Sì, la nostra Costituzione è antifascista: altre domande? In seguito ad alcune dichiarazioni politiche che, francamente, lasciano il tempo che trovano, ci vediamo costretti a rispiegare l’ovvio.
Non importa chi lo dica, non importa quando lo dica, non importa perché lo dica, la Costituzione è antifascista. Forse non conterrà la parola espressa “antifascismo”, ma contiene un divieto espresso di ricostituzione del disciolto partito fascista (e non saprei trovare maggiore definizione di “anti”), ma è integralmente costruita e nata dalle ceneri del fascismo.
L’intento dei Padri Costituenti era non solo mettersi alle spalle il fascismo, ma rendere impossibile ritornarvi se non distruggendo alle radici le fondamenta che avevano creato.
Come osservò il giurista e padre della Costituzione Calamandrei, ogni articolo della prima parte rovescia come un guanto la concezione fascista dello Stato.
Incidentalmente ponendosi come argine ad ogni deriva totalitaria, diventando e rivelandosi quindi straordinariamente moderna anche quando il turpe viso della dittatura, del totalitarismo e del colonialismo predatorio rialza la testa dalle parti del Cremlino, ma tanto più forte perché l’Italia usciva da un incubo nel quale non voleva tornare.
Laddove Mussolini e i Sovranismi Totalitaristi fondano l’orgoglio della nazione su un mitico passato e sui ruderi di civiltà spesso preesistenti, la Costituzione fonda la Repubblica sul lavoro dei cittadini. Sulle azioni dei giovani che vivono e respirano ora in Italia, distinti da antiche civiltà, luoghi e popolazioni che sia pur lasciandoci importanti lasciti, non sono qui e avrebbero da ridire probabilmente nel diventare giustificazione per qualcosa che non avrebbero preveduto.
Laddove il Fascismo ci portò l’infamia delle Leggi Razziali, la Costituzione ribadisce più volte che tutti i cittadini sono eguali dinanzi alla legge. Se Mussolini invocava “una chiara, severa coscienza razziale che stabilisca non soltanto delle differenze ma delle superiorità nettissime”, i costituenti ribatterono che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di razza” (art 3).
Laddove il Fascismo limitò con vari mezzi l’accesso della donna al mondo del lavoro, ad esempio dimezzandone lo stipendio e con politiche di natalità basate sul ruolo della donna “angelo del focolare” destinata allo scopo prevalente di dare figli alla patria, i Costituenti risposero che “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore”
Laddove Mussolini invocava la guerra come rapace colonialismo, la ricerca del “posto al sole” e l’inseguire passate glorie (anche qui, la storia si ripete col Putinismo militante…), laddove egli giustificava la guerra con le parole “La storia ci dice che la guerra è il fenomeno che accompagna lo sviluppo dell’umanità. Forse è il destino tragico che pesa su l’uomo. La guerra sta all’uomo, come la maternità alla donna” i Costituenti decisero di “Ripudiare la guerra come mezzo di offesa”. Attenzione, non con la petizione “da reginetta di bellezza” per cui le guerre si possono far sparire per magia, ma il concetto che si possa combattere per difendere gli oppressi, mai per opprimere qualcuno e cercare ricchezza.
Cifra questa tipica dei totalitarismi più rapaci tra cui il fascismo.
Lo stesso concetto di bilanciamento dei poteri, persino il riconoscimento delle autonomie locali contrastano il Fascismo. Il Fascismo si basava sull’accentramento del potere, sull’Uomo Solo al Comando. La Costituzione separa e rende indipendenti i poteri Legislativo, Esecutivo e Giudiziario. Riconosce l’autonomia degli enti locali, supera il Corporativismo che schiacciava la dialettica tra lavoro.
Non a caso la Carta Costituzionale “tutela le minoranze linguistiche” e “Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome”: il Fascismo aveva imposto la lingua unica Italiana e si spingeva a proibire e italianizzare nomi di città, cose e persino patronimici.
Laddove il Fascismo era l’invito a “passare sul corpo più o meno decomposto della Dea Libertà“, la Costituzione ribadisce le libertà fondamentali. Libertà di insegnamento, di culto, di stampa e parola.
Per finire questo elenco, lungo ma vi assicuriamo non esaustivo, col divieto espresso di ricostituzione del disciolto partito fascista, unica deroga espressa alle citate libertà
«È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all’articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dalla entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.»
E il fatto di essere l’unica deroga cementa in modo indelebile e evidente la natura antifascista della Costituzione.
Non solo la Costituzione ha di fatto bandito il fascismo, ma ha reso la Nazione odierna uno “specchio negativo” del Fascismo che inverte tutti i precetti del totalitarismo nel suo opposto polare, cancellandone completamente ogni fondamento fino ad obliterarlo e renderne impossibile il ritorno.
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