“Spose bambine consegnate ai loro pedofili”, questa la descrizione schietta e concisa che accompagna un’immagine in libera circolazione sui social. Ciò che vediamo, in effetti, è uno scatto che mostra un gruppo di donne con 4 di esse incatenate al centro, nascoste in un burqa, in ciò che sembra un atto di sottomissione. Chi condivide l’immagine non riporta fonti a riguardo.
Dobbiamo ricordare ancora una volta (qui una guida approfondita) che chiunque può usare un’immagine e inventare una descrizione per indignare il pubblico. “Inventare”, sì, perché chi crea questo genere di post non si preoccupa di dimostrare ciò che pubblica in quanto è sicuro di ottenere credibilità facendo leva sulla pancia dei suoi lettori (madri, donne, famiglie, padri). Questo è il tipico modo di operare dei mendicanti del web di cui abbiamo parlato in questo editoriale.
Per risalire all’origine della foto e dunque verificare le informazioni riportate utilizziamo lo strumento “ricerca per immagine” di Google e andiamo a ritroso nel tempo. I primi risultati arrivano da blog indipendenti e profili social che riprendono la stessa descrizione, ma ancora una volta senza fornire prove. In Italia, tra le testate ufficiali, troviamo un riscontro su Avvenire in questo articolo del 2017 che tuttavia non indica la fonte dell’immagine.
Dall’estero arriva qualche risposta. Dai riscontri ci accorgiamo che l’immagine potrebbe essere precedente addirittura al 2014, massimo 2013, ed è sempre circolata in varie versioni. Ci soffermiamo su La Moschea delle Donne, un sito in lingua spagnola con la missione di promuovere l’attivismo femminista tra le donne musulmane. In questo articolo dell’11 maggio 2014 le autrici spiegano che la stessa foto con la descrizione contestata dai nostri lettori è stata pubblicata per la prima volta sul gruppo Facebook Britain First, di stampo nazionalista.
La Moschea delle Donne riporta, piuttosto, che si tratta di uno scatto effettuato durante le celebrazioni dell’Ashura Day in Libano, una ricorrenza festeggiata nel mondo islamico. Tra i fedeli sciiti è consuetudine la rievocazione, da parte delle donne, degli orrori della battaglia di Kerbala quando la nipote del profeta Maometto fu incatenata e portata a Damasco.
A conferma di questa spiegazione il web offre migliaia di foto simili a quella presa in analisi oggi, ecco i risultati.
Parliamo di bufala in quanto questo genere di post è l’ennesimo contenuto decontestualizzato al servizio dell’indignazione, ma che non giova di certo allo spirito critico dei lettori più disattenti che si ritrovano, ancora una volta, a rapportarsi con chi approfitta della loro buona fede.
Siamo abituati ai titoli clickbait da parte di giornali poco reputabili, per questo tende a darci un certo fastidio vedere…
Crea discussioni, soprattutto sui social, una discussione andata in scena su Sportitalia tra Pavan e Palmeri, giornalisti che, per motivi…
Una delle frasi ripetute fino al parossistico belato dai fanboy del regime fascista è il mitologico "quando c'era Lui i…
Ci segnalano i nostri contatti una bufala nata dalla completa ignoranza storica e linguistica: il Papa aprirà la Porta per…
Ci segnalano i nostri contatti un post secondo cui la misteriosa malattia nel Congo è stata creata da Bill Gates…
Una delle narrazioni moderne più note è quella per cui solo due persone al mondo conoscono la ricetta della Coca…