Notizia Vera

Stalker seriale sul web, condanna e daspo social

A volte abbiamo da darvi delle belle notizie: l’esistenza del daspo social è una di queste.

Il mondo della Rete è spesso percepito come una sorta di odioso Far West senza regole, dove ci si consente ogni malvagità e infamia perché tanto sono solo parole.

Abbiamo anche incontrato con favore iniziative come Odiare ti Costa, e nulla togliendo a questa abbiamo anche auspicato che grazie anche al lavoro di associazioni come i Legal Hacker, si trovasse una soluzione per applicare al Virtuale le regole che già esistono. Ma che nessuno al momento sa traslare all’evanescente.

Esistono, fuori di qui, avvocati, magistrati e giuristi illuminati che studiano le possibilità della rete, e come ad esse si applichi la norma. E, alla fine, ottengono più giustizia e tutela per tutti.

Come è stato fatto dalla Procura di Milano, che si è dimostrata all’altezza delle sfide della modernità

Il caso

Vi abbiamo più volte parlato delle varie forme che prende l’Odio. In questo caso vi parleremo di un uomo che aveva reso le donne oggetto del suo odio. Odio feroce, rabbioso, livoroso e rancoroso.

L’odio tipico di chi è incapace di approcciarsi correttamente col femminile, anzi con la società tutta.

Un individuo indubbiamente censurabile che, fonte Ansa

Con messaggi via internet sfogava “la propria violenza verbale in modo incontenibile” su ragazze, un po’ più giovani di lui, online per poi perseguitarle e minacciarle in modo pesante. Ed è andato avanti così per almeno nove anni, tant’è che nei confronti di un 28enne sono state aperte tre inchieste per stalking: una per cui ha scontato una pena definitiva di 4 anni, un’ altra per la quale un anno fa è stato arrestato ed è in attesa di giudizio, e un’altra ancora per cui dieci giorni fa è stato condannato in primo grado e con rito abbreviato a 2 anni e 8 mesi di reclusione con il riconoscimento della semi infermità mentale. In più la sezione misure di prevenzione del Tribunale gli ha vietato per tre anni di comunicare “sulla rete attraverso i social network”, via WhatsApp e quant’altro.

L’elenco delle sue atrocità non si fermava qui.

Durante una vera e propria campagna di odio durata nove anni il tale ha collezionato tre inchieste per stalking e il rifiuto di ogni possibilità di redenzione.

Dopo che la prima denuncia anni fa era sfociata in una condanna definitiva a quattro anni infatti

come si legge nella sentenza dello scorso 17 dicembre del gup di Milano Guido Salvini, una volta scarcerato, nel maggio 2017, «aveva subito ricominciato» con «le sue attività persecutorie nei confronti delle stesse ragazze e di altre che aveva conosciuto».

E non parliamo di semplici bagatelle. Parliamo di biasimevoli e ripetuti messaggi in cui il tale induceva, con voce alterata, ogni forma di soggezione nelle proprie vittime, offrendo a ragazze terrorizzate scelte di raro sadismo come quella di indicare alle sue vittime di suicidarsi, con dettagliate istruzioni, sotto minaccia che lo stalker compisse su di loro azioni terribili.

Azioni che hanno provocato il tentativo di suicidio di una sua vittima. Vittima che aveva minacciato di sfigurare con l’acido.

Come hanno stabilito gli esperti nominati dai pm e dal giudice «il comportamento ipomaniacale, la difficoltà a controllare la propria rabbia e la tendenza alla persecutorietà (…) trovano il loro veicolo essenzialmente nel mezzo informatico e soprattutto nei messaggi informatici in cui egli sfoga le proprie reazione rabbiose e la propria violenza verbale in modo incontenibile».

Sostanzialmente, un parziale vizio di mente ha aperto all’imputato non già le porte di una nuova condanna, ma un percorso terapeutico da proseguire dietro le mura del Carcere di San Vittore, seguito da un terzo procedimento,

Più un vero e proprio DASPO Social: come mezzo cautelare per impedire al tale la reiterazione delle sue male azioni il processo terapeutico è stato accompagnato dal divieto di accedere ad ogni mezzo di comunicazione elettronico basato su Internet.

Niente WhatsApp, niente email, niente Facebook, niente Twitter, niente account social, niente messaggistica: il DASPO Social è assoluto.

Ed è il giusto e logico strumento per impedire l’Odio Social.

Perché Internet non è “un diritto”, ma un importante strumento con importanti personalità.

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