Ci segnalano i nostri contatti il ritorno della condivisione sul mangiare i cibi scaduti. Certo, evitare gli sprechi alimentari è sempre un obiettivo lodevole, specialmente in tempi in cui evitare lo spreco aiuta non solo il portafoglio ma l’ambiente.
Ci sono molte condivisioni e infografiche online, ma bene sarebbe valutare il caso specifico, ovvero il prodotto nel proprio frigo, con attenzione.
Va preliminarmente distinto tra la data di scadenza e la data di consumo preferibile.
C’è una premessa essenziale: tutte le indicazioni che leggerete sulle confezioni valgono per una corretta conservazione.
Un prodotto correttamente conservato, con confezione integra dove ciò è raccomandato potrà essere consumato secondo le indicazioni.
Un imballo danneggiato o deteriorato e/o conservazione scorretta provocheranno un deteriorarsi dell’alimento più rapido rispetto alle indicazioni.
Pensate a della frutta abbandonata in una macchina surriscaldata, un bricco di latte o una lattina sottovuoto aperti o una busta di biscotti lasciata aperta ed esposta all’aria per giorni.
Rispettare le indicazioni di conservazione è essenziale perché i dati valgano.
Ciò posto, possiamo valutare le differenze tra data di scadenza e consumo preferenziale.
La data di scadenza, secondo le normative comunitarie, è qualcosa che si applica a prodotti rapidamente deteriorabili. Dal punto di vista microbiologico, un simile prodotto non andrebbe consumato senza rischi per la salute, specialmente se conservato in modo incorretto.
È quindi, per un prodotto che riporta la dicitura “da consumarsi entro/obbligatoriamente entro” responsabile e necessario rispettare la data di scadenza e conservarlo in modo acconcio nel proprio frigorifero o dispensa.
Diverso è il discorso per i cibi da “consumarsi preferibilmente entro”.
Sia pur restando che la conservazione alimentare è necessaria in ogni caso, e tutte le indicazioni sulle scatole postulano aver conservato gli alimenti stessi con cura, parliamo di un “termine di garanzia”.
Entro quella data si garantisce che l’alimento, se correttamente conservato preserverà intatte tutte le sue caratteristiche di sapidità, valori nutrizionali fragranza e consistenza.
Dopo? Potrebbe perderne qualcuna, potrebbe anche restare perfettamente consumabile.
Il che non significa affidarsi comunque alla sola scaletta su Internet: annusare, osservare, provare sono ancora le parole chiave.
Assaggiare un pezzettino e non di più, saggiare la consistenza premendo con le dita, annusare. Tutte cose che le nostre massaie sapevano fare e converrà imparare a fare.
La Fondazione Veronesi ha un elenco ragionato di quelle date, cui vi invitiamo a fare riferimento, diviso per alimento. Elenco che ricorderà ad esempio come lo Yogurt, correttamente conservato ha una ulteriore tempistica di sette giorni (tipo The Ring) per il consumo, e per i formaggi a pasta dura converrà valutare, eventualmente rimuovendo le muffe sulla crosta.
Controintuitivo ma logico a ripensarci è il fatto che i salumi non ammettono “sgarri”, mentre un panettone ad una decina di giorni dalla data di scadenza forse sarà asciutto e stantio, ma (sempre controllando prima) commestibile.
Insomma, il frigo è un vostro amico, ma anche i vostri sensi lo sono.
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