Sossella Lage, Martino Iannini e Magon D’Aloia: cosa hanno in comune questi tre nomi con Beatrice Juvenal?
Ad esempio il fatto di non esistere, ad esempio il fatto di essere creazioni della stessa mano, la (come vedremo, presunta) giornalista indipendente Beatrice Juvenal.
Parliamo di presunta perché i colleghi di Open hanno dedicato un intero dossier alla sua presenza virtuale, scoprendo tratti affini alle figure di Vladimir Bondarenko e Irina Kerimova di cui abbiamo parlato in passato.
Volti in GAN, personaggi inesistenti creati per uno scopo.
Riassumeremo brevemente le figure di Vladimir Bondarenko e Irina Kerimova: volti in computer graphics dai tratti riconoscibili (di cui parleremo) con storie tratte da una commedia alla Sandra Bullock. Lui, un bellissimo ingegnere con l’hobby dell’aviazione. Lei, una dolcissima insegnante di chitarra porta a porta scopertasi pasionaria di Putin con la passione aggiunta del giornalismo. Entrambi, Ucraini pronti a denunciare le malefatte di Zelensky invocando la salvezza dello “zar di Russia”. Entrambi inesistenti con volti visibilmente creati al computer.
Passiamo ora ad esaminare le storie che ci sono state segnalate fin’ora. Magon D’Aloia, giovane Novax punito per aver difeso l’ideologia antivaccinista in un tema a scuola.
Sossella Lage, improbabile donna vittima di alpini vaccinatori che l’avrebbero costretta con la forza a recarsi in un hub.
Martino Iannini, immaginario bambino di due anni e mezzo (casualmente nato all’inizio della pandemia), figlio di genitori vaccinisti denunciati per averlo obbligato all’uso della mascherina.
Storie artefatte, come si nota nell’evoluzione (specialmente della storia di Sossella) sempre più grottesche, degne del “Porfidoverso” dell’ormai chiuso falso giornale “Fatto Quotidaino”, ma in salsa fortemente novax e politicizzata.
Come la storia di Magonda Loya, infermiera ucraina che avrebbe “rubato il lavoro” ad una infermiera italiana novax.
Tutte attribuite a Beatrice Juvenal, “giornalista indipendente” che secondo le rilevazioni dei colleghi di Open non sembra neppure esistere.
Nessuna iscrizione all’albo dei Giornalisti, nessun curriculum. Nessuna menzione prima né dopo.
Un profilo vuoto, che ha come immagine profilo un volto con gli stessi caratteri dei visi di Sossella, Martino e Magonda, tali da far pensare ad una creazione in CG, ed una immagine profilo che in realtà è lo scatto ritagliato (e male) di una foto della premiazione di un Trofeo di Yacht scaricato dal sito World Yachts Trophies, scatto attribuito ad un reporter e fotografo di sesso maschile che ovviamente non può essere la femminile Beatrice.
Ne avevamo parlato ai tempi di Vladimir e Irina: sul sito “This Person doesn’t Exist” è facile trovare una serie di foto di volti sorridenti che non sono mai esistiti. Creazioni perfette in CG.
Su Internet è facilissimo trovare portali dove puoi creare il tuo volto virtuale partendo da pochi elementi.
Inserisci età, etnia, emozione, colore di occhi e capelli, eventuale presenza di occhi a mandorla ed ecco che potrai creare dal nulla una persona virtuale.
Utile per uno spot pubblicitario, magari per una burla tra amici. Ma anche, purtroppo, utile per la propaganda.
Questi volti in GAN, l’algoritmo usato per la loro creazione, hanno tutti gli stessi caratteri riscontrati nelle foto di Magon, Sossella e co.
Lo sfondo è inesistente e sfumato, l’algoritmo sa creare volti quasi perfetti, ma non se la cava bene con gli sfondi.
I capelli spesso innaturalmente lisci o, se mossi, dai ciuffetti sospetti, il GAN ama la regolarità. Per questo, tende a confondersi con la naturale asimmetria del volto: i sorrisi sono sempre uguali, le orecchie tagliate “storte”, i denti sempre distorti
Come noterete dalle foto in cui il presunto Martino risulta essere sdentato, dai capelli stopposi e dalle sopracciglia deformi e Sossella ha gli incisivi di forma strana e le sopracciglia attaccate malissimo.
Volti che non superano la prova della “Uncanny Valley”, che la mente umana percepisce come reali, troppo reali e quindi sospetti.
Volti come quelli della Pasionaria Russa Irina, con due orecchini diversi, e non perché una distratta e sciocchina alla Sandra Bullock nelle commedie romantiche, ma perché l’algoritmo ha letteralmente cucito assieme in un Frankenvolto due orecchie passabilmente simili.
Volti ai quali non sfugge l’avatar della presunta Juvenal.
Personaggio che, ovviamente, scrive e diffonde le sue storie.
Da un profilo che cancella periodicamente i suoi post in una purga autoimposta, che si raffigura con volto anche esso in GAN.
Che quindi non esiste, ma potrebbe benissimo, e possiamo confermare l’analisi dei colleghi, essere il nome di penna di qualcuno che usa i volti in GAN per raccontare una storia.
Esattamente come nel pieno della “Guerra dell’Informazione Russa” fanno il dinamico Duo Vladimir e Irina.
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