino ligio alle leggi, all’etica e (nonostante non siamo una testata giornalistica) alla Deontologia Giornalistica rispetta le leggi di questo Stato, in primo luogo quelle che vogliono che i cittadini dello stesso siano innocenti fino a sentenza passata in giudicato e quelle che rispettano il segreto di indagine.
Non è garantismo, non è buonismo: è come funzionano le cose.
Quante indagini vengono bruciate perché rumori di fondo sono arrivati dove non dovevano? Quante volte abbiamo già visto il “Popolo della Rete” arrogarsi il diritto di anticipare la Magistratura, rendendosi colpevole di reati ancora più gravi di quelli ascritti al “villanzone” di turno?
Riassunto delle puntate precedenti
Come visto nel nostro precedente editoriale uno dei presidenti fondatori di Mamafrica, ONLUS attiva nel settore dell’accoglienza, è stato accusato di un grave reato, ovvero di aver abusato di un bambino in una casa famiglia a Togoville, nel Togo (ovviamente, in Africa).
Vi abbiamo detto più volte, e torneremo sull’argomento perché comunque notiamo che non avete ancora compreso il punto, la differenza tra indagato, imputato e colpevole non è solo una differenza di prammatica, o di grammatica.
Fornira una notizia confondendo i tre gradi allotropici dell’esistenza del soggetto sottoposto alle “attenzioni” del sistema giudico comporta, a sua volta delle gravissime responsabilità penali per chi diffonde la notizia.
Decidere che un indagato o un imputato sia colpevole, descrivendo come tale, di fatto autorizza l’imputato o indagato a denunciare per diffamazione aggravata dal mezzo sia la pagina che decidesse di offrire la notizia in modo inesatto che tutti i commentatori dal click e dall’insulto troppo facile.
E questo, ha anche senso: troveremmo raccapricciante l’idea di vivere in uno stato in cui le colpe le decide non un Tribunale con le cautele del caso, ma una Ronda Virtuale lesta a scrivere ma torbida nel pensiero.
È successo quindi che L., il presidente suddetto, sia stato sottoposto alla misura preventiva della limitazione della libertà personale (non ci è ancora dato di sapere, in questo stadio delle indagini, se della traduzione in carcere o degli arresti domiciliari).
È quindi successo che il popolo della Rete, uso a confondere cautelare e merito, abbia dichiarato L. pedofilo per direttissima nel processo più veloce dai tempi dell’uomo che vide Maurizio Mosca “comprando quattrocentomila lire di cocaina in Piazza Aspromonte”, venendo per questo celermente arrestato da Colombo e Marisa in soli quattro minuti.
Ne è conseguita una torma di personaggi con torce e forconi virtuali intenti a prendersela non solo con L. (inappropriato, ma potremmo concedere l’attenuante emotiva…), ma con chiunque fosse remotamente collegato a Mamafrica, inclusi social media manager e gestori della pagina, spargendo accuse di pedofilia e crimini a caso con una nonchalance tale da renderli, essi stessi, potenziali imputati in processi per diffamazione.
Ciò ha spinto gli admin della pagina a chiudere temporaneamente la pagina.
In via preliminare, sotto il peso delle numerose richieste pervenute, ci siamo occupati della vicenda coi pochi elementi che avevamo a disposizione, uscendo quindi con un Editoriale.
Non poteva essere un approfondimento perché da approfondire, in stati preliminari in cui la stessa autorità giudiziaria non aveva rilasciato alcunché e Mamafrica ancora non aveva spiegato perché la chiusura fosse avvenuta non c’era niente.
Non poteva essere una notizia, dato che la notizia sta “maturando” in queste ore.
Risultato: le orde barbariche, orfane della pagina chiusa, si sono spostate da noi rivolgendo le loro proterve e vomitevoli accuse di pedofilia anche al personale della nostra pagina, costringendoci a prendere i dovuti provvedimenti del caso (che non escluderanno altri provvedimenti, di natura anche giudiziaria, nel prosieguo di tali accuse).
Cosa sappiamo adesso
Adesso, nonostante all’inizio Mamafrica si sia inizialmente trincerata in un silenzio descritto a NextQuotidiano come
Contattata telefonicamente da NeXt Quotidiano la Onlus non ha voluto fornire ulteriori spiegazioni sulla vicenda né sulla scomparsa della pagina Facebook e ha ribadito che per ora le uniche comunicazioni con il pubblico e la stampa verranno curate dagli avvocati dell’associazione.
