Disinformazione

Silvia Sardone: “Secondo Greta Thunberg il clima cambia per il razzismo”

Un post pubblicato da Silvia Sardone su Facebook il 7 dicembre mostra una citazione attribuita all’attivista di Fridays For Future Greta Thunberg. Si tratta di una semplificazione di un discorso più ampio, ripresa con la stessa strategia da Il Giornale in un articolo pubblicato il 4 dicembre.

L’ultima sparata di Greta è veramente senza senso… «La crisi climatica non riguarda solo l’ambiente naturale. È una crisi di diritti umani, di giustizia e di volontà politica. I sistemi di oppressione colonialista, razzista e patriarcale l’hanno creata e alimentata». NO COMMENT

Dalla didascalia che accompagna l’immagine, in effetti, già si percepisce che il post pubblicato da Silvia Sardone semplifichi drasticamente il messaggio di Greta Thunberg. Il Giornale, non senza livore, scrive che tali affermazioni sono comparse in un articolo pubblicato dalla stessa Thunberg e co-firmato da Luisa Neubauer e Angela Valenzuela su Project Syndicate il 29 novembre 2019.

L’articolo di Project Syndicate, innanzitutto fa notare che sebbene alcuni governi abbiano riconosciuto l’emergenza climatica, nel mondo si fa ancora troppo poco. Le proteste mosse dal movimento Fridays For Future sono rafforzate da studi scientifici che cercano di dimostrare l’emergenza, ma ancora non si vedono i risultati. In una frase, le tre attiviste spiegano il motivo del loro perseverare:

The science is crying out for urgent action, and still our leaders dare to ignore it. So we continue to fight.

La scienza fa appello per un’azione immediata e i nostri capi osano ancora ignorare. Dunque noi continuiamo a combattere.

Alcune righe più avanti arriva l’oggetto della polemica di Silvia Sardone e del Giornale (“Così Greta Thunberg […] cala le carte e ricicla gli slogan tipici della sinistra liberal politicamente corretta. Ed ecco che colonialismo e razzismo vengono tirati in ballo un po’ a casaccio tra le cause scatenanti dei cambiamenti climatici, chissà su quali basi scientifiche).

Dal Project Syndicate leggiamo:

Nei prossimi due venerdì saremo di nuovo in piazza: in tutto il mondo il 29 novembre, e a Madrid, Santiago e in molti altri luoghi il 6 dicembre durante la conferenza sul clima delle Nazioni Unite. Studenti, giovani e adulti di tutto il mondo staranno insieme, chiedendo ai nostri leader di agire non perché lo vogliamo noi, ma perché la scienza lo richiede.

Tale azione deve essere potente e di ampio respiro. Dopotutto, la crisi climatica non riguarda solo l’ambiente. È una crisi di diritti umani, di giustizia e di volontà politica. I sistemi di oppressione coloniale, razzista e patriarcale l’hanno creata e alimentata. Dobbiamo smantellare tutto. I nostri leader politici non possono più sottrarsi alle loro responsabilità.

Una prima riflessione sulle conseguenze climatiche della globalizzazione si trova a pagina 33 di questo documento, e più in generale non si può parlare di colonialismo senza parlare di razzismoAlfred Crosby, docente emerito di Storia, Geografia e Studi Americani dell’Università del Texas scomparso nel 2018, dedicò alla “storia ambientale” l’intero suo percorso di ricerca e in più occasioni era intervenuto tra le colonne del Washington Post per ricordare gli effetti del colonialismo sull’ambiente. Era oltremodo ricorrente, infatti:

Boschi, suoli ricchi di minerali e territori popolati dagli animali furono intensamente sfruttati per le esigenze commerciali delle madrepatrie, che si arricchirono a discapito delle colonie.

La ricerca di legname pregiato contribuì a disboscare, a ritmi sostenuti, enormi superfici boschive, così come la ricerca di nuovi territori da colonizzare e civilizzare.

L’impoverimento del suolo fu dovuto anche alla presenza di minerali e metalli preziosi, che rappresentarono risorse ambite per i traffici commerciali. Anche l’agricoltura si legò allo sfruttamento minerario, poiché il consistente aumento della produzione stimolò l’importazione di fertilizzanti a basso costo.

Come riporta anche Lifegate, da quando il Nobel per la chimica Svante Arrhenius a inizio ‘900 illustrò che l’anidride carbonica influisce sui cambiamenti climatici il problema del riscaldamento globale divenne noto a tutti, e tutti oggi sappiamo quanto il colonialismo fosse mosso principalmente da un desiderio di espansione economica e di affermazione degli Stati più potenti su nuovi territori.

Come ricorda Laterza, colonialismo e razzismo sono ben coniugati (oltre ai tantissimi esempi) nel romanzo di Joseph Conrad Cuore di Tenebra.

In poche parole, semplificare con “Il clima cambia per il razzismo” un discorso più ampio e documentato di Greta Thunberg e le altre attiviste Neubauer e Valenzuela significa fare disinformazione e creare un lettore distratto: in realtà le tre attiviste intendono parlare delle conseguenze climatiche del colonialismo europeo e mondiale, che la storia dell’uomo ci riporta come costellati di razzismo e sfruttamento continuo delle risorse dei paesi colonizzati.

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