Satira

Soloviev richiamato alla leva impazzisce in diretta, ma era solo satira

Soloviev richiamato alla leva impazzisce in diretta sarebbe senz’altro un titolo di effetto. E solitamente, quando un titolone è di effetto, capita sovente sia una bufala, un esperimento sociale o entrambe le cose. In questo caso si tratta solo di uno “sdoppiaggio”, anzi un “risottitolaggio” a scopo satirico.

Soloviev richiamato alla leva impazzisce in diretta, ma era solo satira

Del resto non serve sapere il Russo (cosa che aiuta però per identificare il corretto contenuto) per capire che siamo di fronte ad una completa parodia.

Nel filmato infatti Soloviev racconta di aver accolto gli ufficiali incaricati della naja a colpi di “Lei non sa chi sono io!” mentre una giornalista ospite lo tranquillizza con frasi evidentemente volutamente farsesche e grottesche come “Ma tanto ci sono abbastanza pervertiti e pedofili da mandare come carne da macello al fronte no? Io non voglio morire come carne da macello! Mandate gli studenti d’arte” e il giornalista insiste proponendo di simulare forme di invalidità mentale parlando all’incontrario per essere riformato e rilanciando con la proposta di aggiungere agli artisti e i pervertiti le minoranze etniche.

Tutto questo evidente parodia di una società abbastanza etnocentrica e tradizionalista da ritenere che i terroristi nazigay di Mariupol vogliano minacciare la Russia omosessualizzando la gioventù e da insistere sui valori tradizionali persino nel tragicomico spot per il turismo.

Molto divertente e risibile, sì, ma resta satira.

Soloviev richiamato alla leva impazzisce in diretta, ma era solo satira

In realtà da una trascrizione dell’audio si evince che i giornalisti presenti stanno parlando della coscrizione e di come l’afflato patriottico si scontri con le difficoltà riscontrate nella leva.

The Daily Beast ha offerto una traduzione, della quale evidenzieremo i punti salienti, o quantomeno quelli usati nel video parodico.

L’audio reale

Laddove il video parla di “Mandare gli studenti d’arte a combattere”, l’audio reale riguarda la Simonyan che con rabbia descrive casi di coscritti risultati poi del tutto inabili, se non direttamente inutili alla leva, come studenti, malati, madri di famiglia con figli piccoli e, in un caso particolarmente grottesco, un insegnante di musica anziano e praticamente invalido “selezionato” perché inviso all’ufficiale di leva.

A questo punto la rabbia di Soloviev (ricordiamo, lo stesso che nelle sue trasmissioni aveva ospitato l’appello ai Russi ad aspettarsi di ardere vivi tra le fiamme di un olocausto Nucleare offrendo le loro vite a Putin perché a loro sarebbe spettato il Paradiso negato agli Occidentali) esplode paragonando la situazione a quella descritta nel film “La Corazzata Potëmkin“, ricordando che le segnalazioni di armi inadeguate, cibo scadente (di cui invero ci siamo già occupati in passato) ed equipaggiamento inadeguato potrebbero provocare una ribellione dei coscritti pari a quella che nel 1905 portò ai primi fuochi della Rivoluzione Russa.

Mentre Soloviev di fatto paragona la situazione a quella del milite Vakulinčuk pronto a ribellarsi contro l’esercito dello Zar per essere stato spedito in battaglia con cibo pieno di vermi ed equipaggiamento inefficiente, nuovamente la Simonyan lo interrompe lanciando un appello ai “Compagni Comandanti” perché “Non provochino il popolo”.

Nella parte finale l’appello devolve in una pubblica fustigazione degli “imboscati” e dei ceti abbienti, proponendo ripetutamente che i Russi benestanti condividano le loro “ricchezze” con le famiglie dei coscritti sostenendoli anche economicamente e sanzionando gli ufficiali responsabili di non fornire equipaggiamenti.

L’ultima invettiva spetta alla Simonyan alle donne russe, ribadendo che per lei è vergognoso che le madri aiutino i figli renitenti alla leva e dichiarando che se i suoi figli fossero dell’età giusta sarebbero partiti per il fronte.

Parole di fuoco quindi contro i ricchi, gli ufficiali e gli imboscati ma non per Putin, che anzi viene ripetutamente e pubblicamente lodato e descritto come un “uomo solo al comando” che porta su di sé la responsabilità di tutto.

Toni enfatici, forse non meno stridenti della parodia, e che avrebbero suscitato da soli un freddo brivido nell’ascoltatore.

Ma diversi dalla parodia.

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