Abbiamo nelle ore passate, dopo il doveroso tempo elasso, ricevuto dall’associazione il consenso di divulgare un comunicato stampa, che incorporeremo e riporteremo
Comunicato Stampa
L’associazione Mama Africa Onlus, in relazione alle notizie di stampa che hanno riguardato la posizione del proprio fondatore Prof. E.L. e le vicissitudini giudiziarie che lo hanno portato a subire nei giorni scorsi una misura preventiva di limitazione della libertà personale per gravi accuse inerenti presunti abusi a carico di un minore, esprime la più profonda fiducia nel lavoro della Magistratura e degli inquirenti, certa che il L. potrà chiarire nelle sedi competenti la completa estranietà alle ipotesi di reato contestate.
È opportuo anche rilevare che, il procedimentopenale pende ancora nella fase delle indagini preliminari e che, pertanto, alcuna decisione in merito alla sua innocenza e colpevolezza risulta rassegnata dall’Autorità Giudiziaria.
Quanto alla custodia preventiva, non va neanche sottaciuto che i giudici della cautela, si sono espressi in maniera contrastante in ordine alla sussistenza della gravità indiziaria.
Infatti, il GIP di Nola, in prima istanza, ritenendo fondate le difese del L. respingeva la mozione cautelare, poi parzialmente accordata in seguito all’appello promosso dalla Procura di Nola.
Tanto per significare che non solo l’approfondimento processuale potrà fornire risposte adeguate agli interrogativi legittimamente sollevati.
Nel contempo sin da ora si riserva ogni azione a tutela dell’immagine e dell’improprio uso del nome della Onlus nei confronti di quanti hanno denugrato l’operato di essa sia nei Social Media che attraverso altri mezzi, nelle more della definizione del procedimento penale in corso e nel rispetto per cui le difese e le allegazioni del caso vanno effettuate nel processo e nelle sedi di accertamento della fondatezza o meno di accuse.
L’Associazione Mama Africa Onlus si riserva azioni future che verrano comunicate con tempestività alle autorità competenti.
Un comunicato interessante, che ci rende edotti di molte più cose di quelle che una lettura disattenta farebbe capire, evidenti consultando il nostro esperto legale
Ma non capisco! Ce lo dite o no che quello è pedofilo?
E beccarci una bella denuncia per diffamazione come quella che probabilmente hai già sul groppo tu e te ne accorgerai tra un po’?
Non possiamo dirlo non perché non vogliamo, ma perché proprio non possiamo.
Avete letto il comunicato? Siamo ancora nelle Indagini Preliminari, e non siamo gli enti deputati a decidere ci sono i colpevoli e gli innocenti.
Volete un verdetto di colpevolezza a mezzo Facebook? Diventerebbe un verdetto nei nostri confronti per diffamazione aggravata dal mezzo usato, e nei vostri per la vostra ossessiva richiesta.
La fondamentale differenza tra Misure Cautelari e Sanzione
Si parla, evidentemente, di misure cautelari.
Le misure cautelari sono dei provvedimenti emessi nel periodo intercorrente tra l’inizio del procedimento penale e l’emanazione della sentenza. Vengono adottati dall’autorità giudiziaria per evitare che si verifichino alcuni pericoli; nello specifico i pericoli che l’adozione vuole scongiurare sono: 1) difficoltà nell’accertamento del reato; 2) difficoltà nell’esecuzione della sentenza; 3) possibilità che vengano compiuti altri reati o che si aggravino le conseguenze di un reato.
Presentano determinate caratteristiche: sono strumentali al procedimento penale perchè mirano ad evitare che si verifichino i summenzionati pericoli; per le stesse ragioni sono anche provvedimenti urgenti; sono incidentali in quanto è necessaria l’esistenza di un procedimento penale; agli atti deve sussistere una prognosi di colpevolezza che però, in ossequio all’art. 27 Cost., comma II, deve essere ponderata alla luce del principio di presunzione di innocenza fino alla definitività della sentenza; sono provvedimenti immediatamente esecutivi, sebbene provvisori, in quanto oltre a venir meno con l’emissione della sentenza definitiva, possono essere revocate o modificate; sono impugnabili tramite i meccanismi previsti dal codice (riesame, appello e ricorso per Cassazione); sono espressamente tipizzate dalla legge; infine possono essere disposte solo con un provvedimento del giudice di cui la giurisdizionalità delle stesse.
Detto in parole semplici: siccome siamo ancora in uno stato di Diritto, nel quale nessuno può essere dichiarato colpevole se non in forza di sentenza passata in giudicato, nel frattempo comunque lo Stato ha il diritto di assumere dei provvedimenti tali da limitare le capacità del reo di ripetere un reato.
