Ci sono ulteriori informazioni che occorre condividere oggi 12 marzo, a proposito della storia che ha fatto trapelare purtroppo minacce ed insulti a Mattarella. Questione calda come non mai, perché come vi abbiamo anticipato nella giornata di ieri, le autorità hanno deciso di non lasciar correre. Un po’ come avvenuto poche settimane fa con Liliana Segre. Dunque, confermate le perquisizioni presso le abitazioni di coloro che sono stati inquadrati come autori dei commenti più gravi nei confronti del Capo dello Stato.
La questione, in merito alla questione “causa ed effetto”, è tutto sommato di facile lettura. Secondo le ultime indiscrezioni raccolte, infatti, le perquisizioni avrebbero confermato l’autenticità delle minacce e degli insulti a Mattarella da parte dei soggetti indagati. In attesa di certezze sotto questo punto di vista, occorre specificare cosa stiano rischiando queste persone, in quanto la vicenda non verrà archiviata con una sorta di ramanzina. Qui, infatti, siamo decisamente nel Penale, come riportato da Periodico Daily.
Per per gli insulti a Mattarella, infatti, finiamo dritti al reato, trattandosi di Vilipendio del Capo dello Stato. Sostanzialmente, l’Articolo 278 del codice penale stabilisce in modo molto chiaro che chiunque dovesse offendere l’onore o il prestigio del Presidente della Repubblica, sarà punito con la reclusione da uno a cinque anni. Dunque, la situazione si mette male dal punto di vista legale per gli indagati.
Da quello che ci risulta, le perquisizioni scattate subito dopo le minacce e gli insulti a Mattarella, hanno consentito alle Forze dell’Ordine di risalire a persone residenti in svariate regioni. Tra queste, abbiamo Lazio (dove si concentra buona parte degli indagati), fino ad arrivare, Puglia, Piemonte e Liguria. Conferme anche sui loro profili social, dai quali emergono idee negazioniste, no vax, fino ad arrivare a simpatizzanti di Forza Nuova.
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