Una sola keyword ha affollato i social nella nottata dell’otto gennaio: Deltacron. Eppure, quello che sappiamo è decisamente poco.
Sappiamo, a tutta apparenza, che secondo i ricercatori di Cipro ci sono coinfezioni tra Delta e Omicron ed è comparso un ceppo che dovrebbe costituire una combinazione delle due varianti.
E questo è tutto quello che sappiamo, con maggiori informazioni che arriveranno non prima della settimana prossima.
Riteniamo pertanto prematuro, molto prematuro, aprire una discussione sulla nuova variante prima di risolvere una serie di questioni indispensabili per capire con cosa abbiamo a che fare.
È nella natura di un virus mutare. La mutazione non è solo un meccanismo di sopravvivenza, è quanto succede quando un organismo nato per moltiplicarsi obbedisce al suo imperativo biologico. Fotocopia un foglio di carta più volte, e questo arrivato all’ennesima fotocopia verrà fuori confuso e sdrucito.
Consenti ad un virus di riprodursi senza particolari ostacoli (vedi distanziamento sociale e vaccinazioni) ed è esattamente quello che farà.
Molte varianti però, letteralmente, non hanno niente da aggiungere ad una pandemia. Molte altre destano preoccupazioni.
Deltacron ancora desta allarme, ma sui social. Non sappiamo ad esempio quanto e se Deltacron sia più contagiosa o patologica rispetto a Delta e Omicron. Sappiamo che su 25 casi statisticamente è stata reperita con maggiore frequenza nei casi ospedalizzati.
Ma è pur sempre un campione di 25 casi, statisticamente ridotto.
Non sappiamo se Deltacron si diffonderà, o, come è avvenuto con Omicron rispetto a Delta, sarà “surclassata” dalla variante Omicron, al momento la variante nota di indubbia contagiosità maggiore, resa insidiosa proprio dal fatto di presentare sintomi minori, che la rendono enormemente sottovalutata e in grado di scavare la sua contagiosità sotto la trincea dei controlli.
Lo scenario di Omicron che “annega” Deltacron viene già dato per probabile.
Ma non solo.
Secondo il virologo Tom Peacock, una forte possibilità è data da un caso di contaminazione, laddove una serie di casi Omicron sono stati testati con apparecchiature contaminate da un precedente caso Delta.
Anche questa è una ipotesi possibile, da tenere nel calderone fino alla settimana prossima.
Al momento non sappiamo molto di Deltacron. Cosa faccia, se è evolutivamente e inerentemente un “sopravvivente migliore” di Omicron, se abbia sintomi superiori a Delta, e non possiamo neppure escludere in toto la sua provenienza da un caso di contaminazione del campione.
Ogni ipotesi è buona come un’altra. Forse dovremmo imparare a preoccuparci solo quando, effettivamente, è il momento di farlo.
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