Smettete di condividere l’appello alla ricerca di Giulia: appello che, sostanzialmente, non esiste. Ci è stato segnalato un messaggio ripetuto da diversi account e localizzato in diversi posti, a volte a Pesaro, a volte a Firenze, in una non meglio determinata “località in Italia“. Cosa che è il primo campanello di allarme.
Tutte le varianti censite hanno dei tratti in comune, che rendono improbabile la condivisione.
In tutti i casi parliamo di account esteri iscritti recentemente ai gruppi in cui è pubblicata la notizia, con un testo uguale tranne per la località, l’invito a condividere ma i commenti bloccati.
La cosa più strana è che, ovviamente, la notizia non esiste in alcuna fonte giornalistica e di polizia, ma il link indicato è un clone non funzionante della pagina di un noto albergo di Palermo.
Pagina clone che riporta foto estrapolate dalla pagina originale, i contatti ma una pagina di prenotazione che non porta niente.
Il link di anteprima riporta un nome errato, dove la bambina diventa “Gulia”.
Tutti questi segnali ci portano a confermare l’inesistenza della storia della piccola Giulia, e ci lasciano una serie di dubbi e perplessità sulle modalità di esecuzione della condivisione.
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