Arrivano indicazioni estremamente interessante a proposito di Djokovic e della richiesta di esenzione dal vaccino per gli Australian Open, considerando il fatto che ci sarebbero scadenze non rispettate dal suo staff che farebbero decadere la difesa degli avvocati del tennista serbo. Al di là delle considerazioni fatte in mattinata in merito al giorno in cui il numero uno al mondo ha scoperto di essere positivo, visto che a quanto pare il giorno dopo sarebbe stato presente in occasione di un evento presso il suo centro tennistico, abbiamo un altro dettaglio da considerare.
Come sono andate le cose? Mettendo un attimo da parte i discorsi sulla quarantena, sperando che possano arrivare nel più breve tempo possibile tutti i chiarimenti del caso da Djokovic per quanto avvenuto tra il 16 ed il 17 dicembre, attenzione ad un altro dettaglio. In particolare, come potete notare nella grafica ad inizio articolo, pare che il serbo non abbia rispettato una specifica scadenza, per la quale verrebbero meno tutte le considerazioni fatte negli ultimi giorni.
Il termine massimo per dimostrare l’esenzione dal vaccino in occasione degli Australian Open, infatti, era fissato lo scorso 10 dicembre, mentre la notizia sulla positività di Djokovic è arrivata solo il 16 dicembre. Siccome il tennista ha impostato la propria difesa e le ragioni sulla mancata vaccinazione per la sua recente guarigione, appare ovvio che non potesse dimostrare di aver superato il Covid nel termine prefissato. Elemento sottolineato con forza anche da Sky pochi minuti fa.
Insomma, un altro aspetto che dobbiamo valutare con grande attenzione, alla luce delle aspre polemiche che hanno preso piede in questi giorni tra i sostenitori del serbo, in particolare i NoVax, e coloro che non hanno mai creduto alla reale esenzione dal vaccino che sembrava garantirgli la partecipazione agli Australian Open.
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