L’ultima trovata che arriva dall’estero per mettere in discussione la vittoria di Marcell Jacobs si concentra sul cosiddetto doping tecnologico. Tutto ruota attorno alle scarpe indossate dall’atleta azzurro in occasione della finale dei 100 metri alle Olimpiadi di Tokyo, che ha consegnato a lui e al nostro Paese uno storico oro. Dunque, dopo aver chiarito una serie di concetti su suo padre e sulle origini del ragazzo, come abbiamo riportato con un altro articolo nella giornata di domenica, bisogna affrontare un’altra questione.
Nel dettaglio, come riporta Libero, tutto ruota attorno al modello di calzature scelto da Marcell Jacobs. Stiamo parlando delle Nike MaxFly, finite nell’occhio del ciclone perché avrebbero agevolato non poco la sua cavalcata in quei 10 secondi scarsi che hanno sancito il suo trionfo. A detta di Paolo Camossi, suo allenatore, le scarpe in questione consentono di ottenere un piccolo vantaggio alla distanza, pur penalizzando l’atleta alla partenza.
Al di là di queste considerazioni, bisogna evidenziare che le scarpe indossate da Marcell Jacobs siano state approvate dalla federazione internazionale lo scorso 7 maggio. Motivo per il quale decade da subito qualsiasi tipo di accusa relativa al presunto doping tecnologico per il nostro atleta, con alcune prese di posizione davvero senza senso arrivate di recente da Stati Uniti e Gran Bretagna. Eppure, a qualcuno ancora non basta secondo quanto raccolto oggi 4 agosto.
L’altro dettaglio da prendere in considerazione sulle accuse di doping tecnologico per Marcell Jacobs, poi, si riferisce al fatto che altri due atleti impegnati in finale abbiano utilizzato le stesse scarpe dell’azzurro. Stiamo parlando, più in particolare, dell’americano Kerley, che è arrivato secondo, fino ad arrivare al cinese Su Bingtian. E allora è lecito di cosa si stia parlando.
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