Spunte blu a profili fake: Twitter ammette l’errore
Spunte blu a profili fake è la notizia del giorno. O meglio, non dovrebbe destare tanta preoccupazione: ogni sistema è costruito intorno alla possibilità di un errore, ogni automatismo richiede un intervento umano.
Abbiamo tre gradi di giudizio proprio nel riconoscimento della fallibilità della natura umana in decisioni serie, figurarsi le spunte blu a profili fake Twitter.
Comunque, questa storia parla anche del rodaggio di un nuovo sistema, e di come niente funzioni sempre come si dovrebbe.
Spunte blu a profili fake: Twitter ammette l’errore
La denuncia è partita da un analista dati che su Twitter gestisce l’account Conspirador Norteno
Meet @aykacmis, @degismece, @anlamislar, @aykacti, @kayitlii, and @donmedim, a sextet of blue-check verified Twitter accounts created on June 16th, 2021. None has yet tweeted and all have roughly 1000 followers (and mostly the *same* followers).
cc: @ZellaQuixote pic.twitter.com/V82Wtu0SNr
— Conspirador Norteño (@conspirator0) July 12, 2021
Che ha trovato sei account, muniti ciascuno di 1000 followers (di cui molti in comune), basati sui tratti che abbiamo riconosciuto in molti fake account usati in casi di phishing e scam online.
Ricordate quando abbiamo beccato Laura Palmer, in diretta da Twin Peaks con la foto di una webdesigner iscritta a Linkedin?
I sei profili avevano in comune l’uso di foto prese da Internet, origini particolarmente recenti, l’assenza di qualsivoglia contenuto e una reciproca rete di scambi
Two of these six accounts (@kayitlii and @aykacti) have photographs of people as their profile pics. Despite the presence of the blue verification checkmark, neither image is likely to depict the account holder as both images appear to be stolen. pic.twitter.com/IQnt9ZRFIZ
— Conspirador Norteño (@conspirator0) July 12, 2021
Scavando in profondità negli altri profili follower, il nostro analista ha trovato una rete di 1200 account basati su foto rubate, generate elettronicamente o foto di animali domestici pronte per una campagna di “Astroturfing”, ovvero per simulare una partecipazione “dal basso” in una discussione di ogni tipo gonfiando artificialmente il gradimento o il dissenso.
Cosa è l’Astroturfing in breve
Per le campagne pubblicitarie (e purtroppo, anche politiche e sociali) l’Astroturfing è una manna. La pratica deve il nome da una nota marca di erba artificiale per prati, e dalla battuta texana, proferita dal senatore Lloyd M. Bentsen “So ben riconoscere l’erba vera dall’erba artificiale”.
Una campagna “grassroots” infatti è quella che noi italiani chiameremmo “dal basso”. Ovvero si raduna un forte consenso intorno ad un’idea, un prodotto o un ideale raccogliendo il visibile consenso degli utenti senza doverlo imporre dall’alto di una campagna promozionale o un politico di successo.
L’Astroturfing nella storia ha fatto grandi passi avanti, dalle “false lettere in redazione” pubblicate da giornali poco scrupolosi raffiguranti immaginari lettori pronti a lodare o criticare determinati contenuti fino ai post su blog e forum di immaginari utenti pronti a lodare un determinato prodotto o un determinato personaggio.
Per arrivare, infine, alle articolate botnet nel Web 2.0.
Un modico investimento comporta così un grande successo: le campagne “dal basso” recano con se un’immagine di purezza e genuina approvazione che una campagna tradizionale spesso non ha. E l’utente inconsapevole che si trova nel mezzo di una campagna Astroturf sentirà comunque il peso del “branco” come se fosse un branco reale.
La risposta di Twitter
Come abbiamo detto però, in questo caso la storia si chiude quando Twitter ammette l’errore: in pochi giorni gli account indicati sono stati tutti sospesi, con revoca della desiderata spunta blu ( qui, qui e qui).
Resta valido il consiglio di diffidare da account sospetti, con contenuti sempre uguali e foto profilo visibilmente artefatte. Anche se muniti di spunta blu.
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