Smettetela di condividere la gogna di “Fabio di Roma”: i social uccidono, e lo sapete
Smettetela di condividere la gogna di “Fabio di Roma”: i social uccidono, e lo sapete. Ve lo abbiamo detto, ma voi non lo capite. E non lo capirete finché non finirete nei guai temo. O finché non metterete qualcuno nei guai. O ambo le cose.
Ci venite quindi a chiedere se “Fabio di Roma” è un pericoloso gatticida che fa mangiare cuccioli di gatto ai serpenti. E ci mandate nome, cognome e indirizzo, convinti di averne tutto il diritto, anche piccati se vi rispondiamo di smetterla.
Smettetela di condividere la gogna di “Fabio di Roma”: i social uccidono, e lo sapete
In primo luogo, noi non siamo la polizia né il Giustiziere della Notte, e non lo siete voi.
Compilate le vostre blacklist, diffondetele, spero qualcuno vi quereli per diffamazione aggravata dal mezzo e rifiuti di ritirare la querela fino a farvi fare i vostri bravi tre anni di galera e chiedervi, in sede civile, abbastanza danni da ricostruire una vita che avete distrutto.
Perché siamo tutti bravi a fare il nostro bravo piantuccio quando poi la vittima delle nostre gogne si suicida, tutti bravi a piangere “Eh ma non si può dire niente, cenzurah!” quando giustamente vi arriveranno buste verdi e citazioni.
Partiamo dalle basi:
- Voi non sapete se l’elusivo Fabio è davvero colpevole di qualcosa. “Fidati me lo ha detto uno”. Questo sapete. E questo tale anonimo un giorno potrebbe benissimo dire che siete degli assassini pedofili stupratori terrapiattisti, tanto siete stati cortesi da dargli il vostro nome, cognome e foto solo con l’atto di accettarlo come “amico social” e in caso di screzi potreste finire voi alla gogna;
- Voi non siete le persone delegate a mantenere una “lista di proscrizione”. Lista nella quale potreste finire anche voi per futili motivi.
Tenuto conto di questo, vi esponete non solo al rischio di sbagliare e gognare qualcuno che ha la sola colpa di passare per caso, letteralmente, ma diventa una dimostrazione plastica del famoso proverbio occhio per occhio e tutto il mondo diventerà cieco.
Decenni di social spazzatura, media spazzatura, giustizialismo da operetta e velleità da giacobini mancati ci hanno insegnato che dinanzi alla “grande ingiustizia” bisogna farsi giustizia da sé. I “nomi e cognomi” sempre in piazza, la foto del reo sui social, Jean Valjean che ruba un tozzo di pane, il bambino che si mette in tasca una caramella e il gran farabutto gettati in pasto alla gente perché “si levi dalle piazze un alto alto grido di Honestà”.
Dimenticando che come diceva un noto apocrifo del Cardinale Richelieu, anche a me, se volessi ricambiarvi con la stessa pariglia, basterebbero sei righe scritte dal più onesto di voi per condannarvi tutti alla forca.
Pensateci: praticamente un messaggio medio su Facebook. Quelli con cui avete gognato qualcuno.
Se il nostro servizio ti piace sostienici su PATREON o
con una donazione PAYPAL.