Editoriale

Stop all’automatismo sul cognome del padre: dalla Consulta apertura alla parità

Stop all’automatismo sul cognome del padre: questo il resoconto della storica decisione della Consulta.

“Illegittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente il cognome del padre”, ci restituisce l’ufficio Stampa della Consulta con una decisione le cui motivazioni saranno depositate per intero nelle prossime settimane. Diventando quindi oggetto di studio.

Nasce tutto da un’ordinanza di autoremissione: punto nodale di una vicenda che si trascina da anni per una coppia di Lagonegro, da decenni per il popolo Italiano.

Stop all’automatismo sul cognome del padre: dalla Consulta apertura alla parità

La vicenda de quo nasce infatti innanzi al Tribunale di Bolzano, ma come abbiamo visto la storia ha illustri precedenti e tentativi legislativi di sfondare il tabù del cognome paterno “unico”.

Siamo nel 2019, ed una coppia di Bolzano decide di attribuire il cognome della sola madre. Non una questione oziosa: Bolzano è zona di bilinguismo, la madre ha un cognome tedesco e il padre un cognome italiano.

Nella collettività il cognome materno semplicemente sarebbe maggiormente parte del tessuto sociale. Ma nel sistema patriarcale, il cognome è un marchio di appartenza paterno imprescindibile.

Cosa che aveva portato sempre in quegli anni una coppia Lucana di Lagonegro a ricorrere fino in sede di impugnazione per il diritto di dare al loro terzo figlio, nato in costanza di matrimonio, il medesimo cognome materno dei due fratelli nati in precedenza.

Decisione rifiutata, ma che è stata un ulteriore gradino nel processo di evoluzione che abbiamo visto attualmente.

A questo punto, come riporta il Sole 24 Ore, la Corte costituzionale ha deciso sulla propria ordinanza di autoremissione n.18/2021 con la quale, prima di rispondere al Tribunale di Bolzano, aveva considerato pregiudiziale sollevare un interrogativo più generale autointerrogandosi sulla costituzionalità della regola, prevista dal Codice civile, di assegnare al figlio solo il cognome del padre, sempre e non solo nel caso di figli nati fuori dal matrimonio e riconosciuti. Una scelta che non aveva sorpreso perché il relatore dell’ordinanza, era Giuliano Amato, lo stesso giudice che ha firmato la sentenza del 2016 con la quale è stato scalfita la rigidità della regola sull’ attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, dichiarandola incostituzionale «in presenza di una diversa volontà dei genitori»

Cosa comporta questo?

Ogni decisione della Consulta comporta una “necessaria” riorganizzazione dell’universo Giuridico.

È quindi innegabile ora il principio che il cognome del nascituro non è più un bizzarro automatismo, una irragionevole disparità nella filiazione legittima che vede una prevalenza a tavolino del padre.

Padre e madre decideranno di comune e concorde accordo: il cognome di entrambi, o di uno solo, nell’ordine che i genitori e non un evanescente arbitro “in favore del padre” deciderà.

Quel che manca è il come: i diversi provvedimenti legislativi al riguardo fermi in Parlamento dovranno a questo punto necessariamente andare a frutto.

Se come ricorda la consulta le attuali norme sull’adozione del cognome sono state dichiarate illegittime per contrasto con gli articoli 2, 3 e 117, primo comma, della Costituzione, quest’ultimo in relazione agli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, resta ora un buco nero da riempire.

Stop all’automatismo sul cognome del padre, ma ora bisogna rimboccarsi le maniche per sostituire il meccanismo attuale con uno più equo.

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