Ma siccome il diritto penale è comunque l’ultima risorsa dell’ordinamento, ed abbiamo superato da diversi secoli il Medioevo in cui le pene venivano irrogate a caso, senza sanzione, anche le misure cautelari vengono irrogate in un rigoroso ordine gradato, in cui la misura cautelare “carceraria” è l’ultima possibile ed irrogabile.
Un elenco di criteri è contenuto nell’art. 275 cpp, a cui si rimanda per la disamina, e che consentono all’imputato di poter richiedere, limitatamente all’applicazione delle misure cautelari, di adire il c.d. Tribunale del Riesame, che non decide nel merito, ma tocca la questione solo quel tanto che basta per decidere se l’imputato, che comunque resta imputato, debba restare a piede libero o debba essere trattenuto per timore che compia ulteriori reati, inquini le prove o si allontani.
Tribunale del Riesame per il quale, come abbiamo visto, vi è il cosiddetto fumus, ovvero elementi per cui E.L. potrà richiedere quel “riesame” presentando sufficienti elementi affinché la sua richiesta sia ascoltata. Anche se non è automatico, ma solo possibile, l’ottenimento dell’ordinanza richiesta.
Solo nel giudizio di merito infatti saranno raccolte prove e testimonianze, saranno escussi i testi e le parti coinvolte ed analizzato ogni singolo elemento atto a dichiarare la colpevolezza o l’innocenza dell’imputato.
Infatti, proprio perché il penale è una cosa drammaticamente seria, la clausola di limite dell’Ordinamento, qualcosa che interviene quando la civile convivenza ha fallito, nel Penale si procede letteralmente coi piedi di piombo.
Il rito Civile segue il criterio della probabilità: vieni condannato quando l’evento alla base della tua condanna è più probabile che sia accaduto rispetto alla non probabilità.
Ma il rito Penale segue il criterio della certezza oltre ogni ragionevole dubbio: la condanna consegue quindi un giudizio di merito, anzi una sentenza passata in giudicato. Consegue che ci sono tre gradi di giudizio, dal primo grado alla Cassazione, nel quale spetta al PM provare la colpevolezza dell’imputato, a questi è consentito difendersi, e al termine di questo (o esaurite le possibilità di gravame) si arriva alla condanna o all’assoluzione.
Al momento quindi, E.L. è sottoposto a misure cautelari, è in attesa di un procedimento penale nel quale conta di difendersi, e dal quale potrà uscire colpevole o restando innocente.
E ma a me mi avete tolto il commento! E pure a mio cugino che diceva che quello è pedofilo! Tu difendi i pedofili e sei pedofilo pure tu!!
Calmo con le parole: ti abbiamo detto che un giudizio non c’è stato, giusto?
E ti abbiamo detto anche che il moderatore inadempiente diventa correo del commento diffamatorio qualora dimostri di esserne a conoscenza, ma di non aver fatto nulla al riguardo (verrebbe scriminato se provasse di aver posto in cantiere le necessarie misure per dissociarsene, ovvero provare di non averlo lasciato lì con la volontà di farsene megafono).
Sostanzialmente tuo cugino che è venuto da noi a dare del pedofilo a questo o quello dovrebbe ringraziarci e lodarci per aver eviato a lui, a noi ed a te un bel giro in Tribunale che ci avrebbe portato gravissime conseguenze.
Rileggete ora il comunicato: i commenti diffamatori sparsi in giro per la Rete sono ora appannaggio degli avvocati di Mamafrica.
I quali possono, in ogni momento, bussare da noi e rendercene conto. Probabilmente, nel momento in cui abbiamo ricevuto la nota in cui si indicava il comunicato, erano già a conoscenza della querelle e non possiamo escludere ricadute penali verso chi abbia scritto commenti poco urbani dei quali gli stessi si siano avveduti.
Se vi chiediamo di fare i bravi, è solo perchè siamo bravi ed onesti cittadini e non vogliamo che voi deviate dalla retta via.
Sta a voi decidere come ricompensarci.
Hanno chiuso la pagina? Ma io ne ho lette…
In queste ore stanno uscendo e venendo nascoste per riapparire a tempo debito delle “Pagine clone” dal nome simile a Mamafrica, spesso storpiato in modo derisorio (mammtafrica, mammafrica).
Sapete già che il meme è ormai un linguaggio politico brandito come un empia mazza: quindi segnalatele, e sappiate che della loro presenza sono stati informati gli avvocati di cui sopra, come visto nel comunicato.
E probabilmente, sia coloro che sono apparsi sciamando su molte pagine Facebook, compresa la nostra, che gli autori delle pagine “meme” avranno un brutto risveglio.
E quindi?
Quindi ora silenzio, e si aspetta.
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